Non mi chiamavano ricchion* da quando frequentavo le scuole superiori, e oggi, a 33 anni, è successo proprio per mano di ragazzi di quell’età.
È così che Pierpaolo Mandetta, scrittore e blogger originario di Paestum, ha cominciato il suo racconto in un post su Facebook.
Stasera stavo lavorando con un amico ed è passato di fronte al casale un branco di sei ragazzi sui motorini. Passano sempre, ogni pomeriggio, con due cani sciolti ma in genere sono un paio di loro che arrivano fin lì. Stavolta c’era tutta la comitiva. Pensando che io fossi in casa e quindi di non essere visti, uno di loro ha urlato “ricchion*”.
Una scena che Pierpaolo ha vissuto più volte negli anni, ma questa volta l’impatto è stato diverso.
Si sono accorti che invece ero nel parco e che li avevo riconosciuti, così hanno accelerato e sono usciti dalla campagna. Non li conosco, non posso sapere se le loro famiglie sono di brave persone che non immaginano di avere figli di m***a o se siano delle *m***e anche i genitori. Ma una cosa la so: credevo che non facesse più male. Di averla superata. Di essere un uomo che ha trasformato quei ricordi in cicatrici e che capisce che là fuori ci sono persone crudeli, bisogna solo resistere. Invece non è così.
Un racconto intimo e per certi versi crudo, quello che lo scrittore oggi trasferitosi a Milano ha affidato ai social
Ho fatto finta di niente, ho chiuso gli attrezzi nel capanno, sono salito in macchina per tornare a casa e quando ho messo in moto sono scoppiato a piangere. Come se non fosse passato un giorno da quei tempi in cui quei ragazzi di quindici e sedici anni mi chiamavano ricchion* a scuola e mi rovinavano per sempre la vita. Come se avessi ancora paura, e adesso so che è così. Ho ancora paura del mondo.
Un padre assente, una madre morbosa, una sorella migliore di lui in tutto: questo la non facile situazione familiare in cui Pierpaolo è cresciuto. A cui si è aggiunta l’adolescenza in un paese di provincia
Io so perfettamente cosa vuol dire essere gay in un paese di provincia. Discorsi sull’orgoglio e sul combattere vanno a farsi fottere quando intorno a te hai persone che fanno in modo che tu sia socialmente evitato, escluso o chiacchierato, o quando hai intorno uomini, padri di famiglia, che fanno della virilità un vangelo e conservano il fucile nel garage, per risolvere i problemi.
Una riflessione amara che apre molti interrogativi su cosa e quanto si debba fare per svegliare le coscienze anche nei centri più piccoli
So perfettamente che tante persone diranno cose del genere alle mie spalle, che penseranno che io faccia schifo e va benissimo. A me non interessa niente di avere il rispetto degli sconosciuti o l’accettazione da gente orribile. Ma di certo non posso sopportare di essere insultato a 33 anni, di provare di nuovo paura nel posto che diventerà la mia casa e mi darà un lavoro. Non posso essere colpito al cuore nel posto in cui vorrei sentirmi più al sicuro.
La foto, scattata appena rientrato a casa, lo ritrae in lacrime
Fa male e basta. È una violenza e non è giusto. Pubblico la foto affinché chi li conosce capisca il dolore che possono causare dei ragazzi di quell’età. Perché se lo fanno a me, vuol dire che lo faranno anche a scuola, e magari stanno distruggendo l’adolescenza a qualcuno come successe ai miei tempi.
Il post è stato subito inondato di cuori e di like, molti anche i messaggi di sostegno a Pierpaolo. Unanime sul web la condanna dell’accaduto.
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come ti capisco, Io le ho subito tante, incluso della mia stessa famiglia, mie fratelli che mi chiamavano, maricon in Spagnolo
Fa sempre male , fa tanto male e ti avvelena la vita per sempre! Ma non bisogna porgere l'altra guancia e denunciarli ( violenza privata , ingiurie ed altro) . " Loro " hanno rovinato l'adolescenza , la vita di tanti e se si perdona continueranno imperterriti. I " social" condannano a parole lei finisce . Una denuncia penale e successiva richiesta di risarcimento , li farà c...re sotto.