“Elliot Loves”, un dominicano gay in cerca d’amore a Giffoni

Il romanticismo estremo è la nuova frontiera del cinema queer come dimostra questa riuscita commedia drammatica dell'italo-americano Gary Terracino che sarà presentata sabato al Giffoni Film Festival

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Provocatorio? Trasgressivo? Non allineato? Il cinema queer contemporaneo sembra davvero l’opposto. A riprova di una sorta di "cinenormalizzazione" omosex emotiva e sentimentale, garbata, introspettiva, verrà presentata in anteprima europea sabato prossimo al Giffoni Film Festival, manifestazione dedicata al cinema per ragazzi in corso nel piccolo centro salernitano di Giffoni Valle Piana, la valida commedia drammatica Elliot Loves dell’italo-americano Gary Terracino, opera prima vincitrice del premio del pubblico all’ultimo Miami Gay and Lesbian Film Festival.

L’appuntamento è alle ore 19 nella sala Lumière per scoprire, all’interno della sezione Generator +18, questo sensibile e intelligente racconto di formazione realizzato in maniera assolutamente indipendente con un crowd funding pubblicizzato attraverso il sito KickStarter.com che ha permesso di rastrellare i 9.000 dollari necessari per terminarne la post-produzione.

"Elliot Loves", un dominicano gay in cerca d'amore a Giffoni - elliotlovesF1 - Gay.it

Nonostante il budget esiguo a cui sopperisce con brillanti idee di regia quali inattesi inserti in animazione, Terracino realizza un riuscito ritratto a tutto tondo della giovinezza di un dominicano meticcio che dà il titolo al film, "Elliot che dal tedesco significa ‘colui che cammina con Dio’" come ama ricordare. Costruito montando in alternanza episodi della vita di Elliot a undici anni e a ventuno, riesce efficacemente a contrapporre una drammatica infanzia segnata dall’assenza del padre che abbandonò incinta la madre soprannominata Ma con cui Elliot ha sempre avuto un rapporto molto stretto (e i successivi compagni di lei sono violenti col bimbo o lo ignorano), alla spensierata gaiezza quasi fiabesca dei vent’anni in cui il protagonista cerca forsennatamente l’amore e, ingenuamente, si invaghisce di tutti i ragazzi che incontra, alla ricerca ossessiva di quel "Dio" in realtà assai terreno con cui accompagnarsi nella vita come suggerisce il suo nome di battesimo. Senza forzare mai la mano ma con un’accortezza e un’acutezza psicologica che rende Elliot Loves perfetto per un pubblico giovanile, Terracino riesce a coinvolgere lo spettatore rendendo credibili tutte le contraddizioni dell’animo di Elliot, il cui romanticismo estremo non è solo una reazione anche un po’ naif alla mancanza di amore paterno durante l’infanzia ma viene inteso come una ricetta esistenziale per infondere un po’ di magia nella vita quotidiana, a dimostrazione che se lo si desidera realmente ‘prima o poi l’amore arriva’ davvero. Che dopo tanto sesso, porno-sperimentazioni fantasiose, multigeometrie erotiche e varianti fetish sia il romanticismo più tradizionale a rappresentare il vero approdo alla serenità interiore?

Ottime le interpretazioni dei protagonisti che reggono lunghe scene dialogate con intensa partecipazione: Elliot è incarnato da Quentin Arujo (strepitosi i suoi monologhi in bagno in cui immagina bizzarri spot tv gender) e dall’espressivo Fabio Costaprado, mentre la mamma sentimentalmente incauta ha il bel volto di Elena Goode che era una delle "vergini guardiane" ne Il dittatore di Sacha Baron Cohen. È inoltre interessante la rappresentazione della comunità gay dominicana in realtà molto aperta alla multietnicità e meno ghettizzata di quanto si possa pensare.

Il progetto ha una genesi autobiografica, come spiega il regista: "Ho realizzato Elliot Loves perché dovevo farlo. Su un piano personale, sentivo un intenso bisogno di condividere la mia storia, il percorso che mi ha portato a superare gli abusi e a imparare ad amarmi".

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"Ma su un piano più generale – continua Terracino – la forte influenza del grande regista François Truffaut e della sua opera antesignana, I 400 colpi, mi ha incoraggiato a condividere la mia storia, come lui ha condiviso la sua cinquant’anni fa, in un modo autenticamente cinematografico, così da poter parlare al giovane pubblico di tutto il mondo. Elliot Loves è pieno di effetti visivi e di inserti d’animazione, e utilizza tecniche cinematografiche che il pubblico giovane sente a sé vicine. Credo nella giustapposizione dei generi – commedia, mélo, farsa, comicità slapstick – e nella struttura parallela di questa storia, con cui ho tentato di creare qualcosa di completamente nuovo, come Truffaut creò qualcosa di nuovo tanti anni fa. Insomma, con ‘Elliot Loves’ volevo raccontare la mia storia personale, ma volevo anche tracciare un nuovo percorso cinematografico. Spero di esserci riuscito".

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