Finalmente (sarà l’effetto post-‘Fate ignoranti’?) anche il cinema italiano si sta lentamente liberando di tutti quegli stereotipi connessi a una visione dell’omosessualità maschile tragica, lamentosa, colpevolizzata. Nella bella commedia corale ‘Il più bel giorno della mia vita‘ di Cristina Comencini, figlia del maestro Luigi, il bravo attore palermitano Luigi Lo Cascio (‘I cento passi’, ‘Luce dei miei occhi’) interpreta con misura e rigore un avvocato trentenne gay, Claudio, con molti problemi:
soffre del pregiudizio all’interno della famiglia, del fatto che la madre Irene – Virna Lisi, davvero esemplare – ignori (o faccia finta di ignorare) la sua omosessualità, dell’abbandono del fidanzato Luca perché incapace di credere che possa esistere l’amore tra due uomini.
Ma la regista evita ogni forzatura, ogni sottilineatura inadeguata o compiacimento gratuito rappresentando con semplicità le sconnessioni interiori dell’animo di Claudio: il suo sguardo dolente nell’osservare le coppie etero che si abbracciano e si tengono per mano, la sua estrema sensibilità imprigionata dal terrore di una relazione alla luce del giorno, l’oppressione famigliare che lo fa rifugiare nelle sue appassionate arringhe dove può parlare liberamente di rapporti umani e amorosi. Poi un curioso evento: il cane del suo ex si infila nel giardino della casa materna, mette incinta la cagna della padrona e fa sì che Luca sia invitato a cena con tutta la famiglia di Claudio. Il coming out contemporaneamente imbarazzante e liberatorio è inevitabile ma finalmente la personalità dell’avvocato può così esprimersi liberamente e ritrovare un equilibrio proprio grazie al forte sentimento che prova per l’amato Luca. Ed è proprio la quotidianità di coppia che viene tratteggiata con realismo: uno che fa la cravatta all’altro prima di andare a lavorare, i due che arrivano a casa con le borse della spesa o sono a letto insieme e parlano del ménage famigliare come una qualsiasi coppia etero.
Lo Cascio (foto) ha dichiarato che non intendeva "mostrare un omosessuale come una categoria ma come un ‘moto dell’umano’, come l’esplicitazione di un sentimento". "Abbiamo pensato di evitare di aderire a un clichè o a un’imitazione, così abbiamo tolto all’omosessualità ogni caratteristica legata all’atteggiamento.Volevamo mostrare un uomo che si innamora di un altro uomo". Ed è proprio il coming out di Claudio che permetterà di far da collante ai drammi delle sorelle (Sara – Margherita Buy – vedova e terrorizzata che il figlio con cui ha un difficile rapporto possa morire in un incidente, e Rita – Sandra Ceccarelli – che è in crisi col marito e ha una storia con un fascinoso veterinario), risvegliando nell’intera famiglia il bisogno di una schietta autenticità sentimentale. E finalmente vediamo al cinema un gay appassionato di sport (altro tabù superato?) visto che Claudio adora calcio e vela ma proprio per la sua omosessualità gli era stato impedito dalla sorella Sara di frequentare il figlio per timore che gli trasmettesse inclinazioni gay (e questo è lo snodo narrativo più interessante del film poiché il ragazzo tenterà il suicidio proprio per i suoi problemi sessuali di approccio con le ragazze).
Se lo sfondo di una Roma monumentale con basiliche e chiese scampananti è invece più convenzionale come del resto la cornice dei bambini innocenti che, come insegnò De Sica, ci guardano e cercano di capire come evitare gli errori dei genitori (‘Il giorno più bello della mia vita’ è anche quello in cui una delle figlie di Rita festeggia la prima comunione riprendendo con una videocamera la sua famiglia come accadde al matrimonio della nonna decenni prima) e la direzione degli attori non ha molti guizzi personali ma scivola a tratti verso una matrice un po’ televisiva, questa commedia onesta e mai banale, non priva di molti spunti ironici (il personaggio della Buy diffidente che ha una liaison telefonica con uno sconosciuto che si scopre potenziale assassino è spassosissimo) è un bell’esempio di come il ricco ‘cinema dei padri’ possa aggiornarsi intelligentemente alle complesse evoluzioni della società contemporanea. E lo sguardo torvo di Claudio bambino, che osserva con inquieta consapevolezza i suoi famigliari davvero diversi da lui e intuisce il difficile cammino interiore che lo attende, è davvero toccante.
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