Sono le 11 del mattino di ieri quando un uomo fa irruzione in chiesa brandendo un coltello, per scagliarsi prima contro il “quadro della discordia”, e poi rivolgere la propria furia contro l’artista.
È successo a Modena, presso la chiesa di Sant’Ignazio di Carpi, sede del Museo Diocesano, dove è in corso la mostra `Gratia Plena´ di Andrea Saltini, travolta a inizio mese da una bufera di polemiche perché definita “blasfema” da alcuni integralisti cattolici.
Al centro delle polemiche, il quadro “INRI – San Longino”, raffigurante un uomo chino sul corpo di Cristo, che agli occhi di alcuni maliziosi osservatori apparirebbe come la rappresentazione di una fellatio. Una prospettiva smentita dall’artista, che però sarebbe bastata a rendere Saltini un target della frangia cattolica più estremista.
L’aggressione
Secondo le ricostruzioni, il responsabile dell’attacco all’artista risulta essere una persona giovane, ancora non identificata. Inizialmente, ha danneggiato l’opera d’arte spruzzandola con uno spray, per poi perforarla utilizzando un coltello a serramanico, che in seguito ha lasciato sul luogo.
Saltini avrebbe tentato di proteggere il dipinto, ed in quel momento sarebbe stato aggredito all’altezza della gola.
L’artista non ha riportato lesioni gravi e, dopo aver ricevuto alcuni punti di sutura, è stato rilasciato dall’ospedale a poche ore dall’incidente. L’aggressore è riuscito a fuggire, lasciando però dietro di sé una parrucca e una mascherina, elementi che potrebbero facilitare il lavoro delle forze dell’ordine, tra cui Digos e la Polizia Scientifica, nel tracciare la sua identità in tempi brevi.
“Dimesso dal pronto soccorso ha sporto denuncia contro ignoti e al momento si trova in evidente stato di choc – commenta Giuseppe Chierici, avvocato di Saltini – L’artista chiede all’intera comunità di Carpi di riflettere sui limiti del dissenso, del diritto di critica e di manifestazione del pensiero oltre che sul contenuto degli innumerevoli post che sono stati diffusi e condivisi sui social arrecandogli profondo turbamento. Saltini auspica che vi sia al più presto un’occasione nella quale poter dare avvio ad un confronto aperto e libero nel rispetto della sensibilità e delle opinioni di tutti”.
La Diocesi di Carpi ha definito l’aggressione una “violenza inaudita“, e ha mostrato vicinanza all’artista rendendosi anche disponibile a collaborare nelle indagini. Non si è fatta attendere anche la reazione del sindaco Alberto Belelli.
“L’atto di estrema violenza perpetrato nei confronti di Andrea Saltini non può trovare alcuna giustificazione, suscita sgomento e ferma condanna. È essenziale, che in questa circostanza, tutti si impegnino a mantenere la calma e a rifuggire da qualsiasi forma di retorica divisiva. L’atto di violenza di cui siamo testimoni è sintomo di una tensione eccessiva che, per alcuni, può sembrare giustificare atti estremi. La condanna deve essere forte ed unanime, perché quella follia fa male a tutta la comunità”.
La polemica
Inaugurata a marzo, l’esibizione è diventata immediatamente oggetto di ampie discussioni e polemiche, ma anche di una denuncia per “offesa alla religione cattolica, blasfemia e mostra di opere ritenute blasfeme in un contesto sacro“, presentata dall’avvocato Francesco Minutillo a nome di un gruppo di credenti di Bologna, Ravenna e Forlì.
Lo stesso Minutillo oggi non risparmia una buona dose di victim blaming rivolta a Saltini:
“Non commento il merito dei fatti di cronaca avvenuti oggi. Certo è che, dopo le migliaia di firme di protesta e dopo i numerosi esposti depositati e l’apertura di un fascicolo presso la Procura della Repubblica, uno spirito di sana prudenza cristiana avrebbe suggerito di togliere almeno quel quadro dalla mostra”
Parallelamente, il giornale cattolico La Nuova Bussola Quotidiana, insieme all’associazione Pro Vita e Famiglia, ha nelle scorse settimane anche avviato una raccolta firme con una petizione online che si oppone alla presenza di arte considerata blasfema negli spazi ecclesiastici, arrivando a oltre 22.000 adesioni.
Tuttavia, le accuse sono state prontamente respinte dalla Procura di Modena, che ha classificato le opere come manifestazioni artistiche legittime, escludendole dall’ambito del vilipendio deliberato alla fede cattolica.
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