Finale Emilia, provincia di Modena: l’ennesimo comune controllato da “un manipolo di estremisti di destra“, per citare le parole di Sergio Lo Giudice, si aggiunge alla lista di quelli che, in tutti i modi, cercano di ostacolare la celebrazione delle unioni civili e di sottolineare, in modo vile e discriminatorio, presunte differenziazioni col matrimonio tra persone eterosessuali.
L’amministrazione leghista, da poco subentrata nella cittadina, ha deciso di pubblicare sul proprio sito delle disposizioni e dei chiarimenti sul modo in cui queste unioni vanno “costituite”. Ecco un’estratto dal documento, che potete leggere nella sua interezza qui:
“Per le unioni civili:
– Non è prevista una forma di celebrazione ma SOLO UNA DICHIARAZIONE;
– La dichiarazione NON SI RICEVE in una sala aperta al pubblico e l’ufficiale di stato civile NON INDOSSA LA FASCIA TRICOLORE;
– NON è PREVISTO LO SCAMBIO DELLE FEDI;
– Alla luce di quanto disposto dal comma 20 della legge 76 del 2016, NON TROVA APPLICAZIONE l’art 110 del codice civile, e pertanto NON è POSSIBILE la costituzione del rapporto FUORI DELLA CASA COMUNALE”.
Niente fedi, vietato celebrare, è solo una “dichiarazione”. Interessante come all’interno del documento venga sottolineata e grassettata la parola registrazione, come a ribadire la natura prettamente “meccanica” del nuovo istituto giuridico, utilizzando come discolpa il fatto che “sono poche le indicazioni utili per questa fase transitoria“: non è previsto per legge lo scambio delle fedi, ma è anche vergognoso sottolinearlo in un documento ufficiale, quasi a renderlo un divieto.
Il sindaco Sandro Palazzi, visto il massacro della stampa rivolto alla sua giunta e al suo Comune, ha da poco rilasciato una dichiarazione ufficiale in merito:
Dichiarazione del Sindaco Sandro Palazzi, in relazione alle notizie apparse sulla stampa in merito alla disciplina delle…
Posted by Sandro Palazzi Sindaco per Finale Emilia on Monday, September 5, 2016
Il sindaco si discolpa parlando di accuse infamanti e affermando di non essere a conoscenza della pubblicazione del suddetto documento, redatto “in piena autonomia e senza alcuna valenza politico-ideologica dall’Ufficio Servizi Demografici del Comune”. Aggiunge che si tratta di “mere indicazioni di massima delineate, a motivo della mancanza di specifici indirizzi di comportamento, sia nella Legge 76/2016, sia nel decreto attuativo di fine luglio“: perché allora sottolineare proprio gli aspetti più “differenziativi” tra quelli non chiariti dalla legge e dal decreto attuativo? Inoltre, la legge 76 del 2016 al comma 20 prevede che le unioni civili debbano essere celebrate nello stesso modo dei matrimoni civili.
Il capitolo non è chiuso: attivisti politici e non promettono battaglia e perfino Emma Petitti, assessore alle Pari Opportunità dell’Emilia Romagna, è intervenuta: “Inaccettabili e umilianti le restrizioni prescritte. Con le unioni civili il nostro Paese ha finalmente compiuto un importante passo verso il riconoscimento dei diritti di tutti e anche Finale lo compierà“, con le buone o con le cattive.
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