Il Cassero non è più la casa di Arcilesbica Nazionale: “I sedicenti lottatori contro la violenza sulle donne, ci cacciano senza preavviso”.
Dopo la perdita di tanti circoli a seguito della nuova linea femminista radicale, Arcilesbica perde anche “il circolo”, ovvero il Cassero a Bologna. Lo spazio, condiviso da 22 anni con Arcigay e poi con altre rappresentanze della comunità LGBTI, non sarà più accessibile all’associazione guidata da Cristina Gramolini, che ha in un post di fuoco sulla propria famigerata pagina Facebook, parla apertamente di espulsione politica.
“ArciLesbica non si è allineata alla richiesta di legalizzazione dell’utero in affitto, promuovendo invece l’accesso alle adozioni – attacca la presidente dell’associazione lesbofemminista – abbiamo denunciato l’assurdità di rivendicare farmaci bloccanti della pubertà per i bambini e le bambine con comportamenti non conformi alle aspettative di genere, chiedendo invece di lasciare libera l’infanzia di esprimersi al di là degli stereotipi di genere; abbiamo criticato l’assistenza sessuale alle persone con disabilità, chiedendo per loro il pieno inserimento sociale e la non mercificazione dell’affettività; abbiamo respinto lo slogan Sex work is work, perché non normalizziamo l’uso sessuale delle donne. Siamo insomma colpevoli di avere posizioni autonome che scontentano il gotha arcobaleno, dunque per noi non ci deve essere posto al Cassero LGBT Center”.
Al fianco di Arcilesbica, che ha chiesto un incontro urgente con l’assessora bolognese Susanna Zaccaria, si sono alzate voci non proprio LGBTI: Paola Concia certo, ma anche Marina Terragni e persino ProVita. L’ennesimo segno del crescente estraniamento dell’associazione rispetto al movimento LGBTI, ma non solo.
Nel suo attacco alle altre associazioni che gestiscono il Cassero, Arcigay, Agedo, Famiglie Arcobaleno e la neonata Lesbiche Bologna, ree di averle cacciate Arcilesbica omette, piuttosto grossolanamente, un particolare.
È proprio la costituzione di Lesbiche Bologna a giustificare quanto accaduto: è questo gruppo infatti, nato dalla disaffiliazione del circolo lesbofemminista bolognese da Arcilesbica Nazionale, il titolare dei progetti sul territorio in base ai quali è stato vinto il bando di assegnazione del Cassero.
Pertanto, come spiegato dal presidente del circolo bolognese Vincenzo Branà nella lettera ad Arcilesbica e come lo stesso Branà ha poi riportato commentando il post di fuoco dell’associazione “Lo stabile in questione è di proprietà pubblica ed è stato assegnato attraverso un percorso di coprogettazione a 4 associazioni, cioè Arcigay “Il Cassero”, Lesbiche Bologna, Agedo Bologna e Famiglie Arcobaleno Emilia Romagna. Ogni altra associazione – scrive il presidente di Arcigay Bologna – per avere accesso agli spazi, dovrà costruire accordi con le realtà assegnatarie, che si fanno carico di tutte le responsabilità connesse, in sede istituzionale e giudiziaria”.
“Chissà perché – chiosa poi Branà – l’unica frase che avete scelto di occultare (nel post su Facebook) è questa”.
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