Il 7 ottobre del 1998 Matthew Shepard conosceva in un bar di Laramie due ragazzi, chiedendo loro un passaggio. Fu la sua fine. Matthew venne ritrovato dopo giorni di ricerche con una grave ferita alla testa, che andava dalla nuca fino all’orecchio destro. Un danno celebrale che impediva al corpo di regolare il battito, la respirazione e la temperatura corporea. Dozzine di lesioni erano sparse in tutto il corpo, in particolare sul collo, sul volto e alla testa. Il suo viso era totalmente ricoperto di sangue, ma questo non bastò. I due aggressori lo legarono a un palo, e lo lasciarono lì, ancora vivo. Dopo 18 ore un ciclista lo notò per caso e chiamò i soccorsi. I medici non poterono far altro che ricoverarlo in rianimazione, ma operarlo era fuori discussione. Alle 00:53 del 12 ottobre, il suo cuore smise di battere.
L’omicidio di Matthew Shepard, all’epoca appena 21enne, fece conoscere all’America tutta l’orrore dell’omofobia, che in tanti, troppi volevano non vedere. 23 anni dopo proprio lo Stato del Wyoming, che vanta il soprannome di “Equality State“, ha rigettato ancora una volta la legge statale contro l’omotransfobia. La maggioranza repubblicana si è rifiutata di approvare ancora una volta l’ennesima proposta di legge.
L’ultimo tentativo, H.B. 218, è stato presentato da Pat Sweeney, due settimane fa. Il Wyoming è ad oggi uno dei tre Stati d’America a non aver ancora approvato una legge contro l’omotransfobia. Gli altri due sono l’Arkansas e la Carolina del Sud. Ma l’11 marzo scorso c’è stato l’ennesimo rifiuto. Non se ne potrà ridiscutere per tutto il 2021.
Judy Shepard, madre di Matthew Shepard negli anni diventata attivista LGBT, ha amaramente spiegato a CBS News che la reputazione del Wyoming è ancora oggi segnata dall’omotransfobia. Una volta, quando era in vacanza, venne fermata da uno sconosciuto che vide la sua maglietta con sopra scritto Wyoming. Costui le chiese, “Non è dove venne assassinato quel ragazzo gay?“. Quel ragazzo gay era suo figlio. Matthew Shepard. Selvaggiamente picchiato, legato a un palo, lasciato morire, solo perché omosessuale.
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