Due giorni fa la Corte di Appello di Roma ha confermato che nella carta d’identità dei figli e delle figlie di due mamme o di due papà non può esserci la dicitura “Padre e madre”, ma deve esserci quella di “Genitori”, che rappresenta correttamente tutte le famiglie.
È stato così smontato definitivamente il cosiddetto ‘decreto Salvini‘, che vide nel 2019 l’allora Ministro dell’interno Matteo Salvini, attuale Ministro delle infrastrutture e vicepremier, modificare la dicitura da imprimere sulle carte di identità elettroniche rilasciate a persone minorenni: non più “Genitori” nei campi contenenti i nominativi delle persone che esercitano la responsabilità genitoriale, ma “Padre e madre”, anche nei casi di famiglie composte da due mamme o da due papà. Fu in quel preciso momento che la “Bestia” salviniana tirò fuori dal cappello a cilindro la fake news della dicitura “genitore 1 e 2” relativa alle carte d’identità dei minori, rilanciata centinaia di volte, in ogni comizio, intervista, erroneamente rimbalzata e riportata ovunque, prendendo a piene mani da quanto fatto da Camilla Seibezzi, che nel 2013 propose la dicitura «genitore 1 – genitore 2» per la modulistica scolastica del Comune di Venezia, di cui era consigliere delegata a diritti civili e politiche anti-discriminazione.
L’adozione del decreto Salvini attuò una grave discriminazione delle famiglie arcobaleno: migliaia di mamme e di papà, già legalmente tali in forza di legge o di intervenute sentenze di adozione, vennero costrette (e lo sono ancora oggi) a vedere il proprio nominativo femminile indicato sotto la dicitura “Padre” e, viceversa, il proprio nominativo maschile indicato sotto la dicitura “Madre”. Un’indecenza.
Rete Lenford e Famiglie Arcobaleno impugnarono il decreto dinanzi al T.A.R. Lazio, domandandone l’annullamento per una pluralità di ragioni. Con la sentenza n. 212 del 9 gennaio 2020, il T.A.R. negò la propria giurisdizione, rilevando però la serietà dei profili giuridici indicati dalle associazioni ricorrenti e affidando a ciascuna coppia di mamme o di papà l’onere di domandare, volta per volta, al Tribunale territorialmente competente la disapplicazione del decreto, per ogni specifica vicenda giudiziaria, e la condanna del Ministero dell’interno a rilasciare una carte d’identità rispettosa della specifica composizione familiare.
A quel punto due coppie di mamme – assistite, una, dall’avv. Mario Di Carlo e dall’avv.ta Susanna Lollini e, l’altra, dall’avv. Vincenzo Miri e dall’avv. Federica Temp ori – chiesero al Tribunale di Roma di disapplicare il ‘decreto Salvini’. Nel 2022 e nel 2023 il Tribunale di Roma diede ragione alle coppie e 2 giorni fa la Corte d’appello ha confermato entrambe le decisioni, condannando il Ministero dell’Interno, complessivamente, al pagamento delle spese di lite per quasi 18.000,00 euro.
Eppure 5 anni dopo l’emanazione di quel decreto la stampa nazionale continua ad affrontare l’argomento alimentando la fake news di “genitore 1 e 2”, costruita ad arte dalla destra sovranista e populista.
Nel dare la notizia della sentenza della Corte d’Appello Il Corriere della Sera ha titolato: “Arriva l’ok alla dicitura genitore 1 e genitore 2“.
La Stampa ha rilanciato: “La Corte d’Appello dice sì a “genitore 1 e 2” sulla carta d’identità“.
Huffington Post ha scritto: “La Corte d’Appello dice sì a “genitore 1 e 2 sulla carta d’identità“.
L’Ansa ha titolato: “Corte d’Appello, sulla carta d’identità ok genitore 1 e 2“.
Open ha scritto: “La Corte d’Appello di Roma smentisce il decreto caro a Salvini contro «Genitore 1 e genitore 2»“.
Il Messaggero ha titolato: “Carta d’identità, sì a genitore 1 e 2: la sentenza della Corte d’Appello di Roma“.
E potremmo continuare all’infinito, con i quotidiani vicini alla destra di governo che hanno chiaramente cavalcato la menzogna. Perché di menzogna si tratta, da sempre, come oggi ribadito per l’ennesima volta da Alessia Crocini, presidente di Famiglie Arcobaleno, che via social ha sentenziato:
“Genitore 1 e Genitore 2 è una bufala. Smettete di usarlo. Serve solo a polarizzare le questioni e a far credere che le coppie gay vogliano sostituire madre e padre con dei numeri. Fino al decreto Salvini del 2019 sui documenti dei minori c’era scritto GENITORI. Punto“.
E allora perché la stragrande maggioranza della stampa nazionale continua a divulgare questa gigantesca fake news, che da 5 anni riempie trasmissioni, telegiornali e prime pagine? A chi giova questa palese e indifendibile disinformazione se non a chi continua insensatamente a portare avanti una battaglia ideologica contro le famiglie arcobaleno? Matteo Salvini, non a caso, ha così replicato alla sentenza della Corte d’Appello: “Decisione sbagliata. Ognuno deve sempre essere libero di fare quello che vuole con la propria vita sentimentale, ma certificare l’idea che le parole ‘mamma’ e ‘papà’ vengano cancellate per legge è assurdo e riprovevole. Questo NON è progresso”.
Peccato che questa, molto semplicemente, sia un’enorme e oscena bugia.
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