Dividi et impera. Trovare un nemico verso cui aizzare la popolazione e distrarla dall’incapacità del proprio governo di affrontare problematiche ben più pressanti – ma altresì molto più complesse da decostruire – è una tattica che, ciclicamente, l’élite utilizza per tenersi stretto il proprio potere, costi quel che costi.
Non importa, infatti, se di mezzo ci vanno popolazioni vulnerabili, già marginalizzate, anzi. È ancora più facile posizionarci sopra il mirino.
“In nessun luogo ho incontrato tante persone primitive, arroganti, volgari e cattive insieme come tra questi attivisti transgender. Dobbiamo proteggere i nostri figli da queste ‘persone’” – chiosava lo scorso maggio, l’ex primo ministro slovacco e poi ministro delle Finanze Igor Matovič.
Due mesi dopo, il Primo Ministro ungherese Viktor Orbán accusava l’Unione Europea di aver abbandonato l’eredità cristiana a vantaggio di quello che egli definisce come “paganesimo edonistico promosso dalle campagne di genere LGBTQIA+”, sostenendo nel contempo che tali campagne siano dirette contro l’Ungheria.
Grazie a tale retorica, in soli tre anni Orban è riuscito a rendere illiberale l’Ungheria, arrivando a limitare la libertà di stampa e di informazione, con poche conseguenze e tanto da guadagnarci.
È così palese e banale da sembrare assurdo, eppure – a pochi mesi dalle elezioni europee, in cui 350 milioni di cittadini saranno chiamati al voto – sembra sia proprio questa la strategia che gli esponenti di alto profilo dell’ultradestra conservatrice europea abbiano deciso di adottare – forti del sostegno di una facoltosa rete politica e associazionistica internazionale.
“Sento dichiarazioni scioccanti quando presiedo la plenaria – racconta ad Euronews il vicepresidente del Parlamento europeo Marc Angel, che copresiede l’intergruppo LGBTQIA+ composto da 161 membri – Se i politici usano questo tipo di linguaggio, è chiaro che anche la gente lo userà. Dobbiamo essere consapevoli che esiste un movimento anti gender, finanziato dal Cremlino e da altri attori, e che dobbiamo contrastare la loro narrativa”.
Secondo i dati raccolti da ILGA Europe – gruppo di difesa dei diritti LGBTQIA+ – il discorso d’odio contro la nostra comunità cresce infatti di giorno in giorno, diffondendosi nelle aule istituzionali come una bituminosa macchia di petrolio sulle democrazie europee.
In 32 paesi – di cui 19 Stati membri – si è infatti riscontrato un aumento delle retoriche anti-LGBTQIA+. Tra questi, anche Danimarca, Finlandia, Paesi Bassi, Spagna, Irlanda, Svezia e Portogallo, oltre a Croazia, Slovacchia, e Ungheria.
Una chiara strumentalizzazione volta a guadagnare il consenso senza dover necessariamente proporre niente di rivoluzionario per risolvere i problemi di un’UE sempre più divisa. Le campagne di disinformazione, l’odio e l’allarmismo sono strumenti molto più efficaci e immediati per colpire alla pancia della popolazione.
“I valori e gli standard fondamentali su cui è stata fondata l’Ue, il rispetto della dignità umana e dei diritti umani, la libertà, la democrazia, l’uguaglianza e lo Stato di diritto, sono messi in discussione” – spiega Katrin Hugendubel, direttore dell’Advocacy di ILGA-Europe – “I diritti umani, e in particolare i diritti umani delle persone LGBTQIA+ sono messi in discussione da parte delle forze di estrema destra. I diritti e l’umanità delle persone LGBTQIA+ sono sempre più sfruttati per dividere le società e minare la democrazia, lo Stato di diritto e i diritti umani”.
Ed è un’ondata d’odio e di terrore che non risparmia nessuno, tanto meno l* bambin*. Sì, perché l’attacco indiscriminato dell’ultradestra verso la comunità – e in particolare, quella transgender – è anche verso i minori, che ogni giorno rischiano di veder erodere il proprio diritto all’autodeterminazione e alla dignità, ma anche alla salute mentale.
“I politici stanno demonizzando la comunità LGBTQIA+ e usano i bambini come argomento per dimostrare che devono essere protetti dal male” – continua Hugendubel – “La demonizzazione e la paura hanno in realtà un impatto negativo non solo sui giovani LGBTQIA+, tra cui si registra un aumento dei problemi di salute mentale e dei tassi di suicidio, ma su tutti i bambini della nostra società. E questo è davvero, davvero preoccupante”.
Da qui, l’appello dei candidati di sinistra, liberali e di centrodestra, che hanno già firmato una Dichiarazione sulla promozione dei diritti LGBTQIA+ in vista del voto. Anche se, secondo Hugendubel, potrebbe non essere abbastanza.
Il più recente documento pubblicato dal Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) ha infatti evidenziato la crescente pericolosità della disinformazione che sfrutta “stereotipi generali legati all’identità”, un fenomeno che si configura come una minaccia in costante aumento per il sistema democratico e potrebbe essere impiegato come parte integrante di campagne provenienti dall’estero, mirate a influenzare il processo elettorale previsto per il mese di giugno.
“Nella campagna elettorale, nello specifico, è necessario che tutti si impegnino contro la polarizzazione e contro il fatto che il dibattito sta diventando sempre più violento” conclude Hugendubel “quindi chiediamo di ragionare. Chiediamo calma. Chiediamo comprensione”.
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.