Nel 1939 quarantacinque uomini omosessuali, tra Catania e provincia, vennero arrestati dalle forze dell’ordine e spediti presso l’isola di San Domino, nelle Tremiti.
“La piaga della pederastia in questo Capoluogo tende ad aggravarsi e generalizzarsi […]; vari caffè, sale da ballo, ritrovi balneari e di montagna, secondo le epoche, accolgono molti di tali ammalati […]; giovani di tutte le classi sociali ricercano pubblicamente la loro compagnia e preferiscono i loro amori snervandosi e abbrutendosi […]; tale grave aberrazione sessuale che offende la morale e che è esiziale alla sanità e al miglioramento della razza”, così il Questore della città, Alfonso Molina, introduceva gli arrusi, come li chiamavano in città.
L’arruso era quello che ricopriva il ruolo di ‘passivo’ che a differenza degli attivi considerati ‘veri maschi’, umiliava il paese con una deviazione “innaturale e abnorme” e comprometteva la virilità del maschio fascista.
Quella degli arrusi è una realtà che a scuola non ci hanno mai raccontato, rischiando di cadere ancora una volta nel dimenticatoio. Sarebbe stato così anche per Luana Rigolli, fotografa di Piacenza residente a Roma, fin quando nel Febbraio 2019 non si è imbattuta in La città e l’isola, rivoluzionario libro di Gianfranco Goretti e Tommaso Giartosio, essenziale per portare luce sulla storia degli omosessuali al confine e recuperare quel grande taciuto pezzo mancante.
Il testo ha coltivato i semi per dare vita a L’Isola degli Arrusi, libro fotografico autoprodotto in 400 copie, che in 144 pagine ricostruisce il viaggio dei 45 arrusi di San Domino, fornendo vera e propria reliquia storica tra schede biografiche, verbali, visite mediche, lettere ai parenti, e suppliche di grazia che ha richiesto a Rigolli un lavoro di ricerca intenso e meticoloso presso l’Archivio Centrale di Stato a Roma: “Consultando questi documenti è un po’ come se li avessi conosciuti” racconta a Gay.it.
Il progetto si divide tra una prima parte, dove Rigolli ripercorrere i luoghi dove gli arrusi si vedevano abitualmente a Catania – dalla zona del porto, nei pressi degli Archi della Marina alle piste da ballo di Piazza Sant’Antonio – fino ad una seconda parte dedicata ai luoghi del confino, accompagnati dai volti dei 45 arrusi, di cui la fotografa ha ricercato personalmente le cartelle biografiche con i veri nomi (assenti nel testo di Goretti e Giartosio).
Se le foto a Catania ricreano l’atmosfera notturna degli incontri clandestini, le foto presso San Domino sono tutte diurne: perché al confino gli arrusi potevano essere sé stessi alla luce del giorno, liberare quel ‘turpe vizio’ lontani da sguardi indiscreti e ricreando un primo ancestrale senso di comunità.
Fino al 7 Giugno 1940, quando con l’inizio della guerra le strutture dell’Isola serviranno per relegare gli oppositori politici e verranno riportati nelle loro case, relegati nel silenzio di una società che li avrebbe voluti per sempre invisibili.
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.