Ex sindaco di Milano e attuale europarlamentare, Giuliano Pisapia è tornato a chiedere diritti LGBT dalla propria pagina social. “Se sei genitore in un Paese, sei genitore in ogni Paese“, ha scritto Pisapia, facendo sue le parole pronunciate dalla Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen in occasione di un dibattito al Parlamento europeo.
“Un concetto che può sembrare scontato ma non lo è per le famiglie LGBT“, ha sottolineato Pisapia. “Nonostante il riconoscimento parentale in uno Stato dell’Unione, all’atto del trasferimento in un altro paese europeo o nel caso di coppie di nazionalità diversa il diritto alla genitorialità viene troppo spesso negato. Il risultato? La discriminazione nei confronti dei figli di queste coppie a cui per esempio non viene riconosciuta la cittadinanza o l’accesso all’istruzione pubblica nello stato del genitore non biologico“.
L’ex deputato per Rifondazione Comunista ha fatto l’esempio di Sara, “figlia di una cittadina di Gibilterra e di sua moglie di nazionalità bulgara. Le autorità bulgare si rifiutano infatti di rilasciarle il certificato di nascita in quanto “non può essere figlia di due madri”. Sara, si trova in Spagna e non può lasciare il paese in quanto sprovvista di un passaporto. Lo Stato bulgaro privandola della cittadinanza le nega il diritto a essere europea, a potersi muovere liberamente all’interno dell’Unione, ad avere accesso gratuito alle cure sanitarie, alla scuola e a molti altri diritti che le spettano per nascita. Oggi la Corte di Giustizia dell’Unione Europea sentirà la famiglia e le autorità bulgare e desidero quindi esprimere a loro e a tutte le altre famiglie LGBT la mia piena solidarietà. Non si tratta più solo di una battaglia per i diritti delle persone LGBT ma di difendere e tutelare i diritti di migliaia minori ingiustamente discriminati“.
Da sempre al fianco della comunità LGBT, nel 2016 Pisapia aveva unito civilmente Giambattista e Giancarlo, insieme da 34 anni. Nel 2019, invece, aveva duramente attaccato l’omofobo presidente brasiliano Jair Bolsonaro.
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