372 voti a favore, 51 contrari e 99 astenuti, la Camera dei Deputati approva.
L’11 maggio del 2016 le unioni civili diventavano realtà anche in Italia, dopo un’interminabile confronto parlamentare che vide la stepchild adoption sacrificata sull’altare del governo Renzi, sorretto anche dai voti di Angelino Alfano. Dopo mesi di battaglia, Monica Cirinnà portò a casa una legge che l’Europa ci aveva chiesto a gran voce, e in più occasioni, con il Vaticano dichiaratamente contrario e sceso in campo con tanto di Family Day e scomuniche varie. A votare contro furono parte di Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia. Il Movimento 5 Stelle, che si rese protagonista di uno storico e mai dimenticato voltagabbana, si astenne, insieme a Possibile di Filippo Civati, che considerava la legge non solo arretrata ma anche discriminatoria. Il 20 maggio il presidente Sergio Mattarella la promulgò, il 21 venne pubblicata in Gazzetta Ufficiale e il 5 giugno entrò in vigore.
5 anni dopo, incredibile ma vero, l’Italia è ancora al suo posto, la razza umana non si è estinta, la famiglia del Mulino Bianco non è stata divorata da un’orda barbarica di omosessuali assetati di sangue e dal cielo non sono mai piovute rane assassine. Tutto ciò che era stato predetto, o quasi, per portare discredito ad una legge di civiltà, non si è ovviamente verificato. Lo scrittore Piergiorgio Paterlini e il giornalista Marco Sotgiu sono stati i primi ad unirsi civilmente in Italia, a Reggio Emilia, il 1° agosto del 2016. Dati ufficiali sul numero di unioni civili celebrate nel Bel Paese da quell’agosto del 2016 ce ne sono, ma sono limitati a tutto il 2019.
Dati Istat, come riportato dall’Espresso, si parla di 2.336 unioni civili in quella seconda parte di 2016; 4.376 unioni civili nel 2017, 2.808 nel 2018 e 2.297 nel 2019. Pallottoliere alla mano, 11.817 unioni civili in 1247 giorni conteggiati, ovvero 3 anni, 5 mesi e due giorni. Volendo fare una media, 9.4 unioni civili al giorno, ovvero circa 20 persone LGBT meravigliosamente felici ogni 24 ore, finalmente in grado di coronare il loro sogno di amore. Se ampliamo poi la platea chiamata “felicità” ad amici, parenti e conoscenti, andiamo incontro ad un trionfo fino al 2016 tristemente impossibile, negato e ostinatamente osteggiato da parte di quella politica e da quel Vaticano che ancora oggi semina bugie, diffama e sbandiera surreali previsioni pur di affossare la legge contro l’omotransfobia, misoginia e abilismo.
5 anni dopo, in sostanza, nulla è cambiato. Anzi, perché quanto detto e scritto negli ultimi mesi è ancor più esagerato e menzognero di quanto scritto e detto nel 2016. Cinque anni dopo l’opzione “matrimonio egualitario” è di fatto scomparsa dall’agenda politica nazionale, così come i tribunali sono ancora costretti a dover intervenire per certificare paternità e maternità nei confronti di bambini e genitori che la politica italiana continua a discriminare. Anche per questo motivo, checché ne dicano i Pio e Amedeo d’Italia, i Pride sono ancora necessari, per rivendicare diritti negati, per far capire a chi siede nel “palazzo” che noi esistiamo, paghiamo le tasse come qualsiasi persona eterosessuale, pretendiamo rispetto e vogliamo TUTTO quel che ci spetta.
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Di recente in Olanda è stata celebrata la ventesima ricorrenza del matrimonio per tutti , come ben ricordavate in un articolo precedente . Le dighe non sono cedute e nessuna estinzione umana è stata rilevata. , in Olanda , almeno.