Il mese del Pride è arrivato, e mai come ora possiamo chiederci: come e per cosa vogliamo lottare?
Da quando anche le battaglie LGBTQIA+ sono diventate ‘vendibili’ al mercato mainstream, facilitando in parte la fruizione di alcune tematiche anche fuori dalla nostra ‘bolla’, le nostre battaglie vengono anche appiattite, riducendo anni di lotta a slogan motivazionali e codici sconto, e snaturando questo mese della sua matrice politica e sovversiva.
Oggi 1° Giugno, nel quartiere Centocelle di Roma, a partire dalla 18 si terrà PRIOT, letteralmente “Pride Romano Indecoroso Oltre Tutto”, una rivolta che insieme ad altre realtà italiane – come Marciona a Milano, Rivolta Pride a Bologna, Free-k Pride a Torino, e livello nazionale gli Stati Genderali, LGBTQIA+ & Disability – ci tiene a riportare il Pride alla sua natura originaria, ricordandoci tutto quello che potremmo aver perso per strada, tra un rainbow washing e l’altro.
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Il Pride nel quartiere Centocelle arriva a seguito di una serie di iniziative politiche e ludiche organizzate nei mesi scorsi dall’assemblea di PRIOT: dal dibattito sulle famiglie non tradizionali (e ogni relazione fondata sulla cura, affetto, intimità e solidarietà) alla processione indecorosa chiamata Via Frocis (in occasione dell’anniversario del primo pride Italiano a Sanremo nell’Aprile 1972), fino all’incontro sul sex work e le alleanze e lezione aperta di educazione sessuale tenuta di fronte al cosiddetto Ministero dell’istruzione e del merito. E infine una festa queer di autofinanziamento, che ha permesso di raccogliere il necessario per essere in piazza domani.
Una rivolta che si antepone alla controparte capitalistica, che come sottolinea la rete PRIOT, si affida a strategie di marketing e va a favore di un sistema che marginalizza ulteriormente persone transgender e/o sex worker, firma accordi per esportare le armi, e opprime anche in Italia chiunque non è bianco o non ha privilegi.
Una battaglia che mette in discussione anche la scelta delle icone, e tutte quelle personalità dello spettacolo che non hanno nulla a che vedere con la storia LGBTQIA+, ma manifestano disinteressse per le reali questioni della comunità (ben oltre Love is Love) e che dovrebbero essere alla base della lotta comune.
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In un periodo storico in cui le forze dell’ordine continuano ad abusare del proprio potere e perpetrare violenza sui gruppi marginalizzati (ultimo caso lampante, il pestaggio di Bruna, donna transgender e immigrata a Milano), PRIOT ribadisce categoricamente che al Pride non c’è spazio per le FFOO, anche se parte della comunità: “Data l’incompatibilità tra le FFOOO e l’esperienza queer, non ci sentiamo al sicuro nemmeno in presenza di esponenti di associazioni LGBTQIA+ nate all’interno delle forze armate che ai Pride sfilano al nostro fianco e che arrivano addirittura a definirsi ‘capro espiatorio’ all’interno della nostra comunità. Ma che non rinunceranno mai ad essere perfettamente integrate in quello stesso sistema di potere che ci vorrebbe reprimere” spiega il Coordinamento.
Un Pride che rivendica una diversità inclusiva e intersezionale non solo su carta, ma anche nei fatti concreti. Sforzandosi di essere più accessibile e sicuro anche per le persone neurodivergenti, con disabilità motoria e per chiunque si percepisca fuori dalla norma.
PRIOT sarà presente anche al Roma Pride del 10 Giugno, con uno spezzone critico che ribadirà i propri punti cruciali, facendo da megafono anche ben oltre il mese di giugno: “Perché il Pride deve continuare ad essere plurale e di tuttǝ”.
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