Non ho ancora capito quale sia la canzone giusta per Sanremo
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Nell’esibizione della prima serata, a differenza delle prove generali, Mahmood ha avuto qualche incertezza vocale. Ma la performance ha bucato, ammaliato e sedotto: Tuta gold è nella cinquina della Sala Stampa, e sta girando tra i brani più streammati di queste prime ore di pubblicazione (verso i due milioni di streams dopo 18 ore). Mahmood si sta lentamente pasteggiando il Festival.
Qui a Sanremo, nella zona ovest appena dopo il Casino (Villa Noseda), c’è un letto-truck (neologismo mahmoodiano). Si tratta di un camion rimorchio con una fiancata in vetro trasparente che crea un effetto acquario, nel quale è stata impiantata un’immensa camera da letto con un materasso (questa volta senza scritte) che pare non avere confini. Il terzo album della sua carriera, Nei letti degli altri, uscirà il 16 Febbraio e Alessandro zompetta tra i cuscini con le persone del suo staff e qualche amico. Ieri l’ha raggiunto qui a Sanremo Attilio Cusani, fotografo e regista, già autore del clamoroso video di Brividi e di altri videoclip dell’artista milanese. Tra i due c’è una lunga e reciproca fiducia artistica. A Cusani Mahmood ha affidato il video di Tuta gold.
In un non-luogo di periferia si aggrovigliano ragazzotti dal fare minaccioso, mucche, camion, scorci di cielo plumbeo e poi tute, boots, collane, catene. Potrebbe essere Gratosoglio, o Scampia, o Budapest, o una banlieue parigina, o il Queens (la location in cui è stato girato il video è il quartiere Melara di Trieste). Il regista muove i flussi di camera intorno ad Alessandro e alla sua gang (alla stedicam Mirco Passero). Il video è godurioso per le variazioni in sintonia tra i bpm del brano e i movimenti di camera. Ha ragione Alessandro, che in conferenza si prodigherà in mille complimenti per Cusani.
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Mahmood conferenza stampa Sanremo 2024 -Martedì 7 Febbraio
Parla Mahmood.
Questo Sanremo è per me l’opportunità di portare il lavoro degli ultimi due anni e mezzo che ho finalmente finalizzato nel nuovo album Nel letto degli altri. L’emozione c’è sempre, ieri sera pensavo di arrivare sul palco meno stressato e invece poco prima di entrare in scena mi è venuta un’ansia bestia, con tutte quelle palline di carta che c’erano sul palco (per la gag di Mengoni ndr). Un tizio nel backstage mi aveva garantito che le avrebbero tolte e invece poi erano ancora lì (Mahmood si è prodigato a spazzare via il palco con Mengoni ed Amadeus ammanettati, sull’episodio girano meme a pioggia, ndr).
Ogni volta Sanremo è una specie di punto di partenza e lo è anche Tuta gold. Ho iniziato a scriverla una notte a due ore di macchina da Berlino. Eravamo ad un rave, erano le due del mattino ed ero fuori da una tenda, quando mi sono partiti dei ricordi. Mi piace partire da un momento presente e poi usarlo per scavare nelle cose che mi sono successe nel passato.
E proprio questo è Tuta gold: un ricordo recente che va a ripescare fasi della mia vita, una relazione passata che avevo a Milano nord, sui tetti dei palazzi. Ecco, la tuta gold è una metafora di un’armatura che ho costruito nel tempo, dopo tanti episodi che ho subito alle medie e soprattutto al liceo.
Ho iniziato a concepire l’album quando ho cambiato il primo appartamento in affitto a Milano (quello dell’incendio ndr). Penso che dovremmo parlare anziché immaginarci nel letto degli altri per dimenticarci (una frase che Mahmood pronuncia così in conferenza e che riporto volentieri interamente nella sua sospensione ndr).
Il letto è un luogo a cui sono affezionato, è dove torniamo ogni sera, pensiamo a noi stessi, portiamo le persone a cui teniamo di più, è il posto dove tradiamo e siamo traditi.
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Sono maturato a livello emotivo. Anche con le persone nuove che conosco. Per esempio girando l’Europa, una volta non riuscivo ad essere così empatico, ora mi sento diverso e Nel letto degli altri è sicuramente il mio disco più empatico. Rappresenta il mio io a 31 anni (sorride fiero ndr).
Sono orgoglioso del video, diretto da Attilio Cusani. Lui è bravissimo, ha la magia di riuscire a far diventare vere delle storie che magari mi girano in testa. Nel video ci sono questi ragazzi di periferia e il loro scopo è liberare queste mucche. Volevo inserire una rottura, qualcosa che sporcasse il linguaggio urban che non è totalmente mio, come non è totalmente mio il mondo del rap e neanche quello del pop (eterna transizione ndr).
Il fatto è che io voglio ricucirmi il mondo che mi piace.
Per esempio un verso del brano me l’ha suggerito mia cugina, eravamo ad Orosei la scorsa estate e mi ero inceppato sulla scrittura di una strofa e mia cugina ha buttato là un’idea, ed era perfetta!
Ho scritto 5 ritornelli, erano uno più brutto dell’altro, e poi alla fine l’ho chiuso a Milano e insieme a Katoo c’era anche Ettorre che ci ha aiutati. Madfingerz invece ci ha dato una mano ad aggiustare il bridge, lui è un bravissimo producer super fresh.
Sono sempre pieno di dubbi, ma va bene finché racconto di me. Dubbi o non dubbi, se racconto quel che succede a me, sono a posto. Ora ho anche imparato a gestire meglio il panico. Una volta potevo magari scaricare la paura sulle persone che avevo intorno, ora sono io quello che riesce a gestire il panico. Per esempio qui a Sanremo, con tutto il team: ecco mi sento un po’ mamma del mio team.
Parla anche del suo tour, spiega che sarà diverso. Poi esce via dalla sala stampa senza fretta, nella sua pelliccia bianca e nera. Regala baci e foto a tutti.
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