“Ciò che mi eccita al cinema è l’eccesso”. Così dichiarava il regista nizzardo Yann Gonzalez all’uscita della sua opera prima, Les rencontres d’après minuit (Gli incontri a tarda notte), uno dei film queer più bizzarri e originali degli ultimi anni, vincitore del Milano Film Festival nel 2013 e presentato con successo alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes.
Una storia fantasmatica e surreale, l’organizzazione di una partouze continuamente procrastinata nell’appartamento di una coppia libertina dove una cameriera gender accoglie ospiti del calibro di Eric Cantona con vistosa protesi fallica elefantiaca e Béatrice Dalle nel ruolo della commissaria fetish vestita da soldatessa dell’Armata Rossa. Una stravaganza postmoderna pseudo-buñueliana che ha rivelato un nuovo autore decisamente non allineato.
Gonzalez è in post-produzione con la sua opera seconda, il thriller sulfureo Un couteau dans le coeur (Un coltello nel cuore) girato in Turenna e ambientato nella Parigi alla fine degli anni Settanta. La protagonista è nientemeno che Vanessa Paradis nel ruolo di Anne, una produttrice lesbica di film pornografici schiava dell’alcolismo e per questo tendente al collerico. Il suo atteggiamento nei confronti del mondo peggiora quando viene lasciata dalla sua compagna Loïs (Kate Moran), anche montatrice dei suoi lavori, dopo una lunga relazione.
Nel frattempo Anne decide di intraprendere il finanziamento di un film hard gay piuttosto ambizioso, e ne affida la regia al promettente Archibald (Nicolas Maury). Ma un misterioso serial killer manda all’aria il progetto uccidendo sistematicamente tutti gli attori coinvolti nel progetto.
Le musiche del film sono firmate dal gruppo dream pop degli M83 scoperti in Italia grazie a Suburra di Stefano Sollima che conteneva tredici loro tracce tra cui Midnight City e We Own The Sky. Il loro front leader è il fratello del regista, Anthony Gonzalez.
Un couteau dans le coeur sarà probabilmente presentato al prossimo Festival di Cannes a maggio.
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Volevo far notare una cosa che ho visto nel trailer dell'ultimo film di Verdone: c'è una scena in cui lui si rivolge con fare aggressivo ai figli dicendo: "Vostra madre mi ha tradito con la mia commessa, ma vi pare una cosa normale!?". Il fatto è che ci sarebbe anche un'altra scena in cui Lucrezia Lante della Rovere (la moglie) dice semplicemente: "Si sono lesbica!", ma si è scelto di mandare in onda a rotazione l'altro frammento in cui viene colpevolizzata non tanto del tradimento e basta ma del fatto che viene compiuto con una donna come se fosse un'aggravante. Il mio non è un giudizio sul film in generale.