Asse Renzi – Salvini per superare il ddl Zan, così Italia Viva diventa illiberale

Allargare la Legge Mancino e oscurare l'identità di genere come tema civile e culturale. Così il partito di Renzi e Scalfarotto scivola verso posizioni punitive lontane dal pensiero liberale.

Matteo Renzi transgender identità di genere
Matteo Renzi transgender identità di genere
3 min. di lettura

Lega e Italia Viva si trovano d’accordo a superare il Ddl Zan e rilanciare sulla questione dell’omotransfobia, della misoginia e dell’abilismo estendendo la Legge Mancino già in vigore. Così facendo, Italia Viva ottiene di oscurare completamente l’identità di genere come tema civile e culturale meritevole di attenzione e di programmi educativi. Non solo. Italia Viva relega le persone LGBTQIA+, le donne e le persone disabili a semplici categorie da proteggere mediante un’aggravante del reato di odio. Insomma, un recinto di protezione che sembra più un contentino che conferma la non conformità di persone LGBTQIA+, donne e disabili alla normodotazione maschiocentrica cisgender, che una battaglia liberale per una vera eguaglianza davanti alla legge. E del resto, coerente con le proprie idee notoriamente non liberali, Matteo Salvini è d’accordo e si dice pronto a votare un’estensione della Legge Mancino. Ma andiamo con ordine.

Dalla Leopolda, tempo del potere renziano fin dai tempi della scalata al Partito Democratico, Matteo Renzi è tornato ad attaccare Pd e 5 Stelle, a suo dire colpevoli di aver rifiutato mediazioni e di aver condotto il DDL Zan sul binario morto. A Matteo Renzi ricordiamo le 5 domande poste da Gay.it, nelle quali si evidenzia come sia stata Italia Viva a preparare il terreno all’affossamento del DDL Zan. Sulla legge per la lotta ad omotransfobia, misoginia e abilismo infatti, il partito di Matteo Renzi ha giocato una partita di tattica parlamentare rivolta a manovre di potere e posizionamento politico futuri, certamente legittime, ma che evidenziamo un inedito atteggiamento illiberale da parte di Renzi, Scalfarotto e compagnia viva.

“Chi in nome di una bandierina ha illuso e deluso migliaia di persone deve semplicemente vergognarsi”, ha spiegato Renzi dalla Leopolda “Questo è quello che è accaduto per responsabilità della destra che non ha voluto approvarla e della sinistra del bla bla bla, a cominciare da Pd e 5 Stelle”.

A questo punto, il leader di Italia Viva propone un nuovo, immediato intervento:

“Abbiamo lanciato la proposta per superare il fallimento della Zan: un emendamento che estenda la tutela della legge Mancino ai reati motivati da omofobia, transfobia e abilismo. A tutti i profeti dei like, che vogliono i like ma non le leggi, noi vi lanciamo una sfida. La norma è semplice: estensione della legge Mancino. Chi vuole la legge firma l’emendamento Scalfarotto, chi preferisce il chiacchiericcio continui ad attaccarci. Io firmo l’emendamento al Senato e vediamo chi ci sta, chi è per i diritti e chi è per le chiacchiere”.

Un po’ come Berlusconi, che proclamando la democrazia liberale, ha governato cucendosi addosso leggi su misura come un autocrate centro-americano, così Matteo Renzi: un lento scivolamento verso posizioni illiberali. Complice il nervosismo derivante dall’inchiesta sulla fondazione Open, il leader di Italia Viva si dimena con insolita e inaspettata goffaggine. Il Ddl Zan infatti manteneva, nel suo perfettibile impianto, un approccio culturale alla questione. La presenza di giornate dedicate al tema dell’omotransfobia e soprattutto l’inserimento di piani educativi all’accettazione delle differenze nei programmi scolastici, unito all’inasprimento delle pene per l’aggravante di odio omotransfobico, misogino e abilista, conferiva al Disegno di Legge Zan un impianto culturale ed educativo da paese civile, che voglia procedere da un lato alla doverosa e aggravata punizione dei reati di odio, ma dall’altro anche a combattere la cultura del primato normo-centrico che è alla base di quei crimini di odio. Sorprende che i sedicenti liberali Renzi e Scalfarotto preferiscano agire soltanto sull’aggravante del reato. Non è certamente un approccio liberale, quello che preferisce utilizzare il reato penale come unica arma di intervento rispetto all’odio. E’ un po’ come dire: non insegnate nelle scuole che non bisogna odiare, basta sbattere in galera chi odia. Ma dov’è finito il Renzi liberale?

Renzi e Scalfarotto la fanno semplice. Dicono: aggiungiamo all’aggravante per i reati di odio, già in vigore con la legge Mancino, anche le motivazioni d’odio legate a omotransfobia, misoginia e abilismo. Ma la Legge Mancino è una legge punitiva, che procede come aggravante penale. Può bastare? Renzi e Italia Viva trovano infatti sponda a destra, da parte di Matteo Salvini, che del resto non è mai stato un liberale. Salvini è un uomo che antepone l’ordine alla libertà, infatti subito sui social ha replicato:

“Aumentare le pene per chi discrimina, offende o aggredisce in base all’orientamento sessuale? Per me si può votare anche domani, tanto che esiste una proposta di legge a mia firma in Senato. Se non si tirano in ballo i bambini, la libertà educativa e la libertà di pensiero, la legge si vota in due minuti”.

Dunque, coerente con le proprie posizioni, Matteo Salvini tira dritto. I due Matteo, del resto, sono politicamente in forte difficoltà, e da tempo delineano strategie comuni su più fronti. Ma su odio omofobico, misogino e abilista, c’è la sorpresa: è Matteo Renzi a modificare l’anima liberale di Italia Viva, trasformando il partito che doveva essere il cuore liberale del nuovo centro post-Draghi, in un partito semi-giustizialista illiberale, che preferisce oscurare la questione dell’identità di genere e brandire il manganello del reato punitivo, invece che organizzare una nuova educazione all’amore.

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