L’AMORE SECONDO OZPETEK

"La Finestra Di Fronte", attesissimo film del regista delle Fate Ignoranti conquista la critica nella anteprima per la stampa. Storia di una coppia sposata sconvolta dall'incontro con un anziano gay.

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ROMA – “Ognuno lascia qualcosa dietro di sè: questo è il segreto della memoria” dice Giovanna Mezzogiorno nel finale del nuovo, attesissimo film di Ferzan Ozpetek “La finestra di fronte” che uscirà nelle sale italiane il 28 febbraio in 200 copie e che Gay.it ha visto in anteprima a Roma.

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Anteprima applaudita dal pubblico di specialisti che ha unanimemente apprezzato quello che senza ombra di dubbio è il film più maturo e completo del regista italoturco de ‘Le fate ignoranti‘. “Ci sono molte cose mie” ha dichiarato Ozpetek in conferenza stampa. “Gioie e lacrime vissute insieme. Il mettermi a nudo davanti a spettatori che non conosco mette molta ansia, ultimamente sono andato avanti a psicofarmaci. Il finale è stato cambiato a prescindere dalla morte di Massimo Girotti e non ha influito sulla sua parte.” Raoul Bova, smagrito e con taglio alla mohicana dovuto alle riprese in corso di ‘Ultimo’, ha dichiarato che per lui “è stata una grande prova. All’inizio ero un po’ emozionato e sentivo molta responsabilità. Nella scena in cui dalla lettera capisco che si tratta di amore tra due uomini non mi stupisco ma mi rendo conto che si tratta di amore universale, indipendente dal sesso”.

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“Raoul è un grande attore” ha aggiunto Ozpetek “ma è pieno di paure sul lasciarsi andare. Abbiamo anche bisticciato sul set”. La storia de ‘La finestra di fronte‘ nasce da un fatto vero capitato al regista: “Un giorno a Ponte Sisto ho visto un signor anziano, confuso, con i soldi in mano. L’abbiamo portato a casa dopo un’ora: erano 30 anni che non usciva di casa. Mi pento di non avergli chiesto perché. Vado spesso al ghetto, è impregnato di ricordi”. Per Giovanna Mezzogiorno, la protagonista arrivata al successo grazie a ‘Del perduto amore‘ e ‘L’ultimo bacio‘, si tratta “della più bella sceneggiatura che abbia mai letto, rarefatta, piena di sfumature. Abbiamo vissuto un film molto intenso”.

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“Gianni (Romoli, n.d.r., foto) scrive e io correggo” ha aggiunto il regista.
Nel film Giovanna Mezzogiorno è la mamma di due bambini, sposata da nove anni con Filippo (il bravo Filippo Nigro che era il gay ‘borghese’ della coppia unitissima ne ‘Le Fate Ignoranti’) e fa la contabile in una polleria mentre il marito passa da un lavoretto all’altro e spesso fa il turno di notte. Un giorno, mentre bisticciano per strada, i due incontrano un signore anziano in evidente stato confusionale e se lo portano a casa. Lui non ricorda nulla, inizialmente lo vogliono portare in Commissariato, lei si affeziona, cerca di scoprire il suo passato.

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Il vecchio (“Massimo odiava questa parola” ha precisato Ozpetek) è traumatizzato dal ricordo del rastrellamento degli ebrei romani avvenuto nel ghetto il 16 ottobre 1943 e soprattutto dall’amore mai concretizzato per un bellissimo ragazzo con cui si scambiava lettere appassionate che nascondeva in un parco dietro a una statua (a interpretare l’anziano da giovane è il fascinoso Massimo Poggio, foto). Parallelamente Giovanna inizia a innamorarsi di Lorenzo, il vicino che abita nella casa di fronte (Raoul Bova) che in un pub conosce l’anziano mentre, durante una crisi delirante, lo scambia per il suo grande amore Simone.
Se ‘Le fate ignoranti‘ era un film-manifesto gay sulla contemporaneità, Ozpetek fa un passo avanti guardando al passato, restituendo dignità alla memoria di una generazione di omosessuali che non solo non poteva dare un nome al suo amore ma non poteva nemmeno viverlo.

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E dà alla luce un film denso e appassionato, fatto di sguardi e di volti, sull’impegno morale di responsabilità e la consolante possibilità di amori immaginati, vissuti attraverso il ricordo o la parola (“Siete cieche, siete sorde… che cosa vi ha fatto la propaganda?” grida l’anziano durante un’allucinazione). L’impressione è quella di un sapiente impasto tra la concretezza di luoghi (i palazzi di Via Donna Olimpia pieni di calda umanità, le vie del ghetto vocianti e caotiche), di oggetti (la passione per i dolci dell’anziano pasticciere e di Giovanna) e l’astrazione di amori non vissuti in cui un carteggio tra due ragazzi diventa veicolo di passione tra una donna e il suo vicino di casa.

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“Adoro lo scambio di identità, di facce. Mi piacerebbe dire a una persona che sono un altro” sostiene Ozpetek, confermandosi con questo film un autore attento e sensibile, capace di tocchi lievi come le caratterizzazioni molto almodovariane dei personaggi di contorno (irresistibile Serra Yilmaz nei panni della tata Eminè che consiglia Giovanna dicendole: “Scòpatelo! Fatto bene ti fa bene”) ma anche di osare atmosfere struggenti e melò, complice il bel tema musicale ‘Gocce di memoria‘ scritto da Andrea Guerra per Giorgia.
Indimenticabile lo sguardo dolente nel volto scavato di Girotti, grandissimo attore viscontiano (‘Senso’, ‘Ossessione’) e pasoliniano (‘Teorema’, ‘Medea’), morto ottantaquattrenne poco dopo il termine delle riprese del film. E sono brividi a fior di pelle quando ricorda: “C’è sempre la possibilità di cambiare. Devi pretendere di avere una vita migliore, non soltanto sognarla. Io non ce l’ho fatta”.

Visita il sito ufficiale del film www.lafinestradifronte.com
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