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Aadat: il corto LGBT che parla di omosessualità in Pakistan, dove è ancora illegale essere gay

Un corto LGBT che in 13 minuti racconta la drammatica situazione delle persone omosessuali in Pakistan.

2 min. di lettura

L’obiettivo del regista pakistano, Iqran Rasheed, è molto semplice ma allo stesso tempo assai complesso: parlare di omosessualità. Ma dove? Nei Paesi dove il rapporto tra due persone dello stesso sesso è ancora illegale. In particolare, nell’Asia Meridionale. E Rasheed vuole provarci con il suo corto LGBT.

Sono la metà, 23 su 46, i Paesi asiatici ad avere leggi contro l’omosessualità. Il Pakistan, paese d’origine del regista, è tra questi. In Aadat viene mostrata la vita nascosta delle persone LGBT, attente a indossare una maschera per non far scoprire quello che devono tenere segreto a tutti i costi, pena la vita o qualche altra forma di punizione o discriminazione.

La storia del corto LGBT

Nei 13 minuti di Aadat, si racconta la storia di un ragazzo che decide di assumere un escort per avere un rapporto sessuale. Il tutto si deve svolgere di nascosto, così come la vera vita del protagonista.

In merito al corto LGBT, il 25enne Iqran Rasheed ha spiegato:

In un’epoca in cui le piattaforme stanno condividendo tutti i tipi di contenuti da tutto il mondo, ho sentito che dovesse esistere anche una storia LGBTQ dal Pakistan. I principali canali dei media non correranno mai questo tipo di rischio di produrre qualcosa di questo tipo, quindi ho provato a fare un film da solo.

Ma non è stato affatto facile trovare gli attori per questo corto:

Il processo di fusione è stato duro. Ho provato a cercare attori della mia università e alcuni amici attori si sono rifiutati di lavorare nel film a causa del contenuto. Un attore dell’università è venuto per un’audizione, l’abbiamo selezionato e quando ho condiviso la sceneggiatura completa, ha semplicemente fatto marcia indietro. 

Fortunatamente, ho finito per lavorare con un cast straordinario. Rahil Siddiqui che interpreta l’escort è della NAPA (National Academy of Performing Arts) a Karachi e Ibrahim Ali Alavi che interpreta lo studente era della mia università. È venuto per l’audizione e ho capito dopo pochi secondi che avevo trovato almeno uno degli attori.

Anche trovare gli ambienti non è stato semplice. Avevano bisogno di un hotel, ma nessuno gli concedeva gli spazi, dopo aver scoperto la natura del film. Solamente due hanno accettato.

Ho letteralmente parlato con quasi tutti gli hotel della zona vicino alla stazione ferroviaria di Cantt, Karachi, e ho ottenuto il permesso da solo due hotel. Così ci siamo andati e abbiamo girato il film in uno di loro. 

Uno dei proprietari che ha accettato di fargli girare alcune scene nel suo albergo, ha detto:

I ragazzi fanno questo (sesso con altri uomini, ndr) perché i loro genitori non li sposano all’età giusta. 

Questa era la posizione maggiormente condivisa da parte della popolazione pakistana.

Ma per Iqran Rasheed non era importante. Con il suo corto LGBT, intendeva andare dritto al punto: far parlare la gente di un argomento tabù. 

Problemi anche nella distribuzione del corto

Il corto ha visto la luce dopo un anno e mezzo di lavorazione, proprio a causa della difficoltà nel trovare un posto dove girare a disponibilità degli attori.

Una volta concluso, però, le piattaforme pakistane hanno rifiutato la distribuzione. Per Iqran l’unica opzione rimasta era pubblicarlo su YouTube. E da qui, ha ricevuto i meritati riconoscimenti: il Merit Award al Best Shorts Competition Film Festival,   il secondo posto agli EACPE Film Awards in Paksitan. 

E mentre il successo per Aadat prosegue, Iqran sta già pianificando una seconda creazione, basata stavolta sulle lotte della comunità LGBT del Pakistan. Un altro film che sicuramente sarà complesso da realizzare, ma che farà senza dubbio discutere. Proprio quello che Iqran Raheed vuole.

 

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