La cancellazione a tappeto delle famiglie omogenitoriali mediante procure e tribunali va avanti in tutta Italia. La destra di Meloni non ha alcuna intenzione di retrocedere. Lo scorso aprile, in un dibattito in aula a Montecitorio, l’on. Alessandro Zan (Partito Democratico) aveva usato la parola “Vigliacchi” verso la maggioranza di governo composta da Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega, rei secondo il deputato di “usare i bambini per discriminare le coppie omogenitoriali”
Si ricorderà come, nel regno del caos giuridico al quale tutto l’arco parlamentare (sinistra inclusa) ha abbandonato le famiglie omogenitoriali nelle ultime legislature, la destra vincitrice alle elezioni del Settembre 2022 sta approfittando per combattere la sua guerra ideologica e identitaria. Così, laddove le sentenze di corte costituzionale e tribunali si rincorrono, nella mancanza di una regia politica che neanche la sinistra ha mai davvero messo in campo, la destra ne approfitta per mandare un chiaro messaggio ideologico: le coppie omosessuali non devono avere figli.
Incapace di governare il drammatico stato della sanità italiana, la povertà, il debito pubblico, la crisi demografica, l’immigrazione, e al contempo inadeguata alla gestione di una pioggia di miliardi avuti dal PNRR dell’Unione Europea, la destra italiana ha messo sul rogo le famiglie omogenitoriali, per cancellarle e dimostrare al proprio elettorato che qualcosa di destra è stato comunque fatto.
Mamme e papà omosessuali per questa destra devono essere cancellati per raccattare consenso e agitare la pancia reazionaria che una consistente parte dell’elettorato cova nel solco della Chiesa di Roma. Bambini lasciati con un solo genitore all’anagrafe per promulgare i valori della famiglia tradizionale, mentre sui media si susseguono spettacoli francamente raccapriccianti sullo status di famiglia di alcuni componenti non secondari della destra di governo.
Molti sindaci italiani sono andati avanti con le registrazioni, entrando in attrito con il Governo e con il ministro Piantedosi che aveva mandato la circolare per imporre ai sindaci il blocco delle nuove registrazioni anagrafiche di figli con due genitori omosessuali e per sollecitare procure e tribunali a sciogliere le famiglie registrate precedentemente. Inoltre più volte un comitato di sindaci (tra cui Milano, Torino, Roma, dunque tre delle maggiori città italiane) hanno chiesto un incontro a Meloni e Piantedosi per affrontare l’argomento, ma non hanno mai ricevuto risposta.
Il 14 Novembre il Tribunale di Padova (dopo le disposizioni della procura) sarà chiamato a dire se l’unione di due mamme, Roberta e Francesca, sia idonea a costituire una famiglia per loro figlio Emanuele. Roberta e Francesca hanno optato per il doppio cognome per il bimbo che ha oggi 5 anni, e sono una delle tante coppie omogenitoriali di Padova (ma ce ne sono in tutta Italia, recentemente una delegazione di associazioni ha informato l’alleato USA) che la destra vuole separare all’anagrafe, pur di non riconoscere che due mamme possano avere un figlio a pieno diritto davanti allo Stato italiano.
A proposito della sentenza che sarà pronunciata il 14 Novembre, un’intervista al Gazzettino, Roberta e Francesca spiegano:
“Non siamo fiduciose, ma continuiamo a sperare in una piacevole sorpresa. Ogni martedì mattina, per un mese, l’associazione Famiglie Arcobaleno organizzerà iniziative per supportare le coppie oggetto delle udienze, stiamo ricevendo tanta solidarietà e affetto”.
Il Tribunale potrebbe decidere che per Emanuele una delle due mamme, e i nonni, gli zii, i cugini dalla parte di quella mamma, saranno cancellati dallo Stato italiano e non saranno più tali davanti alla legge.
Dall’intervista su Il Gazzettino
Oggi il vostro bambino ha cinque anni. Vi ha mai fatto domande sulle famiglie diverse dalla vostra?
“Certo, sa tutto. Sa che siamo andate in Danimarca a prendere un semino e che poi lui è cresciuto nella pancia di Roberta. Sa che altri bambini hanno una mamma e un papà, o due papà, e altri come lui hanno due mamme”.
E come l’ha presa? “In nessun modo, è una cosa naturale. A volte al parco chiama “mamme!” e nasce una discussione con i coetanei, che non gli credono quando dice di avere due mamme. Ma non c’è pregiudizio nello sguardo dei bambini, solo un po’ di stupore per la novità. Alla fine, siamo una famiglia come tante e conduciamo una vita del tutto normale”.
foto copertina diritti acquisiti da Gay.it su Unsplash 30 ottobre 2023
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.