È passato un anno dall’entrata in vigore del DPCM che “ha chiuso” l’Italia in casa per due mesi a causa del Covid. Le uniche uscite possibili erano quelle dedicate alla spesa o, per una parte di noi, per andare e tornare dal lavoro.
Dal punto di vista “intimo” si è notato un grande aumento di iscrizioni a siti per adulti (pornografici) e app di incontri. Ma quali incontri, in un momento in cui il massimo era scambiare 4 chiacchiere nel reparto frutta e verdura del supermercato? Quelli virtuali, naturalmente. E se l’incontro fisico non era possibile, rimaneva (e rimane) il sexting.
Cos’è il sexting?
Per sexting si intende lo scambio di messaggi e foto hot. Quindi, da una frase piccante di quello che i due faranno quando le restrizioni saranno allentate, fino a foto in posizioni eccitanti o di certe parti del corpo. Un modo come un altro per trascorrere i momenti di solitudine. Il sexting è nato solo pochi anni fa, ed è in voga in particolare tra i più giovani.
Rischio zero, almeno per quanto riguarda eventuali malattie. I problemi, infatti, potrebbero essere altri. Ma prima di tutto, quale relazione c’è stata tra sexting e il lockdown nella nostra comunità, nel primo anno di Covid 19?
Facile dedurlo. Mentre una parte ha continuato (talvolta irresponsabilmente) a incontrare ragazzi tramite Grindr e altre app, una fortunatamente alta percentuale ha preferito rimandare gli appuntamenti fisici, rendendo la chat un po’ più piccante, proprio attraverso messaggi a sfondo sessuale e foto hot. Un altro modo per conoscersi bene, in fondo.
Niente di male se si inviano foto intime al proprio partner, in un momento di lontananza come quello imposto dal lockdown, ad esempio per quelle persone che hanno una relazione ma non convivono. Niente di male nemmeno se il destinatario è una persona conosciuta su Grindr. Ma in questo caso, non ci si può fidare ciecamente.
Chi ci assicura che il ragazzo conosciuto solo virtualmente non condivida quelle foto con altri, senza il nostro consenso?
Ma ci sono dei rischi
Si parla appunto di rischi. Ad esempio, il destinatario potrebbe utilizzarle per creare dei profili fake, denigratori per l’autore delle foto o per scherzo (revenge porn). Ma è un attimo anche passare dal semplice sexting al body shaming (la derisione del corpo), fino ad arrivare alla pedopornografia, quando le foto ritraggono dei minori.
Insomma, anche qui si deve pensare a quello che si sta facendo, se non si è sicuri dell’onestà della persona. Un rimedio, potrebbe essere quello di non includere il proprio volto, evitando così i già citati revenge porn e body shaming.
Le regole da seguire
Non ci sono regole definite quando si parla di sexting, se non il proprio buonsenso e l’onestà di chi c’è dall’altra parte.
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