Regionali Lombardia 2023: intervista a Luca Paladini de I Sentinelli

“Ho suggerito a Majorino di istituire un delegato regionale per la comunità LGBTQIA+”. Sanità, Moratti, salute sessuale, comunità T e diritti, ecco cosa ci ha raccontato.

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Luca Paladini Patto civico Majorino elezioni regionali lombardia 2023 i sentinelli
Luca Paladini Patto civico Majorino elezioni regionali lombardia 2023 i sentinelli
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Prima o poi si butta in politica, si è sempre detto di Luca Paladini. In verità di politica, Paladini ne fa, e parecchia, già da molto tempo. Almeno da quando nel 2014 fondò I Sentinelli di Milano. Dapprima movimento basato sul passaparola, poi associazione che ha man mano assunto una sua voce influente, I Sentinelli sono stati capace di trascinare decine di migliaia di cittadini in proteste, azioni collettive, prese di posizione. Puntuali, talvolta, a riempire quel fantomatico vuoto che la vulgata comune rimprovera al PD, tacciato di essere ormai il partito delle ZTL, e di non presidiare con sufficiente convinzione i temi cari alla sinistra: le marginalità, la povertà, il lavoro, il welfare, i diritti, l’ambiente.

Insomma, quel che in teoria significherebbe fare politica, Paladini l’ha certamente svolto nell’ultimo decennio e lo ha fatto in una dimensione attivamente civica. Poi ci sono le occasioni elettorali e l’eventuale impegno istituzionale. Un percorso che la storia personale di Paladini ha scandito con rigore, fino a giungere alla scelta di candidarsi alle elezioni regionali del 12 e 13 Febbraio (al voto Lombardia e Lazio).

Paladini si è così messo in gioco con il corpo elettorale e lo ha fatto con il Patto Civico che supporta la candidatura a Presidente di Pierfrancesco Majorino (PD).

Ho suggerito a Majorino di istituire un delegato regionale per la comunità LGBTQIA+ e Pierfrancesco ha accolto la mia richiesta” mi racconta al telefono.

 

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Luca Paladini con il suo compagno Luca (fonte: Instagram)

Combattivo, irriducibile e perfettamente calato nel contemporaneo di questi tempi in cui la politica è prima di tutto comunicazione, il fondatore e portavoce de I Sentinelli è amatissimo dalla parte più combattiva della comunità LGBTQIA+ milanese, che proprio ne I Sentinelli ha più volte visto un faro di alleanza, e perfino di rappresentanza, rispetto a temi cruciali inerenti i diritti civili. Scolpito nella memoria resterà l’indignato sit-in di protesta del Novembre 2021, all’indomani dell’affossamento del Ddl Zan da parte del Senato, organizzato all’Arco della Pace di Milano proprio da I Sentinelli.

“Se vinciamo, la Regione Lombardia si presenterà come parte civile nei processi per atti di violenza contro persone LGBTQIA+ – mi spiega Paladini – se non fanno il Ddl Zan, almeno la Regione può fare qualcosa”.

I ragazzi di Ultima Generazione cercano di indurre la politica ad affrontare l’argomento del cambiamento climatico attraverso azioni shock, che taluni reputano discutibili. La Lombardia è uno dei territori più devastati al mondo e uno dei meno salubri per ospitare vita, umana e non solo. Cosa rispondi, da politico quale ormai sei, ai ragazzi di Ultima Generazione che imbrattano il Senato a Roma e il dito medio di Cattelan a Milano?

Penso che chi si scandalizza per un po’ di vernice lavabile sta guardando il dito e non guarda la luna. Possiamo interrogarci sulle forme di protesta, alcune possono risultare più efficaci, altre meno, ma il tema non è la vernice lavabile. Il tema è che non c’è più tempo per provare a salvare il nostro pianeta e lo diciamo da un dei luoghi più inquinati del mondo. Il tema dunque non è la vernice, ma l’incapacità della politica di farsi carico con provvedimenti che devono essere drastici e anche impopolari, per provare a invertire la tendenza.

 

Perché la candidatura di Majorino ti ha convinto?

Con Majorino condividiamo da anni valori e un’attenzione comune ai diritti. Majorino è salito sul palco de I Sentinelli, e non per visibilità politica, ma perché davvero egli ha riconosciuto da subito nella nostra realtà un punto di riferimento con il quale dialogare su tematiche inerenti i diritti delle persone fragili, tematiche sulle quali Majorino non è mai stato timido. Spesso si accusa il PD (partito di Majorino ndr) di essere timido sui diritti, Majorino non ha invece mai avuto paura a schierarsi in maniera netta.

 

Ti saresti candidato se ci fosse stata un’alleanza più larga con la candidatura Moratti?

La risposta è no, non mi sarei mai candidato se ci fosse stata una convergenza con il Terzo Polo sulla candidatura Moratti. Una candidatura che avrebbe annacquato fino a rendere irriconoscibile la proposta politica. Il ticket Moratti – Majorino sarebbe stato impresentabile anche da raccontare, considerando che Moratti fino a due mesi fa era vice-presidente della Lombardia, assessora al Welfare, quindi ha condiviso ciò che è un tema importante per queste elezioni regionali e cioè il modello sanitario di questa Regione. Cos’avremmo raccontato ai cittadini davanti a una persona che ha accettato questa candidatura dal Terzo Polo soltanto dopo che non è riuscita ad avere un incarico ministeriale nel Governo Meloni? Detto questo, noi parliamo anche a persone interessate a votare Moratti. Lo dico senza intenti di slogan: molte persone che hanno votato Azione alle ultime politiche, e che comunque mantengono una posizione centrista critica verso il PD, mi stanno dicendo: “Moratti non ce la faccio” e io le capisco.

 

Qualcuno dice che potreste perdere – sondaggi alla mano – la grande occasione di espugnare una regione che da quasi trent’anni è in mano alla destra, soltanto perché non avete voluto ingoiare il “rospo Moratti”.

A me viene in mente quando Massimo Cacciari nel 2010 disse “Per battere Moratti, il centro sinistra deve candidare Albertini (ex sindaco di centro destra di Milano ndr)”. Ma io dico: che senso ha vincere con persone che, non solo annacquano il tuo progetto politico, ma spesso, dal punto di vista valoriale, vanno esattamente contro le rivoluzioni che vogliamo fare in Regione. Non si tratta soltanto di poter dire “Ho vinto”, si tratta di presentarsi davanti ai cittadini in modo credibile e non con una coalizione che è tutto e il contrario di tutto.

 

Milano Pride 2022
Milano, 28 Ottobre 2021 – Presidio di protesta all’Arco della Pace: il Senato aveva appena applaudito la bocciatura del DDL ZAN.

 

Si può dire che da questo punto di vista la tua storia politica con I Sentinelli è finora inappuntabile: troppo puro e intransigente per fare politica?

Io non sono il duro e puro che fa esami del sangue su quanto tu sia di sinistra, e lo dico da portavoce de I Sentinelli che sul palco della manifestazione sul Ddl Zan ha dato spazio anche ad Elio Vito di Forza Italia. Questo per dire che su temi concreti e circoscritti, non poniamo steccati a priori, ma da qui a fare un’alleanza con Letizia Moratti ce ne passa.

 

A proposito. La comunità LGBTQIA+ ha imparato a conoscerti con I Sentinelli: non hai timore che questo tuo impegno politico possa indebolire I Sentinelli?

Sugli account social de I Sentinelli, che contano parecchi follower, non troverai un post a mio sostegno, perché abbiamo deciso di tenere separate l’associazione dal mio impegno politico. I giornali inevitabilmente richiamano I Sentinelli collegandoli al mio nome.

 

E ci mancherebbe.

Però perdonami, noi stiamo tenendo ben separate le cose, se verrò eletto al Consiglio Regionale, naturalmente I Sentinelli saranno ben liberi di contestare il consigliere regionale Luca Paladini, mi è chiarissima la credibilità che un’associazione deve mantenere anche in un momento elettorale. Ovviamente la mia storia personale non può prescindere dal mio impegno civico con I Sentinelli, ma non sono qui come portavoce de I Sentinelli, io sono qui dopo essermi sospeso da portavoce, non sono stato presente a due eventi de I Sentinelli proprio per dare un segnale rispetto al rischio che hai menzionato tu. I Sentinelli vanno preservati nella loro indipendenza.

La destra presenta alle elezioni gran parte delle persone che hanno gestito l’emergenza sanitaria della pandemia da Covid 19, nella quale la Lombardia non ha di certo brillato: cosa c’è da cambiare di importante nel sistema sanitario lombardo?

Tutto. La nostra è una sanità classista e in un momento di forte crisi economica questo è insopportabile. Fai una visita, ti prescrivono un esame e se non vuoi finire in una lista d’attesa interminabile hai una sola scelta: pagare. Queste liste di attesa così lunghe nella sanità lombarda indicano un’incapacità macro a monte di prevenire problemi seri. Dai medici di base, ormai burocrati con 1.800 pazienti a carico ciascuno, prima erano 1.000, alle Case di Comunità, che dovevano essere poliambulatori pubblici, qualcosa a metà tra medici di base e pronto soccorso e che invece sono scatole vuote. In Lombardia i pronto soccorso sono sommersi dai codici bianchi (emergenze non urgenti ndr), questo perché i pazienti non si fidano di queste Case di Comunità e dei medici di base, e quindi ingolfano i pronto soccorso.

Però mi risulta che continuino i progetti di costruzione di queste Case di Comunità, si parla della costruzione di altri poliambulatori di questo genere per esempio intorno a Milano.

Intanto va detto che alcune Case di Comunità stanno aprendo al posto di consultori e vorrei capire questi consultori dove vanno a finire.
In generale Fontana (Attilio Fontana, attuale presidente della Lombardia, nuovamente candidato dalla destra ndr) continua a inaugurarne di nuove, ma sono scatole vuote, hanno due o tre specialistiche, non sono quei luoghi descritti nei progetti iniziali e cioè poliambulatori dove si possano erogare fino a 20 tipi di servizi diversi. Il risultato è che i pronto soccorso, in alcuni momenti di picco, sono intasati come ai tempi del Covid, e non siamo in grado di gestirli, come se la pandemia non avesse insegnato nulla alla Lombardia, nonostante le migliaia di morti. E bisogna anche dire basta alla sanità privata che si occupa soltanto di servizi ad alta remunerazione, la sanità privata si metta al servizio e si metta in gioco, per esempio che si aprano pronto soccorso anche nei poliambulatori privati. Non possiamo avere soltanto il medico specialistico da 300 euro a visita, chi fa sanità privata e prende soldi pubblici, deve erogare anche servizi meno profittevoli, per esempio – ripeto – i pronto soccorso, ma non solo. Quando chiami con la ricetta in mano il numero della sanità per prenotare una visita specialistica, la persona dall’altra parte della cornetta verifica a sistema le disponibilità di visite specialistiche nel sistema sanitario pubblico. Non è stato ancora implementato – solo a livello sperimentale dopo 28 anni di sanità mista privato-pubblico – un incrocio tra disponibilità del pubblico e del convenzionato privato. È la strada giusta, in questo modo chi chiama il numero dalla Sanità ha accesso a un’offerta più ampia e i tempi di attesa si riducono. Se vinceremo, una delle prime cose che faremo come Giunta Majorino, sarà il sistema integrato: se tu chiami, dal centralino cercheranno tra tutte le strutture pubbliche ma anche tra quelle private convenzionate. Perché ad oggi la sanità privata prende soldi, ma dà troppo poco. Non è certi da demonizzare, ma ricordiamoci che fa utili.

Rispetto alla salute sessuale – pensiamo all’ottimo lavoro del consigliere comunale milanese Albiani sui vaccini per il Monkey Pox – la Regione può fare molto, ma desta lo scivolamento che la Lombardia ha ormai assunto verso la sanità privata, spesso in mano ai cattolici. Questo è un punto dirimente. Che quadro hai della situazione e con quale metodo proponi di lavorare rispetto alla salute sessuale?

La destra governa la Lombardia da 28 anni, dai tempi di Comunione e Liberazione con Formigoni, e ha dato un’impronta culturale al modello di sanità e ai temi legati ai diritti, in questa regione. Se vinciamo noi i consultori devono restare luoghi pubblici e laici, dove i pro-life smettano di entrare, perché sono luoghi di cura, di attenzione, di presa a carico e di rispetto del principio di auto-determinazione della donna, non possono essere luoghi dove la donna si senta giudicata.

La Regione può farsi carico di erogare servizi sanitari alle persone LGBTQIA+, trattandosi di una minoranza con le proprie specificità sanitarie, basti pensare alla comunità T.

Parlando con la comunità trans, ho saputo che in tutta la Lombardia c’è un solo ospedale dove una persona possa fare il colloquio psicologico per iniziare il percorso di transizione di genere ed è il Niguarda di Milano. Quindi aspetti tra 8 e 10 mesi per avere un primo colloquio, perché che tu sia di Sondrio o di Mantova, devi comunque venire al Niguarda di Milano. Questo è un tema che vorrei portare in Consiglio Regionale, occorre attenzione nel fornire luoghi, strutture e persone. Fornire presenza sul territorio.

Sul fornire servizi specifici, luoghi idonei e persone preparate, il territorio è importante. E tu prima hai detto di essere favorevole a un regime misto pubblico/privato. Ma spesso il privato è gestito da cattolici che proprio sul territorio antepongono i propri valori e arrivano ad omettere l’erogazione di alcuni servizi sanitari in virtù dei propri convincimenti religiosi.

Vorrei essere chiaro. Per me gli investimenti sulla sanità non possono essere spalmati su pubblico e privato. Il 90% del budget regionale è dedicato alla Sanità, io dico che la maggior parte dell’investimento deve esser fatto sul pubblico. Ho semplicemente detto ‘non demonizziamo il privato’, che comunque è pieno di gente seria e professionisti, ma il privato deve entrare in una logica complementare al soggetto forte, che deve essere il pubblico. Il pubblico deve restare pubblico e laico, su questo voglio essere chiaro.

 

Ma anche il privato che eroga servizio sanitario pubblico deve restare laico

Nelle Marche grazie all’obiezione di coscienza, Fratelli d’Italia (al governo nella regione Marche ndr) rende inattuabile l’accesso in regione a chi voglia avvalersi della legge 194 (diritto all’interruzione di gravidanza ndr). Mentre la Regione dovrebbe premiare le strutture pubbliche e private che garantiscono servizi come quello di medici preposti all’applicazione della 194, ed eventualmente ritirare finanziamenti a strutture – anche private – che hanno un approccio confessionale ad ogni tema riguardante il diritto alla salute.

Occorre anche formazione rispetto alle specificità.

Sempre ascoltando la comunità Trans, mi è stato raccontato che i medici, sia pubblici sia privati, non hanno una grammatica sufficiente, non sono formati, si esprimono in modo imbarazzante nei confronti di persone trans. I medici devono saper trattare, anche in termini linguistici, le questioni legate a un* paziente trans*. La Regione deve attivare meccanismi di formazione in tal senso.

 

A Milano c’è un serio problema di uso indiscriminato di droghe sintetiche a fini sessuali, chemsex. In Lombardia c’è un serissimo problema di cocaina: al netto delle libertà individuali, e posto che qui siamo tutti antiproibizionisti, tu come la vedi?

Sono laico, non mi permetto di giudicare nessun comportamento. Naturalmente sono personalmente contrario a pratiche pericolose, che mettano a rischio la salute. Penso che si debbano fare campagna informative, che mettano in guardia rispetto alla criticità, alla prevenzione per le MST (malattie sessualmente trasmissibili). La Regione può farsi carico di informare sui rischi di questo tipo di utilizzo di droghe in relazione al sesso. E non basta fare depliant sull’uso del preservativo, occorre informare sui rischi e su come abbatterli.

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