CHIESA, SACRO, DONNE E SESSO

Pastorale, riforma e omosessualità. Ne parliamo con Ausilia Riggi Pignata, vedova di un parroco, impegnata ai margini della Chiesa, autrice di un libro sulla vita religiosa femminile.

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NAPOLI – Ausilia Riggi Pignata, siciliana, settant’anni, è una donna che ha alle spalle quindici anni di vita religiosa. Laureata in Filosofia nell’Università degli Studi di Palermo, teologa riconosciuta a livello europeo, i suoi studi abbracciano l’ambito antropologico del rapporto donna-sacro. Da poco le è mancato il marito, Giacomo Pignata, col quale ha condiviso gli ultimi tre decenni della sua vita, senza smarrire gli ideali che anche lui, parroco per lunghi anni, ha continuato a coltivare con impegno, soprattutto nei luoghi in cui spira ancora la brezza rigeneratrice del Vaticano II. Ausilia ha pubblicato un nuovo libro dal titolo “Oltre il nulla, percorsi di vita religiosa femminile” che tratta ampiamente, in oltre 350 pagine, la problematica della “libertà della chiesa e della donna”, con ampi riferimenti culturali e testimonianze. Con Ausilia ci siamo spinti oltre i temi del libro chiedendole se è possibile sognare una chiesa diversa soprattutto in riferimento alle persone omosessuali condannate dalla chiesa cattolica italiana.
Ha scritto da poco un libro che racconta la sua storia, potrebbe parlarmene?

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Mi è difficile riassumere tutto: si tratta di 376 pagine. Sarebbe un mio grande desiderio che si cogliesse in esso un modo diverso di discepolato, senza distinzione di categorie nella Chiesa. Mi rivolgo soprattutto all’opinione pubblica, che rafforza i suoi totem, confidando nella protezione di persone totalmente date a Dio, diverse, che vivano fuori dal mondo. Chi si impegna maggiormente nella sequela, dovrebbe, se vuole, potersi servire in maniera proficua di strutture come gli istituti religiosi, in quanto e fino a che esse permettono di svolgere l’attività pastorale senza preoccupazioni materiali ed esistenziali; ma mai si dovrebbe affidare la propria vita all’istituzione. Nel libro lo suggerisco, soprattutto attraverso l’interfaccia delle testimonianze, mie e di altre. Limito il discorso al settore femminile, perché è il più “costretto” all’interno delle strutture.
Ausilia, nel sito di “Donne Così” (https://www.donne-cosi.org/ n.d.r.) si definisce come una “donna contro il silenzio”. Ci spiega meglio cosa vuol dire questa espressione?
Porto qualche esempio: ho una grande stima del silenzio; ma se esso serve a nascondere laceranti verità, impedisce alla società, alla chiesa, al singolo, di progredire. Non ci accorgiamo come prevalga, nell’istituzione ecclesiale e nelle altre forme associative cattoliche, l’aspetto apologetico e celebrativo?
Il rapporto donna-sacro: da quali pensieri ha origine questo binomio?
Il sacro è considerato una forma di mediazione tra il Creatore e la creatura. Il potere ha bisogno di avvalersi dell’investitura divina per imporsi. Parlo di qualsiasi potere. Di fatto la donna è stata quasi sempre adoperata come vittima sacrificale, preziosa, ma da tenere sotto controllo, soprattutto in campo religioso. Ma il discorso è ben più ampio.
Come descrive l’attuale realtà della chiesa cattolica italiana? È possibile sognare una chiesa diversa?

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Io confido molto in ciò che potrà venire “dal basso”, cioè da coloro che vivono intensamente la propria fede, nell’intimo della coscienza e nelle opere che la traducono in pratica. Nella Chiesa vedo prevalere l’aspetto trionfalistico, proprio a partire dal dichiararsi umile servitrice. E per giunta servitrice della verità! Invece di sorvegliare accanitamente sul “deposito della fede”, perché non sa vedere la profezia in chi, con molto sacrificio, apre piste nuove? Ho rispetto per i compiti da suddividere; non mi piacciono i relativismi; ma la relazionalità viva e dinamica non può restare impastoiata in modelli pre-definiti…
Noto una grande collaborazione con le comunità cristiane di base; quali sono gli obiettivi fissati e quale teologia si propone?
Forse deluderò il lettore dicendo che è impossibile fare una descrizione “compattata” di ciò che si muove dal basso. Sono la prima a suggerire strategie meno dirompenti e più di sostanza. Una teologia nuova implica una ricerca assidua, un’ermeneutica inesauribile della Parola di Dio, da liberare da tutti i fondamentalismi, voluti da chi fa uso del potere divino per rafforzare la verità stabilita una volta per tutte. Ho da aggiungere che non mi piacciono i demolitori totali; e non per una questione di metodo, ma soprattutto per dare alla ricerca il carattere che le è proprio: l’umile, paziente, assiduo scavo nella propria coscienza, sottomessa, non agli uomini, ma allo Spirito, che è il vero fulcro della fede.
Il dialogo con l’omosessualità: qual è il suo pensiero sull’argomento?
Ogni aspetto della vita va rispettato per quello che è, senza inquadrarlo in schemi prefissati. Detto semplicemente, a me non interessa una definizione dell’omosessualità; mi dispiace che qualcuno si faccia impaurire, o, peggio, soffra per le condanne e l’esclusione; vorrei dirgli: fratello, o sorella mia, usciamo dai vicoli ciechi dell’omologazione a modelli precostituiti; sono sicura che chi è considerato o si considera diverso può essere molto migliore di chi resta imbalsamato in una pretesa essenza umana! Io solidarizzo fino allo spasimo con chi subisce l’emarginazione in nome di un assoluto…
Si parla della realtà delle suore lesbiche, cosa può dirmi a riguardo? Ha conosciuto qualche suora “così”?
Ho un ricordo non bello di quando ero in Istituto. La cosiddetta amicizia particolare tra due suore era vista come qualcosa di pericoloso. Io non capivo, non avevo idea di dove volessero andare a parare con le proibizioni assolute. Se capitava che qualche suora amoreggiava con un’altra si vedeva il male e io, ripeto, non capivo. Nessuno ci diceva che esistesse l’amore lesbico. E pensa che, in letteratura greca si parlava di Saffo: strano, anche in scuola, ambiente laico (liceo statale), si dissimulava. Dunque un tabù nemmeno conosciuto come tale: ignoranza totale. Omertà? Per me sì. Ma lascio a te di interpretare.
Che posizioni assume in riferimento alle affermazioni ufficiali vaticane sul sacerdozio degli omosessuali?
Trovo assolutamente assurdo che si discrimini un sacerdote omosessuale. Penso che anche in questo caso non si ha rispetto per ciò che la persona è e sente di essere. Anzitutto non si dovrebbe parlare di sacerdozio, ma di ministero presbiterale. Questo è un servizio, un compito di responsabilità nei riguardi della comunità da curare e da accompagnare nella ricerca di fede. Che c’entra il sesso? C’entra come c’entrano gli occhi per vedere, le orecchie per sentire, il cuore per amare; insomma la sessualità è da integrare del tutto nella persona. E’ chiaro che le specificità coloreranno il ministero di certe caratteristiche: tanto meglio! L’importante è trasportare l’essere umano in una dimensione di trascendenza (che non significa mancanza di incarnazione nella realtà).
E riguardo alla pastorale verso le persone omosessuali?
Mi piacerebbe che non si facesse degli omosessuali una categoria. Come si educano insieme giovani di ambo i sessi, così ci dovrebbe essere ugualmente posto per chi vive la sessualità in altro modo. Anzi mi pare che Cristo parli bene degli “eunuchi”; e il passo in cui si attribuiscono a Lui parole di invito a divenirlo per il regno dei cieli è tutt’altro che interpretato correttamente. Lui vorrebbe dire, secondo una scuola teologica attuale, che il regno dei cieli è anche per loro: ugualmente.
Cosa mi dice sulla condanna degli atti omosessuali?
Ne dico… che i censori si facciano i fatti loro. Non c’è una regola generale né per gli etero né per gli omo. A tutti bisogna inculcare il rispetto della persona. L’impurità, dice Gesù, non viene dal di fuori, ma dal didentro, dal profondo del cuore. Un metro di misurazione, qualora lo si cerchi, è nella capacità di amare sempre più gli altri. Chi ama il suo partner dovrebbe trovare in tale amore l’ampiezza per estenderlo agli altri.
È impegnata nella pastorale con persone lesbiche o gay?
Non sono impegnata in alcuna pastorale. Quando mi ero offerta per qualche servizio in parrocchia ho trovato le porte chiuse, perché moglie di un prete che dice apertamente quello che è. Ora non ne avrei il tempo. Ma se dovessi farlo, userei tutta la mia naturalezza. Assolutamente.

Ausilia Riggi Pignata
Oltre il nulla. Percorsi di vita religiosa femminile
Edizioni Il Segno, pp. 376, 22 euro.
Le foto pubblicate in questo articolo sono state gentilmente concesse da Ausilia Riggi Pignata all’autore.
(1) Foto recente di Ausilia Riggi Pignata
(2) Foto di Ausilia Riggi Pignata con i suoi alunni
(3) Ausilia con sua madre:”Dalla mamma – commenta Ausilia – ho appreso come si ama”.

di Pasquale Quaranta

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