Da qualche mese a Roma, nel quartiere Pigneto, in uno spazio che da due anni ospita iniziative culturali e momenti di confronto e svago, è nato un nuovo gruppo formato da giovani attivisti lgbt. Queerlab, questo il nome della nuova associazione, si riunisce nello "Spazio daSud", laboratorio aperto ai movimenti e alla città già sede dell’omonima associazione impegnata nella lotta alle mafie. Nella sede a rispondere alle prime curiosità su questa nuova realtà c’è Andrea Tornese, uno dei soci fondatori.
Andrea, ci spieghi cosa aggiunge Queerlab al panorama lgbt romano ed italiano? Insomma, perché una nuova associazione?
Di getto, ti rispondo che aggiunge nuova linfa. La chiamiamo "linfa rossa" perché pur avendo una cultura ed una formazione politica diversa, a volte anche molto distante nelle pratiche e nei metodi, ci identifichiamo comunque tutti nella grande famiglia della sinistra.
Quindi la vostra associazione fa riferimento ad un’area politica abbastanza precisa…
Sì, ma QueerLAB non è un’associazione politica, o meglio non farà solo politica. Il nostro primo intento è quello di portare nuove pratiche, di costruire nuovi metodi, attraverso iniziative e progetti, culturali ma anche di servizio, in particolare verso le nuove generazioni.
A proposito di diversità: nonostante siate molto giovani qualcuno ricorderà la presenza di diversi di voi in altre associazioni e realtà anche molto differenti fra loro. Come vi siete incontrati?
Partendo da un primo gruppo ristretto, abbiamo cominciato, qualche mese fa, un’analisi sulle sorti del movimento lgbti italiano e in particolare romano.
Da un lato ci accomunava lo scoramento e la disillusione, dall’altro la voglia di provare a cambiare qualcosa.
Abbiamo percepito fermento, soprattutto tra i giovani universitari, e così abbiamo allargato la discussione ad amiche ed amici. Alcuni già impegnati in politica ma che per vari motivi non avevano mai partecipato direttamente al movimento lgbti.
Sul vostro sito si legge "Dopo quarant’anni di lotte ben pochi risultati sono stati ottenuti". Sembra vi poniate in maniera abbastanza critica nei confronti degli altri gruppi. Come hanno preso la vostra nascita le realtà storiche del movimento?
Difficile dirlo. Siamo veramente un’associazione neonata! La nostre prime iniziative pubbliche sono state la settimana scorsa in occasione della Giornata mondiale contro l’Aids, con un dibattito su HIV, Chiesa e omosessualità e con una protesta davanti alla statua di Woityla alla Stazione Termini di Roma. In generale, comunque, abbiamo ricevuto apprezzamento. Il vero test sarà il 10 dicembre, in occasione della riunione nazionale del movimento.
Un incontro in cui dovrete sicuramente chiarire le vostre posizioni sul Pride romano e sulla (per ora unica) candidatura di Bologna ad ospitare il Pride nazionale 2012…
Il problema, quando si parla di Pride, è sempre lo stesso: itinerante o sempre a Roma? La nostra risposta è: in tutta Italia, contemporaneamente. Solo così si potrà parlare di un evento veramente nazionale.
D’altronde bisogna considerare che in pochi, soprattutto tra i giornalisti, capiscono la differenza tra Pride nazionale e Pride locale. Siamo anche convinti che il Pride non sia più sufficiente, almeno nella sua forma tradizionale, allora è evidente che bisogna ripartire con nuove idee e nuove forme di manifestazione. Altro problema, forse quello principale, che spesso condiziona la strategia, è: chi finanzia il Pride? Ma qui si apre un capitolo lunghissimo…
Puoi darci un’anticipazione sulle vostre prossime iniziative?
Siamo un’associazione work in progress: stiamo ancora costruendo il nostro documento politico e vorremmo farlo con chiunque fosse interessato a partecipare. Così come vorremmo il contributo di tutti sull’ideazione di nuove iniziative. Il nostro obiettivo principale è coinvolgere chi, per disillusione o disinteresse, fino ad ora non ha partecipato alla vita del movimento.
Se mi concedi un piccolo spot… Non credi che sia ora di ri-organizzarsi? L’appuntamento è ogni mercoledì dalle 21, in via Gentile da Mogliano 170, a Roma in zona Pigneto.
di Andrea Contieri
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