La drag arrestata: “Vi racconto la mia Odissea in caserma”

"Ho dormito sul cemento. L'odore di urina non mi ha fatto chiudere occhio." Ecco il terribile racconto di Nikita Balli, la drag queen arrestata per errore ed espulsa per tre anni dal Comune di Sassari

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4 min. di lettura

Ecco l’incredibile vicenda di cui è stato protagonista Michele Cicogna, alias Nikita Balli, drag queen di Prato arrestato durante un blitz anti-prostituzione e tenuto in caserma 18 ore. Per poi essere liberato con in mano un foglio dal Comune di Sassari valido tre anni .

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La notte tra mercoledì 15 e giovedì 16 luglio, dovevo incontrarmi con un amico di Sassari a 00:30 per andare a concordare delle serate in un locale di Porto Torres. Ero già vestito e truccato come faccio abitualmente per fare gli spettacoli nei locali. Per non dare nell’occhio ho quindi deciso di aspettarlo in un piazzale tranquillo anziché in mezzo alla strada.

La polizia come è arrivata a te?
Sembra che in quel piazzale ci fosse un giro di prostitute ma io non le ho viste. Ho visto il via vai della polizia ma non avendo fatto nulla sono rimasto in macchina a fare qualche telefonata.

E poi?
Poi sono arrivati due poliziotti in borghese ma avendo capito che non mi stavo prostituendo mi hanno lasciato stare. Fino a quando non è arrivata un’altra pattuglia che mi ha detto di seguirli in caserma. Mi hanno detto che sarei stata lì solo cinque minuti per degli accertamenti.

Qual era la situazione che hai visto quando sei arrivato in caserma con la polizia?
La situazione era caotica. Mi sono ritrovato con delle ragazze cinesi, nigeriane, brasiliane, colombiane. Molte erano senza documenti. Ci hanno divisi in gruppi di sette persone e scortati nei vari uffici.

Quali uffici?
Ci hanno preso le impronte digitali, scattato le foto segnaletiche. Non è servito dire che io non c’entravo niente. Il fatto che fossi vestito da donna per loro era la prova che anche io mi stessi prostitutendo.

Cosa ti hanno detto di preciso i poliziotti?

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Mi hanno chiesto da dove venivo e quando gli ho detto che ero di Prato mi hanno urlato che "Certe cose le vai a fare a casa tua". A quel punto ho deciso di stare calmo per non peggiorare la situazione.

Cosa è successo dopo?
Mi hanno sequestrato il cellulare perché hanno visto che chiamavo i miei amici per spiegargli quello che stava succedendo. Mi hanno messo nella cella in comune con le altre arrestate.

Non ti hanno detto fino a quando avresti dovuto rimanere in caserma?
No. Mi hanno detto che avrei dovuto aspettare che il questore arrivasse a lavoro perché avrebbe dovuto darci i documenti per andare via. Hanno detto che fino alle 8 non si sarebbe neanche svegliato per venire in caserma.

Nel frattempo hai potuto bere o mangiare?
Ho chiesto di avere dell’acqua ma mi è stato detto in malomodo che non eravamo in agriturismo e che c’erano i distributori a pagamento se avessi voluto mangiare o bere. Verso le 7 una prostituta è stata mossa da pietà e mi ha dato un euro per poter prendere da bere. Ero solo un oggetto, non più un persona.

Quando è arrivato il questore?
Il questore è arrivato alle 16 con i fogli di via. C’e scritto che per tre anni non posso entrare nel Comune di Sassari.

Tutti avete avuto lo stesso documento di via?
Alcuni avevano i fogli di via, come una transessuale brasiliana con la cittadinanza italiana e una transessuale colombiana coi documenti italiani. Le altre hanno avuto il documento di espulsione.

Ti hanno permesso di cambiarti e struccarti?
Verso le 7 del mattino mi hanno finalmente scortato alla macchina per prendere gli abiti maschili

Hai sentito dei commenti dai poliziotti?

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Sì. Ridevano e scherzavano tra loro. Dicevano: "Tu guarda, pensi di andare con una bella figa e poi ecco con chi ti ritrovi. Con un calciatore". Con una scusa o un’altra si affacciavano tutti per vedere com’ero da uomo. Poi andavano di là e ridevano. Uno mi ha anche chiesto se giocassi a calcio. Ormai ero diventato l’attrazione della caserma.

A che ora ti hanno rilasciato?
Dalle 00:10 che ero in caserma mi hanno rilasciato alle 18.

Sei riuscito a dormire?
No. In cella non c’erano brandine. I letti erano di cemento. Poi fuori dalla cella c’era un bagno alla turca diviso solo da un separè. L’aria era irrespirabile per l’odore di urina di tutte quelle ragazze, dormire era impossibile.

Come ti senti adesso?
Continuo a non dormire la notte. Sono rimasto molto colpito psicologicamente. Chiudo gli occhi e vedo quella cella. Ho gli attacchi di pianto.

Che fine hanno fatto le altre prostitute?
Le nigeriane e le cinesi hanno avuto il documento di espulsione, avrebbero dovuto accompagnarle a Roma. Ma quando il giorno dopo sono ripassato da quel piazzale per avere notizie di loro, erano tutte lì a lavorare di nuovo come se nulla fosse.

di Daniele Nardini

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