Due settimane fa Leinì, piccolo comune in provincia di Torino, era stato al centro dell’attenzione mediatica a seguito della proposta di un regolamento virtuoso per il contrasto all’omobitransfobia avanzata da una delle sue consigliere comunali.
Nonostante l’esito non sia stato quello sperato, questa vicenda potrebbe dimostrare che comuni ed enti locali hanno a disposizione gli strumenti e le competenze necessarie per tamponare il vuoto normativo. In attesa che il legislatore approvi una legge contro l’odio omobitransfobico.
Il caso di Leinì e la proposta di un regolamento locale contro l’omobitransfobia
Gabriella Leone, consigliera di minoranza del Comune di Leinì, aveva presentato all’inizio di Aprile 2023 una mozione al Consiglio Comunale, che proponeva di infliggere sanzioni pecuniarie a coloro che discriminano la comunità LGBT+. Un’iniziativa simile si era fatta strada l’anno scorso grazie alle iniziative del Partito Gay, con la multa di 500 euro per chi insulti o discrimini le persone LGBTQIA+.
La mozione di Leinì si basava su una risoluzione del Parlamento europeo del gennaio 2006, quando l’Unione Europea invitò gli Stati membri a combattere contro l’omofobia e la discriminazione basata sull’orientamento sessuale.
La mozione di Leinì prevedeva l’istituzione di un regolamento locale che avrebbe monitorato e agito sulla diffusione di idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, nonché la promozione di atti discriminatori e violenti per motivi di genere, sesso, orientamento sessuale, identità di genere, disabilità, religione o etnia.
Prevista anche l’istituzione di una Giornata contro l’Omobitransfobia (17 Maggio), oltre all’introduzione di una sanzione simbolica di 500 euro. I fondi raccolti sarebbero stati utilizzati per costituire un fondo di prevenzione contro l’omobitransfobia da inserire nel bilancio del Comune.
Tuttavia, la notizia degli ultimi giorni è che la proposta è stata respinta in toto, per presunte problematiche di natura tecnica. Problematiche che però, stando a quanto spiegato dalla stessa Consigliera Leone, non sussistono:
“In realtà il consigliere comunale del mio gruppo è ex vice questore di polizia, ed ha spiegato molto bene che non sono i vigili o la polizia municipale a valutare l’entità di un reato, ma si limitano a rilevare e trasmettere all’autorità giudiziaria l’offesa, l’incitamento ad atti violenti e all’intolleranza di tutti i tipi che vanno in qualche modo sanzionati. L’idea di una sanzione pecuniaria è più che altro simbolica, perché il comune agisce solo da tramite per monitorare con più attenzione e segnalare questi reati. Alcuni comuni hanno già attuato un regolamento del genere, infatti ci siamo ispirati a loro. Il problema è che non c’è la volontà politica di attuare un regolamento del genere, ma la possibilità di farlo esiste. La nostra mozione si riferisce infatti, nelle premesse, ai regolamenti sull’incitamento all’odio generale, anche se in Italia non esiste un reato specifico di incitamento all’odio omobitransfobico. Se ci fosse stato il DDL Zan sarebbe stato più semplice”.
Inoltre, anziché dimostrare apertura nei confronti della proposta, tenendo in considerazione almeno alcune delle sue parti, la giunta ha deciso di respingere completamente anche l’dea di istituire una giornata di sensibilizzazione il 17 maggio in occasione della Giornata Mondiale contro l’Omobitransfobia, una misura importante per contrastare questi fenomeni.
“La cosa più fastidiosa è quando si gioca a fare Ponzio Pilato, i discorsi del tipo ‘sì, siamo d’accordo ma…’. Perché non si è nemmeno provato a fare un emendamento. Abbiamo sicuramente intenzione di riformulare e riproporre la mozione in maniera tale da trovare un punto di incontro. Naturalmente non sarà un comune, né dieci a cambiare le sorti della questione – visto anche il governo attuale – però sono dei segnali che arrivano, che possono far vedere che le comunità locali sono più avanti rispetto a chi ci governa”.
Ciò che è certo, è che – insieme al proprio gruppo – Leone ha intenzione di organizzare comunque eventi educativi e di sensibilizzazione a livello locale in previsione del 17 maggio.
Due precedenti importanti
Per verificare come il rigetto della mozione presentata al Comune di Leinì sia quindi di natura più politica che tecnica, abbiamo parlato con Davide Inzaghi, Sindaco di Brovello-Carpugnino.
In questo piccolo comune di 769 abitanti nella provincia del Verbano-Cusio-Ossola, una mozione simile è stata presentata ed approvata senza alcun problema già ad agosto dell’anno scorso:
“Abbiamo scelto di dare voce ad alcune associazioni che ci hanno chiesto espressamente di agire in materia di sensibilizzazione. Il Comune può emettere sanzioni, l’importante è che non vadano in contrasto con i regolamenti nazionali. Possiamo andare più nello specifico, sicuramente”
Il provvedimento adottato dal Comune di Brovello rappresenta il secondo caso solo nella provincia del VCO (Verbania-Cusio-Ossola). In precedenza, nel mese di luglio 2021, il Consiglio comunale di Madonna del Sasso, situato sul lago d’Orta, ha votato una delibera analoga.
Purtroppo però non basta avere la possibilità di agire, ma è necessario dimostrare la volontà di farlo per creare un impatto significativo. Solo attraverso un impegno concreto e costante, infatti, sarà possibile ridurre l’incidenza di questo fenomeno e costruire una società più inclusiva e rispettosa delle diversità.
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