Chissà se il face lifting totale a cui si sarebbe sottoposto recentemente il neocinquantenne Rupert Everett gli ha modificato radicalmente i connotati (se penso a quant’era avvenente e ‘nature’ nel 1998 quando lo conobbi all’Hotel du Cap di Antibes mi si stringe il cuore). Fino al 19 luglio lo si può verificare di persona nei teatri di Broadway, dove sta recitando in compagnia di Angela Lansbury, e con buon successo critico, il mistery ‘Blithe Spirit’. In Italia lo si può invece apprezzare al cinema da venerdì scorso in doppia versione, gay e drag, in una bislacca commedia semidemenziale di due anni fa, "St. Trinian’s" di Oliver Parker e Barnaby Thompson, in cui recita il ruolo di Camilla Fritton, preside attempatella e permissiva del collegio femminile St. Trinian’s reputato il peggiore della nazione (è la parodia di un istituto realmente esistente, il prestigioso St. Trinnean’s di Edimburgo), ma anche quello di suo fratello Carnaby, una silver fox, ossia un omosessuale in età dai capelli grigi, collezionista di opere d’arte deciso a parcheggiare lì la quieta figliola Annabelle (Talulah Riley).
Il vituperato St. Trinian’s rischia di chiudere per bancarotta col beneplacito del ministro dell’istruzione Geoffrey Thwaites (Colin Firth), ex fiamma della Fritton, indignato per il malcostume imperante nella scuola. Ma le indisciplinate e irrefrenabili riot girls del college, specialiste in azioni di guerriglia e grandi consumatrici di vodka prodotta in proprio, pianificano il furto alla National Gallery di Londra del prezioso quadro di Vermeer "La ragazza con l’orecchino di perla" (eh sì, ancora Colin Firth!) da rivendere proprio a Carnaby per pagare gli ingenti debiti.
Lo spirito anarcoide e vintage molto anni ’70 tra l’eccentricità corale alla Lindsay Anderson e il black humor in stile Monty Python rende il film abbastanza simpatico, anche se la parte più action in stile "Entrapment" per adolescenti è piuttosto convenzionale. Il vero motivo d’interesse è proprio l’esilarante personaggio di Lady Fritton che fa il verso abbastanza apertamente, a partire dal nome, a Camilla Parker Bowles e, senza strafare né con le mossette né col trucco (una parrucca, una dentiera prominente, cerone e occhialoni alla bisogna), rende irresistibilmente camp ogni sua apparizione e soprattutto i gustosi duetti con Colin Firth – viene citato ironicamente "Another Country" di venticinque anni fa in cui i due recitavano insieme – dando vita ad alcune gag citazioniste davvero spassose (la morte del cane Mr. Darcy è da sbellicamento).
Di particolare rilievo il cast, con piccoli ruoli affidati ad ottimi attori britannici quali Toby Jones (‘Infamous’), il contabile vessato, e Stephen Fry (‘Wilde’), presentatore del quiz di cultura generale (ma c’è anche la nostra Caterina Murino praticamente muta in un cameo scenografico un po’ giustapposto). Sui titoli di coda il doppiaggio purtroppo rovina la canzone cult "Love is in the air" a due voci, Firth-Everett, con maliziosi scambi di battute tra vecchi amanti.
"St Trinian’s" si eleva un po’ sopra la media delle teen comedy scolastiche tipicamente estive anche perché ha una sua dignità dettata dalla tradizione britannica: nasce infatti come serie di vignette pubblicate subito dopo la Seconda Guerra Mondiale dalla caustica matita di uno dei più stimati umoristi inglesi, il quasi novantenne Ronald Searle, e ha già avuto quattro trasposizioni cinematografiche tra gli anni ’50 e ’60 – i fratelli Fritton erano interpretati dallo scozzese Alastair Sim – e una meno fortunata nel 1980 per la regia di Frank Launder (‘The Wildcats of St. Trinian’s’ ossia ‘I gatti selvatici di St. Trinian’s’). Intanto, visto l’ottimo successo al botteghino in patria dell’ultima versione, si sta girando il sequel "St. Trinian’s 2: The Legend of Fritton’s Gold" in cui le scalmanate ragazze si dedicano a una redditizia caccia al tesoro dopo aver scoperto che la Fritton è depositaria di un segreto riguardante alcuni misteriosi pirati.
Si può vedere.
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