La Camera dei Comuni canadese ha ieri approvato uno storico disegno di legge che ufficializza il divieto alle cosiddette terapie di conversione. Un déjà-vu. La stessa cosa è accaduta a giugno, ma il ddl non ha fatto in tempo ad arrivare in Senato causa le elezioni federali che hanno visto il Justin Trudeau riconfermato nella carica di Primo Ministro.
Dopo pochi mesi e con le Camere riformate, in Canada, si ritorna a parlare di terapie di conversione (LGBT conversion therapy). La Camera dei Comuni ha votato all’unanimità per vietarle. La misura era stata proposta dal Partito liberare di Trudeau, ma ha ricevuto applausi e approvazione da tutta la Camera. Ora si dovrà passare all’approvazione del Sanato, per poi arrivare alla vidimazione finale e diventare legge entro pochi mesi.
Il leader conservatore Erin O’Toole ha chiesto al suo Partito di astenersi dal voto. Il ministro del turismo Randy Boissonnault, che è anche consigliere speciale di Trudeau sulle questioni LGBTQIA+, ha dichiarato: “Nessuno può acconsentire alla tortura”,
“È un grande giorno per i sopravvissuti, sapere che nessun altro passerà quello che hanno passato loro”.
Diversi parlamentari conservatori avevano espresso la preoccupazione che la formulazione del disegno di legge potesse criminalizzare le conversazioni private sulla sessualità o sull’identità di genere tra bambini e insegnanti, leader religiosi o professionisti della salute mentale. Ma il ministro della Giustizia federale David Lametti ha affermato che tali obiezioni erano infondate.
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