Visto che parlo spesso di rapporti promiscui o di coppie aperte, non mi stupisce che qualcuno consideri me e questa rubrica due suffragette del libertinismo. Il fatto è che qui è difficile parlare di sentimenti, un po’ perché non è esattamente la posta del cuore e un po’ perché io li ritengo una cosa molto più intima del sesso. Con ciò non ho mai osato negare l’importanza e la qualità del sesso fatto col proprio partner.
Certo, col tempo, il desiderio tende a calare anche nelle coppie più solide e la passione e l’innamoramento vengono sostituiti dall’affetto e da qualcosa che non si può racchiudere in poche righe. Paradossalmente, sotto il profilo erotico spesso resistono meglio proprio le coppie precarie, in cui non c’è troppa fiducia reciproca. Laddove l’Amore si impone e riesce a superare i veri problemi della vita, si crea quasi un rapporto di parentela, a discapito del sesso spiccio, tipico dei maschi e che talvolta può essere rivitalizzato con l’inserimento di ‘ospiti’ o in contesti più peccaminosi.
Esistono però alcune eccezioni: coppie in cui l’attrazione (fisica e pure chimica) resiste al tempo, all’abitudine e perfino all’amore. Il matrimonio, o chi per lui, non è per forza la tomba dell’eros, se coppie storiche si sorprendono ad abbracciarsi come ragazzini in ascensore, in garage, in strade poco frequentate o dietro gli scaffali dei supermercati. Magari non limitandosi all’abbraccio.
Il piacere di un rapporto orale tra partner di lunga data, diverso da quello con uno sconosciuto, veloce e senza seguito, può essere altrettanto istintivo e vorace, e perfino riuscire a far dimenticare la versione casalinga del partner, che toglie fascino e mistero anche all’uomo più attraente. In quei momenti, nonostante si tratti di un copione ripetuto migliaia di volte, nello strano cocktail di eros e tenerezza, può anche succedere che a guidarci siano i soli sensi, rinviando carezzine e bacetti ad un secondo momento, meno frenetico.
Non esistono regole: ogni coppia (come sempre) fa storia a sé. Ma occorre conoscersi bene, comprendere i gusti e i limiti reciproci e impegnarsi nel realizzare i primi senza dimenticare i secondi e facendo in modo che coincidano coi nostri. E’ poi importante saper variare, non fossilizzarsi, non trasformare l’atto in qualcosa di meccanico. Un continuo rincorrersi di compromessi o, per meglio dire, di intese è alla base di ogni relazione seria.
Personalmente, ho vissuto sempre come un incubo la ripetizione delle stesse cose con le stesse persone, negli stessi posti, negli stessi modi. I momenti più erotici che ricordo coi miei fidanzati erano quasi sempre in situazioni ‘anomale’: in macchina, in giardino, in un sottoscala, dietro un albero sul ciglio di un’autostrada, su una terrazza condominiale, nel bagno di un ospedale. I tempi stretti e la paura di essere scoperti contribuivano non poco ad evitare lo spettro di una quotidianità soporifera.
Un grande stimolo erano poi le ‘distanze’: dopo una discussione, una separazione momentanea, una pausa di riflessione, la passione scoppiava incontenibile, perché si era smarrita (anche per un solo istante) la quotidianità, si era avvertita la perdita e, ritrovandosi di colpo davanti all’altro, si riscopriva il calore di un sentimento ancora acceso. Quasi come una ‘prima volta’, ma con maggiore emozione, perché quel corpo ci era già appartenuto mille volte e vi si scorgevano i segni di un legame antico.
Sarà banale, ma credo che per noi gay, insieme agli amici più cari e ai familiari stretti, i nostri fidanzati siano le persone che rendono la vita degna di essere vissuta. Con l’aggiunta, nel loro caso, di una passione fisica condivisa e con tante trasformazioni nel corso del tempo. Per questo, è bene trovare un partner intelligente, con buona capacità di adattamento e magari con una curiosità simile alla nostra.
Non occorre incontrare il principe azzurro, ammesso che esista, perché noi stessi tanto azzurri non siamo. L’importante è che sia la persona ‘adatta’, che si crei una sintonia, si stabilisca un rapporto di fiducia e una volontà di comprensione reciproca. Allora, secondo la mia modesta opinione, qualunque strada va bene: monogamia, coppia aperta, giochi erotici, ecc. Sta a ciascuna coppia scegliere la soluzione più appropriata al momento. Di comune accordo.
Flavio Mazzini, trentacinquenne giornalista, è autore di Quanti padri di famiglia (Castelvecchi, 2005), reportage sulla prostituzione maschile vista "dall’interno", e di E adesso chi lo dice a mamma? (Castelvecchi, 2006), sul coming out e sull’universo familiare di gay, lesbiche e trans.
Dal 1° gennaio 2006 tiene su Gay.it la rubrica Sesso.Per scrivere a Flavio Mazzini clicca qui
di Flavio Mazzini
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