Guglielmo Scilla, intervista: “Mi sconsigliarono di fare coming out. Potessi tornare indietro lo farei prima”

"Preferisco non fare l'attore e poter essere me stesso nella vita che dover fare l'attore sia al cinema che nella vita privata".

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Guglielmo Scilla, intervista: "Mi sconsigliarono di fare coming out. Potessi tornare indietro lo farei prima" - Guglielmo Scilla foto - Gay.it
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Romano classe 1987, Guglielmo Scilla è sbarcato al Lovers Film Festival di Torino per un talk con Vladimir Luxuria, direttrice della manifestazione. Nato youtuber, con lo pseudonimo di Willwoosh, Scilla ha poi fatto di tutto, passando dalla recitazione alla conduzione, dalla scrittura alla radio, continuando a crescere sul fronte social, con quasi 700.000 follower Instagram, 165.000 su TikTok e 518.692 su Twitter.

In questo momento felicemente e dichiaratamente single, Guglielmo ha rivelato nel corso della serata di aver scritto 100 pagine di un romanzo per ora rimasto in un limbo, perché considerato “fuori fuoco” dalla casa editrice. In attesa di capirne il significato, e di poterlo ritrovare in libreria, l’abbiamo intervistato.

 

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Tu sei stato forse il primo Digital Creator italiano quando neanche si sapeva cosa significasse. 15 anni dopo sei diventato un imprenditore digitale con una tua azienda. Quanto i tanto demonizzati social nella loro visione di spazio libero e sicuro nel quale esprimersi hanno contribuito a migliorare il quotidiano sociale, a rendere più visibile e rappresentato ciò che i media meanstream lasciavano volutamente ai margini.

“In realtà ne esistevano due prima di me. Che erano Frank e Clio. Ed entrambi hanno avuto ottime carriere, non sono riuscito a seguire il trend! I social sono una cassa di risonanza pazzesca, anche di tanta ignoranza. Il terrapiattismo è stato divulgato e ha avuto eco grazie soprattutto ai social. I social sono come una macchina, c’è chi riesce a guidarla e chi ci fa degli incidenti. Ma permettono di dare visibilità e fare eco a messaggi positivi. Basti pensare a dove saremmo oggi se ci fosse solo la stampa per parlare di genocidio”.

Tu hai fatto pubblicamente coming out il 13 settembre del 2017. Da quel momento in poi hai girato un solo film e sei sparito dalla serialità televisiva, fatta eccezione per un episodio di Love Snack.  C’è della casualità, è stata una tua scelta o quel coming out ha effettivamente influito sulla tua carriera di attore.

Ho avuto modo di parlarle in passato e ricevere alcuni feedback, che mi hanno fatto sorridere e riflettere. Mi hanno detto “magari non è che il tuo coming out ha semplicemente permesso alle persone di capire che sei un cane?”. Per cui ti dico, secondo me all’interno di quella che è la mia nuova narrativa, preferisco che sia stato così perché non abbastanza bravo piuttosto che gay“.

Ma una percezione, all’epoca, c’è stata?

Non fu una percezione, me lo dissero proprio. Mi era stato detto di non fare coming out all’interno del mondo dei casting. Ci rimasi un po’ male, ma oggi posso dirti che preferisco non fare l’attore e poter essere me stesso nella vita che dover fare l’attore sia al cinema che nella vita privata”.

Potessi tornare indietro, a quel 13 settembre del 2017, lo rifaresti?

“Se potessi tornare indietro avrei anticipato il mio coming out, ma mi sarei mosso in maniera più intelligente a livello lavorativo. Credo di aver fatto tante cose giuste e tante cose istintive, nella mia vita. E non sempre quelle istintive sono sempre state le più corrette, da un punto di vista lavorativo. Magari ci sono stati dei periodi in cui mi sono preso delle pause perché avevo bisogno di prendere fiato, perchè non avevo nulla da dire, perché era diventato un po’ trito e ritrito quello che facevo. Qualcun’altro mi avrebbe detto “che ti frega, troviamo un modo di evolverci, piangi da un’altra parte”. Io invece ho provato a curare un pochino di più il mio aspetto umano e personale, e meno quello di esserci per forza, di dover continuare ad aprire la bocca senza aver nulla da dire”.

Effettivamente, sul piano televisivo nel 2017 ti abbiamo visto come concorrente a Pechino Express e nel 2022 a Celebrity Chef con Alessandro Borghese. L’impressione è che tu non voglia apparire a tutti i costi, che non muoia dalla voglia di esserci.

“Sì, è vero. 2017/2019 ho fatto due anni a teatro con Grease, mentre nel 2020 ho aperto la mia società e mi sono concentrato su questa nuova strada. Ma c’è da dire che non ho più avuto un agente, quindi non è proprio capitato. Non è successo, non ci sono stati provini andati male o scartati. Non ci sono state più occasioni, non ho avuto la testa, la voglia”.

Guglielmo Scilla, Non sono una signora
Guglielmo Scilla, Non sono una signora – Foto: Screenshot RaiPlay

La scorsa estate sei invece stato una strepitosa Ava Kedavra in Non sono una Signora, programma andato benissimo nonostante la zero promozione, i continui rinvii in palinsesto e la messa in onda in pieno giugno. Eppure la Rai non l’ha rinnovato per una 2a stagione. Perché l’arte drag fa così tanta paura?

 

“Quello che terrorizza dell’arte drag è il fatto che chi la immagina, la vede fotografata, è ignorante, nel senso che non la conosce. È come se io vedessi un rottweiler e non ne avessi mai accarezzato uno, fa paura, fa terrore. L’arte drag libera, rompe quelli che sono alcuni preconcetti, destruttura. Molte persone che fanno drag, quando si ritrovano con quella che potrebbe sembrare una maschera sono più liberi, diversi. Ti permette di fare cose che anche io, senza tacchi, non avrei mai fatto. Non mi sarei mai messo a fare determinate cose, e invece è una grande celebrazione di chi siamo e di quello che ci piace. Ma soprattutto, è una performance. L’arte drag è una forma d’arte. Non a caso l’arte drag è composta da tante cose. Hai la stand-up comedian, performer pazzeschi, cantanti assurdi. Per non parlare delle icone della moda. Ad oggi l’arte drag è un’arte che ci permette di crescere, evolversi, e ridere anche in maniera nuova, riflettere in modo inedito, in un modo che non riesce ad essere controllato dai media. Un modo che appartiene al mondo queer. E questa cosa è devastante per chi vorrebbe controllarla”.

Nel dubbio Mamma Rai non ha rinnovato Non sono una Signora, che potrebbe risorgere altrove.

“Sai qual è la cosa bella di questo programma? È che non ha voluto strumentalizzare la cultura queer. Chi ci lavorava erano persone queer. Io ho fatto la mia performance con La B. Fujiko, che è IL vogueing in Italia. I ballerini che hanno ballato con me erano due mostri sacri. C’era Nick Cerioni dietro Non sono una Signora. È una drag che mi ha fatto la parrucca, il corsetto. Questo è rappresentare senza sfruttare”. “Però per fortuna che non sono arrivato in finale”.

Perché?

“Un dolore incredibile. Credo che le drag non abbiano una parte del loro colpo che non stia pulsando. Dal corsetto strettissimo ai tacchi, dalla testa ai piedi, vero dolore fisico. Non l’avevo mai fatto, ma ammetto che appena ho scoperto che avrei partecipato ho passato un mese sui tacchi, ma sul palco avevo paura di scivolare. Però sul pavimento del mio ufficio ci camminavo da paura”.

Youtuber, attore, scrittore, speaker radiofonico e conduttore, doppiatore, imprenditore, influencer, attivista. Dovendo scegliere una sola etichetta, non tanto in riferimento al presente quanto per il futuro, quale faresti tua e perché.

“Scrittore, autore. Perché è stato il mio problema più grande. Quando ho fatto film e serie, io ero il rompiscatole che andavo a dire “perché questa cosa è così, ma non ha senso”. La cosa che più mi premeva era il senso di quel che veniva detto, fatto, e il come si potesse far meglio. Immagina il piacere di lavorare con me (ride, ndr). Non ho la smania di apparire per forza, anzi per assurdo apparire ti mette molto più alla mercé delle critiche. Stare dietro le quinte mi piace, sono quelle cose che mi hanno fatto stare meglio. Anche in radio stai dietro le quinte, ma la radio è un mezzo troppo quotidiano e io non sono per fare la cacca tutti i giorni ma una volta a settimana e bene“.

Viva la stitichezza, ma oggi come sta Guglielmo Scilla.

Ti dico che il 2024 è stupendo. È pazzesco. Cosa è successo? Niente. Ho proprio cambiato il cervello. Un tempo mi facevo deprimere di più di quanto ne valesse la pena. Tutti maturiamo, è un momento bello, per me, ed è una vera conquista“.

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Guglielmo Scilla

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