Il Montenegro candidato all’ingresso UE tra “sterilizzazione forzata” delle persone trans e linguaggio d’odio rampante

"Da ‘frontrunner nei Balcani siamo diventati un paese in stagnazione, e nessun pinkwashing ci aiuterà a rilanciare il processo di adesione all’UE"

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Montenegro Pride 2023 | Fonte: IG
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Ad oggi, i paesi candidati per entrare in Unione Europea sono nove. Tra questi, anche il Montenegro, piccolo stato della penisola balcanica, oggetto di un approfondito report da parte della Commissione Europea, volto a verificarne anche i progressi legislativi in ambito di diritti civili.

Emerge che, insieme a pochi altri, il Montenegro dispone di una legislazione ancora profondamente retrograda e stagnante per quanto riguarda le tutele della comunità LGBTQIA+ – oggetto peraltro di continue discriminazioni e linguaggio d’odio da parte di una popolazione ancora ostile a tutto ciò che si discosta dall’eteronormatività.

Non va meglio anche sul fronte delle istituzioni, che mancano della volontà politica di affrontare le diverse problematiche che affliggono le minoranze sessuali. Tra queste, il trattamento riservato alle persone transgender e gender non conforming, che per modificare il proprio genere sui documenti ufficiali devono ancora oggi sottoporsi obbligatoriamente a un intervento chirurgico di cambio di sesso – secondo l* attivist*, una vera e propria sterilizzazione forzata.

Se il lavoro di ONG e organizzazioni LGBTQIA+ è instancabile, i progressi sono lenti e calmierati.

L* attivist* transgender: “Siamo costrett* a scegliere tra una violenza o un’altra

Secondo Jovan Džoli Ulićević, presidente dell’associazione LGBTQIA+ Spektra con sede nella capitale e persona transgender sottopostasi alla procedura di sterilizzazione, il problema sta nell’ignavia di governo e istituzioni nell’intervenire sulla situazione:

“Questa norma ci costringe a scegliere tra violenza di stato e violenza sociale, perché chi ha un documento che non corrisponde alla sua identità inevitabilmente incorre in situazioni in cui, esibendo quel documento – in banca, in posta o in qualsiasi istituzione – diventa vittima di violenza. Già solo il fatto che una persona sia costretta a sottoporsi alla sterilizzazione incide sulla sua salute e il benessere complessivo. La vita di chi è stato privato della libertà di disporre del proprio corpo ne risente fortemente”.

In un paese in cui stereotipi e pregiudizi verso la comunità LGBTQIA+ sono ancora profondamente radicati e pervasivi, le persone queer si trovano tra incudine e martello. Da una parte, una popolazione incurante se non ostile alla questione. Dall’altra uno stato che trascura le esigenze delle minoranze sessuali.

Una recente ricerca ha dimostrato che in Montenegro oltre il 40% delle persone LGBTQIA+ ritiene di essere sottoposto ad una minaccia esistenziale, mentre il 77% teme di poter diventare vittima di emarginazione o discriminazione rivelando il proprio orientamento sessuale o la propria identità di genere.

“Non è accettabile. Ad essere in gioco – commenta Ulićević – è il diritto all’autodeterminazione di tutti i cittadini, non solo delle persone transgender. Una società è libera nella misura in cui riconosce il diritto di ogni individuo di disporre liberalmente del proprio corpo e della propria vita”.

Il paradosso è che la legge montenegrina non richiede espressamente l’intervento chirurgico di cambio di sesso per la rettifica del genere sui documenti. Si tratta infatti di un’interpretazione fallace discriminatoria della legge sui registri delle nascite, che viene diffusamente applicata, ma che potrebbe benissimo essere contestata in tribunale.

“Se una persona transgender decidesse di sporgere denuncia contro lo stato montenegrino, sicuramente vincerebbe la causa, appellandosi anche alla prassi della Corte europea dei diritti dell’uomo. Tuttavia, le persone trans preferiscono non denunciare lo stato perché attualmente facciamo parte di un gruppo di lavoro, creato dal ministero dei Diritti umani e delle Minoranze, impegnato nell’elaborazione di una legge sul riconoscimento giuridico del genere basato sull’autodeterminazione”, spiega Ulićević.

Il procedimento è però lentissimo: si prevede infatti che dopo anni di tavoli tecnici, la legge verrà approvata probabilmente solo nel 2025.

“Il gruppo di lavoro creato dal ministero ha il compito di proporre un progetto di legge soddisfacente, poi spetta al governo e al parlamento approvarlo. Resta però da vedere se i decisori politici si dimostreranno pronti ad adottare una normativa capace di porre fine alla pratica inumana della sterilizzazione e di garantire il rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali” conclude Ulićević.

Montenegro: da “golden child” dell’integrazione europea a paese in stagnazione

Agli albori, Montenegro sembrava essere determinato a compiere tutti gli step necessari per adeguare i propri regolamenti ai requisiti imposti dall’UE. Un percorso che ha rallentato notevolmente negli ultimi anni, fino ad arrivare alla stagnazione a cui assistiamo oggi.

“Così da ‘frontrunner nei Balcani siamo diventati un paese in stagnazione, e nessun pinkwashing ci aiuterà a rilanciare il processo di adesione all’UE. La comunità queer montenegrina ritiene inaccettabile qualsiasi tentativo di sfruttare la persone LGBT+ a fini politici. Per noi la lotta queer è strettamente legata alla lotta di classe, all’anticolonialismo e a tutte le altre forme di lotta contro l’oppressione” spiega Ulićević.

Secondo il Ministero dei Diritti Umani e delle Minoranze – che nel 2023 ha stanziato 250.000 per la promozione e la tutela dei diritti LGBTQIA+ – non si tratta di stagnazione, bensì della volontà di stillare un regolamento coerente ed omnicomprensivo su cui non ci sarà bisogno di intervenire ulteriormente in futuro.

L’auspicio del ministero dei Diritti umani e delle Minoranze è che, adottando questa legge, “il Montenegro dia prova della sua dedizione al rispetto dei diritti delle persone LGBTQIA+ e alla creazione di una società inclusiva in cui ognuno abbia il diritto di essere ciò che è, a prescindere dalla propria identità di genere”.

Il problema dell’incitamento all’odio

Nell’attuare i nuovi regolamenti volti a garantire una maggiore inclusività a livello istituzionale per la comunità LGBTQIA+, il Montenegro  non può però trascurare anche il proliferare del linguaggio d’odio rivolto alle minoranze online ed offline, per cui il paese era già stato ammonito dall’UE nel 2017. 

Nel 2023, gli episodi di questo tipo che hanno raggiunto le aule di tribunale sono stati 76, ma e altre istanze in cui è stata sporta una denuncia per incitamento all’odio sono ben di più: il LGBTQIA+ Forum Progress ne ha registrate 222.

Registriamo un aumento del numero di denunce presentate rispetto al periodo precedente al 2022, conseguenza dell’aumento di messaggi d’odio online contro le persone LGBT+. Attualmente stiamo conducendo un’analisi dettagliata delle denunce presentate per avere a disposizione informazioni accurate sulle tendenze, i contenuti dei commenti e altri aspetti importanti” spiega John M. Barac, presidente di LGBT Forum Progres.

Secondo l* attivist*, il progresso legislativo per la tutela dei diritti LGBTQIA+ potrà dirsi concreto solo quando verranno applicate anche le leggi già esistenti contro le discriminazioni.

Il Montenegro dispone di un solido quadro normativo, in gran parte allineato [alle leggi europee], la sua applicazione però è del tutto inadeguata, dalla protezione delle vittime di violenza e odio all’assistenza sanitaria, passando per l’accesso all’istruzione, l’inclusione sociale, la partecipazione politica e altri diritti” conclude Barac.

 

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