È sbarcata ieri su Netflix Supersex, serie liberamente ispirata alla vita di Rocco Siffredi diretta da Matteo Rovere, Francesco Carrozzini e Francesca Mazzoleni. Una serie chiamata a raccontare il Siffredi privato, il Rocco Tano dietro la maschera del porno, mostrando la sua famiglia, le sue origini, il suo rapporto con l’amore, partendo dall’infanzia, da come un semplice ragazzo di Ortona sia riuscito a diventare la pornostar più famosa al mondo.
Alessandro Borghi interpreta Rocco Siffredi da adulto, mentre Jasmine Trinca è Lucia, un personaggio femminile di finzione che rappresenta la sintesi di molte donne con cui Rocco ha avuto una relazione nella sua vita, Adriano Giannini interpreta Tommaso, il fratellastro di Rocco, mentre Saul Nanni veste i panni di Rocco ragazzo. Nel cast anche Enrico Borello (Gabriele), Vincenzo Nemolato (Riccardo Schicchi), Gaia Messerklinger (Moana), Jade Pedri (Sylvie), Linda Caridi (Tina) e una piacevolissima sorpresa, ovvero Mario Pirrello, qui negli abiti di Franco Caracciolo, grande amico intimo di Rocco.
Franco Caracciolo, morto nel 1992 a causa dell’aids, venne scoperto da Federico Fellini, che lo volle sul set di 8½ (1963), Fellini Satyricon (1969), Roma (1972) e nell’episodio Toby Dammit, inserito nel film collettivo Tre passi nel delirio (1968). Ma tra i tantissimi film da lui girati si ricordano I Mostri e Il Profeta di Dino Risi, La Tosca di Luigi Magni, Caligola di Tinto Brass, Eccezzziunale… veramente di Carlo Vanzina, Pierino colpisce ancora, L’allenatore nel Pallone e Vacanze di Natale ’91 di Enrico Oldoini, sua ultima fatica. Ma non solo cinema. Celebre volto del Bagaglino, Caracciolo fu l’unico uomo ad interpretare una Ragazza Coccodè in Indietro tutta!, su Rai2 con Renzo Arbore, mentre nel 1990 divenne una delle Sorelle Bandiera, in sostituzione di Tito LeDuc.
In Supersex viene mostrata la nascita di una profonda amicizia tra Rocco e Franco. La prima volta che Siffredi lo vede è ad una festa privata, nei panni di una Ragazza Coccodè. “Ma è fr*cio?”, domanda Rocco a Riccardo Schicchi. “È qualunque cosa voglia essere ma senza paura”, la pronta replica. In una scena successiva Caracciolo si presenta a casa di Siffredi, pur non conoscendolo personalmente, per andare insieme al funerale di John Holmes. Rocco lo caccia in modo brusco, per poi farlo entrare in casa quando sente sul pianerottolo un’aggressione omofoba ai suoi danni, da parte di un anziano. Nasce così un’amicizia vera, in cui Franco elargisce consigli a Siffredi, parole di amore e di affetto.
Pirrello, intervistato dal Corriere, ha ricordato le origini di Franco Caracciolo.
“Come Siffredi, anche lui ha dovuto affrontare un percorso personale complesso e problematico. Ma è nella difficoltà e nel dolore di farsi accettare nella sua omosessualità da parte soprattutto della sua famiglia che risiede la sua prova più difficile. Se non ricordo male, suo padre il Principe Francesco Caracciolo, lo mandò da un professore per “curarlo” con iniezioni di testosterone di scimmia. Anni dopo avrebbe commentato: “Grazie al dottor Pende, sono diventato una magnifica donna”. Siffredi lo ha definito uno dei suoi più grandi amici, probabilmente perché dopo un iniziale rifiuto, data la sua omosessualità, si era reso conto che lo stava giudicando in maniera analoga a chi giudicava lui. Purtroppo si frequentarono poco perché nel 1993 Franco morì di Aids. Rocco gli era talmente affezionato che il nome d’arte scelto per la moglie diventerà proprio Rosa Caracciolo“.
Pirrello, che ha recentemente girato anche Occhiali Neri di Dario Argento e Adagio di Stefano Sollima, ha rivelato di aver provato a “sviluppare le sue caratteristiche principali a partire dalla sceneggiatura, così stimolante per l’immaginazione emotiva degli interpreti che in poche battute mi sono sentito a mio agio nel suo mondo interiore. Ovviamente avevo già un immaginario relativo a Franco cui non ho mai associato il concetto di “volgarità”. Mi è sempre sembrata una creatura luminosa, mai in ombra, e questo gli permetteva di essere sincero nella vita come nell’amicizia”.
Ammalatosi di polmonite in seguito a complicazioni dovute all’aids, Caracciolo morì nel 1992 all’ospedale Spallanzani di Roma.
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