Cominciano ad apparire agli investigatori le prime possibili piste per individuare l’assassino di Francesco Mercanti, conosciuto come "il monsignore", trovato morto mercoledì nella sua casa romana di via Rimini. L’uomo era stato ucciso due o tre giorni prima, secondo i primi accertamenti effettuati dal medico legale dottor Giulio Sacchetti, che oggi effettuerà l’autopsia: l’esame dovrebbe anche chiarire se, come sembra probabile, il Mercanti sia stato lasciato moribondo ma ancora in vita, e sia morto solo dopo una lenta agonia.
Le piste individuate dagli investigatori Luigi Carnevale e Giovanna Petrocca, insieme con il pm Delia Cardia, parlano di un cinquantenne italiano e di un ragazzo rumeno; col primo il Mercanti aveva convissuto per alcuni anni in un appartamento dell’Esquilino fino a qualche settimana fa quando, in seguito alla fine della relazione, la vittima si era trasferita in via Rimini. Anche con il rumeno il Mercanti avrebbe intrattenuto una relazione stabile, ospitandolo anche per alcune settimane, fino a quando, qualche giorno fa, lo aveva sorpreso mentre rubava in casa sua. Amareggiato e deluso, il Mercanti avrebbe cacciato da casa il rumeno, che potrebbe essersi introdotto nell’appartamento domenica per vendicarsi e portare a termine il furto interrotto. Dalla casa di Mercanti, infatti, mancherebbero numerosi gioielli, alcuni recentemente ereditati dalla madre morta, e principalmente molti anelli di cui "il monsignore" amava fregiarsi. Persino Massimo Consoli lo aveva citato nel suo libro "Per non morire d’amore": «Il Monsignore alla stazione Termini va a battere con otto anelli d’oro…finto. I marchettari, che non lo sanno, ogni tanto lo riempiono di botte e glieli rubano», aveva scritto il padre del movimento omosessuale romano.
L’abitudine di sfoggiare gioielli vistosi era costata cara più di una volta al "monsignore": già un anno fa aveva rischiato di essere ucciso da un gruppo di ragazzi che, dopo essersi fatti aprire la porta di casa con la scusa di dover consegnare un telegramma, lo avevano colpito alla testa con una spranga, e avevano cominciato a rovistare nei cassetti per trovare i preziosi gioielli. Solo l’intervento di alcuni vicini che, sentendo rumori e richieste d’aiuto, avevano chiamato il 113, salvò la vita all’uomo.
Francesco Mercanti era noto a tutti come un uomo buono, che ospitava spesso ragazzi privi di mezzi, affidando loro persino le chiavi di casa. Per questo gli investigatori non escludono che il Mercanti, rincasando domenica, abbia trovato nel suo appartamento il suo carnefice, introdottosi senza scasso, intento a compiere un furto.