Messico, è un massacro: quattro gli omicidi di persone trans documentati dall’inizio dell’anno

Negli ultimi sei anni, l'ONG Letra S ha documentato almeno 513 casi di omicidi con motivazioni omobitransfobiche nel territorio messicano. Una violenza legittimata dalle stesse istituzioni.

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Due attivist* in marcia durante un corteo organizzato per protestare contro le continue violenze verso la comunità T in Messico - Fonte: Time
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Con una media di oltre 46.000 crimini ogni 100.000 abitanti nel 2023, il Messico è considerato uno dei posti più pericolosi in cui vivere, tra le violenze dei cartelli della droga, dei contrabbandieri di risorse, e l’incapacità dei governi di gestire la situazione.

Un ambiente di violenza e criminalità che ha avuto un impatto profondo sul tessuto sociale ed economico del paese, influenzando negativamente sia la qualità della vita quotidiana dei cittadini sia l’attrattività del Messico come destinazione per turisti e investitori internazionali, in un circolo vizioso inarrestabile dove le cause diventano conseguenze e viceversa.

In questo contesto già critico, le comunità più vulnerabili, come quelle travestì e transgender, sono ancora più esposte.

La violenza nei confronti delle minoranze sessuali in Messico ha raggiunto livelli allarmanti, con un tasso di aggressioni e omicidi che supera notevolmente la media globale. Una problematica spesso trascurata o inadeguatamente affrontata dalle politiche di sicurezza pubblica già annaspanti e dai programmi di tutela dei diritti umani.

Messico, un 2024 iniziato nel sangue

Secondo le autorità messicane, sono stati almeno quattro gli omicidi di persone transgender nelle sole prime due settimane del 2024. Altri due casi, ancora non confermati, sono oggi oggetto di indagine.

L’ultimo, quello di Samantha Gómez Fonseca, politica e attivista transgender freddata con cinque colpi di pistola a Città del Messico, nel distretto sud di Xochimilco. Una tragedia che fa seguito a un altro episodio simile, che ha coinvolto l’attivista transgender Miriam Nohemí Ríos, uccisa sul posto di lavoro da due trafficanti di droga.

Sabato, la polizia ha scoperto un altro cadavere appartenente a una donna transgender, in un fosso a bordo strada. Il tragico ritrovamento è avvenuto solo un giorno dopo l’omicidio di Ivonne, anch’essa transgender, e del suo fidanzato.

È impossibile però per le associazioni e i gruppi di attivistǝ definire in maniera chiara i numeri del massacro, perché le autorità si rifiutano di collaborare.

Spesso, questi casi vengono infatti insabbiati e ignorati dalla polizia a causa degli altissimi livelli di corruzione e della mancanza di fondi per i distretti locali. Il 99% dei crimini, in Messico, rimangono quindi irrisolti.

Le cause

In Messico, le minoranze sessuali sono oggetto di una spietata persecuzione, corroborata da una cultura machista e da una forte influenza cattolica integralista inamovibili, nonostante i diversi progressi compiuti in ambito di diritti civili. 

La comunità LGBTQIA+ è sconvolta dalle statistiche, ma non sorpresa: durante una marcia di protesta contro le politiche inadeguate del governo in ambito di tutele per le minoranze sessuali organizzata lunedì, l* attivist* hanno puntato il dito contro le retoriche d’odio anti-queer, pervasive nelle istituzioni. 

In prima fila, ci sarebbe dovuta essere Samantha.

La scorsa settimana, lo stesso presidente Andrés Manuel López Obrador aveva infatti descritto la deputata transgender Salma Luevano come “un uomo vestito da donna. Le scuse sono arrivate poche ore dopo, ma ancora una volta dichiarazioni simili potrebbero essere servite a legittimare ulteriori violenze.

Negli ultimi sei anni, l’ONG Letra S ha documentato almeno 513 casi di omicidi con motivazioni omobitransfobiche in Messico, un dato allarmante che evidenzia la gravità e l’urgenza della situazione. Tra questi spicca il tragico caso di Jesus Ociel Baena, notǝ per essere statǝ lǝ primǝ giudice non binariǝ del paese.

“L’atteggiamento delle istituzioni non solo legittima i crimini d’odio nei confronti della comunità transgenere, ma si configura come una forma di necropolitica – un governo che esercita il proprio potere attraverso la morte e l’esclusione di specifici gruppi sociali – si legge in un post Instagram pubblicato dall’organizzazione ELLES Trans Mexico.

In questo scenario, l’aggressione contro la comunità trans non è solo un atto di violenza, ma un tentativo di consolidare il potere politico attraverso l’esclusione e, in alcuni casi, l’annientamento di un gruppo di persone, in nome di un’identità nazionale percepita come sovrana e religiosamente definita.

Di fronte a questa realtà, è imperativo raddoppiare gli sforzi per denunciare l’odio transgenere e assicurare la protezione dei diritti della comunità trans. È fondamentale invitare gli alleati a sostenerci e mostrare che, nonostante le differenze interne, come comunità condividiamo la stessa vulnerabilità alla violenza. Siamo una comunità esposta alla violenza, ma è nostro dovere resistere attivamente ad essa”.

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