All’elenco degli attacchi a Paola Concia per il suo matrimoio a Francoforte con la compagna Ricarda si aggiunge l’immancabile voce di Daniela Santanché. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’attuazione del programma definisce senza mezzi termini l’unione tra le due "una baracconata". «Tutte queste robe qua – spiega – certi eccessi dei gay pride come anche il matrimonio di Paola Concia mi sembrano baracconate molto lontane dai gay moderati che sono la stragrande maggioranza della comunità, sono cose che danno fastidio. Suggerisco alla Concia che è una donna capace e intelligente di trovare altre strade più politiche, più indirizzate verso il perseguimento dei diritti individuali le sua battaglie e di non cedere a strategie autopromozionali.» E alla domanda di Klaus Davi: «Ma secondo lei i gay si sentono rappresentati da questi eventi come il matrimonio della Concia?»: «Per nulla – risponde – tutti i miei amici gay si sono sentiti completamente lontani e per niente rappresentati dal cosiddetto evento della Concia.»
Quanto ai matrimoni gay la Santanché afferma: «la maggioranza della comunità gay non li vuole, sono invece favorevoli ad un impegno per i diritti individuali». Come Carlo Giovanardi, anche Daniela Santanché sente quindi di rappresentare "la maggioranza silenziosa degli omosessuali, quelli che non vanno ai gay pride", come ebbe a dire a Torre del Lago l’alter ego maschile della sottosegretaria. Tanto da farsi portavoce del pensiero della maggioranza della comunità gay.
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