Sanremo, 10 canzoni sottovalutate da riscoprire se ami davvero il Festival

Centinaia i brani passati dal teatro Ariston, ma alcuni hanno lasciato il segno più di altri nei nostri cuori. Ecco quelli da rispolverare in attesa dell'edizione 2024 per potersi dire reali conoscitori della kermesse.

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Il Teatro Ariston ospiterà l'edizione 2024 di Sanremo dal 6 al 10 febbraio
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Sanremo si ama”, recita il claim della campagna del quinto Festival targato Amadeus. Nel mio caso più che di amore bisognerebbe parlare di fede. Io credo fermamente nel Festival (con l’accento rigorosamente sulla ‘a’) della canzone italiana, e nel corso degli anni ho creduto in canzoni che forse non sono state capite come avrebbero meritato, altrimenti non si sarebbero posizionate – il più delle volte – nei piani bassi della classifica procurandomi ferite che non si sono ancora rimarginate. E qui le cose sono due: o ho dei gusti discutibili, ipotesi che non mi sento di escludere del tutto, oppure il Paese non era ancora pronto.

Avrei potuto parlarne in qualche salotto di “mamma Rai”, ad esempio La vita in diretta – che nei giorni sanremesi rappresenta il mio personalissimo feticcio, tra le interviste nel backstage di Lady Civitillo e il sogno di stare tra le vecchiette che sfidano il gelo dietro le transenne in attesa dei cantanti dando giudizi assolutamente non richiesti e campati per aria – invece ho deciso di farlo qui. Dopo un lungo lavoro di scrematura, queste sono le canzoni su cui sento la necessità di riaccendere un faro. Se le ricordate e le apprezzate possiamo sicuramente essere amici.

Lorella Cuccarini, Un altro amore no“La più amata dagli Italiani” arrivò al Festival nel 1995 con una frangia biondissima e soprattutto con una ballad così potente che, come mi ricorda Wikipedia, durante la prima esibizione venne ripetuta due volte. Tutto merito, in realtà, di un blackout che colpì alcune regioni d’Italia impedendo alle giurie demoscopiche dei territori interessati di votare. Bella per me, che ebbi modo di studiare – e ovviamente replicare imitandola – la particolarissima tecnica con cui Lorella si passava il microfono da una mano all’altra in media ogni 10 secondi. Iconica.



Francesco Boccia e Giada Caliendo, Turuturu – Il mio guilty pleasure di Sanremo 2001 ha una storia a dir poco assurda raccontata da Gianfranco Caliendo, musicista de Il Giardino dei Semplici, a Il Mattino. Gli chiesero un brano per Ambra Angiolini in vista di una ipotetica partecipazione a Sanremo (di cosa ci ha privato la Storia!) e per questo scrisse la canzone partendo da uno spunto abbozzato da Francesco Boccia. Immaginandolo in forma di duetto per Ambra, Caliendo fece registrare il provino alla figlia Giada insieme a Francesco in modo da presentarlo alla ex stellina di Non è la Rai. Il risultato fu così sorprendente che si decise di non cederlo e di proporre alle selezioni del Festival proprio il duo Boccia-Caliendo. Ma non è tutto: pochi mesi dopo la canzone fu incisa dal duo brasiliano Sandy & Junior e divenne un grande successo, al punto che nel 2023, in occasione di un concerto dei Coldplay in Brasile, Chris Martin l’ha accennata mandando in visibilio i fan. Che fine hanno fatto gli interpreti originali? Boccia continua a fare musica, anche dietro le quinte. Porta la sua firma, ad esempio, Grande amore, il brano con cui Il Volo vinse Sanremo 2015. Giada ha inciso un disco nel 2010 e, come risulta dal suo profilo Instagram, fa la vocal coach.

Gazosa, Ogni giorno di più – Nel Sanremo più incredibile che il genere umano ricordi per il livello degli ospiti internazionali (da Alanis Morissette a Kylie Minogue, Shakira e Britney Spears), Jessica Morlacchi contribuì alla mia educazione sentimentale con questo brano che nell’edizione 2002 si classificò decimo. Ogni giorno di più fu il primo singolo dall’album Inseparabili. Così inseparabili che poco dopo i Gazosa si sciolsero, salvo tornare con un paio di singoli nel 2022. Morlacchi, cantante della giovanissima band, ha intrapreso una carriera da solista ed è diventata un personaggio televisivo grazie alle ricorrenti ospitate nei programmi Rai.



Alina, Un piccolo amore – Alina aveva solamente 12 anni quando, nel 2003, calcò il palco del teatro Ariston lasciando il segno con una performance vocale prodigiosa. Dopo un disco pubblicato nello stesso anno per lei si aprirono le porte della recitazione nella soap Un posto al sole e, udite udite, in Alta infedeltà, il programma di Real Time in cui vengono narrate storie d’amore sfociate in corna. In tempi più recenti si è appassionata al CrossFit, partecipando a competizioni nazionali e internazionali di settore. Parallelamente porta avanti l’attività di osteopata e biologa nutrizionista.

Elsa Lila, Valeria – “Amici, amici e poi ti rubano la bici”. Tra i ‘Giovani’ dell’edizione 2003, oltre ad Alina, c’era Elsa Lila che cantava di un’amicizia irrimediabilmente compromessa dal fatto che la protagonista se ne fosse ampiamente infischiata della povera Valeria giacendo con il fidanzato di quest’ultima. Avoja a dire: “Potessi giuro non lo rifarei, io quella sera non cercavo lui, Valeria adesso basta di soffrire”. Nel 2022 la cantante albanese è stata arrestata (erroneamente e rilasciata poco dopo, sottolinea Wikipedia) con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e alla cessione e detenzione ai fini di spaccio. Da Sanremo a Rebibbia come nemmeno a Monopoli.



Maria Pia e i Superzoo, Tre fragoleDopo l’esperienza a Saranno Famosi Maria Pia Pizzolla ha ritrovato la sua band, i Superzoo, con i quali ha partecipato a Sanremo 2003 nella sezione ‘Giovani’ classificandosi al penultimo posto e distinguendosi se non altro per il coraggio: nel look e nella canzone, di cui sto ancora cercando di capire alcune parole. Malgrado fosse su un pianeta musicale lontanissimo dai miei gusti, ero troppo legato al talent della De Filippi per non sostenere anche il progetto della rossa Pia. L’artista foggiana ancora oggi fa musica: si esibisce nei locali e ha pubblicato un nuovo singolo intitolato Luce dentro.

Anna Tatangelo e Samantha Discolpa, Ragazza di periferia – Ma quali trapper! La vera riqualificazione delle periferie è opera di Lady Tata, che nel 2005, appena maggiorenne, era già al suo terzo Sanremo. Facile ricordarsi di questa canzone che fu davvero un successo, a differenza delle altre presenti in questa rassegna. Per intenditori, invece, il duetto della quarta serata con Samantha Discolpa di Amici: una sfida a chi prende l’acuto più pazzesco e un must da karaoke per chi, tra noi comuni mortali, crede fermamente (e spesso a torto) di essere nato per allietare l’udito altrui.



Mariangela, Ninna nanna La giuria demoscopica è sempre stata il grande errore del Festival e l’eliminazione di questo brano dopo la prima serata dell’edizione 2007 ne è l’ennesima prova. La cantante piacentina ha gareggiato tra i ‘Giovani’ avendo alle spalle già una hit: M’ama o m’amerà, che aveva ottenuto grande popolarità nel 2005 in quanto venne usata come stacchetto dalle veline di Striscia la notizia. Chi è cresciuto a pane e Mediaset come il sottoscritto, però, sa bene che Mariangela nel 2003 era stata tra le concorrenti di Superstar Tour, il fratello sfigato di Popstar per intenderci. E se non sapete cosa sia Popstar alzo le mani e sventolo bandiera bianca. Dopo Sanremo ha pubblicato il primo e unico album della sua carriera … Preparati a volare che ha debuttato in novantunesima posizione in classifica, e senza la mia copia chissà se sarebbe entrato tra i primi 100. Nel 2016 insieme al pianista e compositore Alessandro Mauro ha fondato l’accademia di alta formazione musicale Alchèmia Advanced Music Lab.

Veronica De Simone, Nuvole che passanoIn questo caso chiedo che vengano ricontati i voti, ma servirebbe proprio a poco perché al televoto della terza serata di Sanremo 2014 la cantante, in gara tra le ‘Nuove proposte’, si trovò nello stesso girone di Rocco Hunt che passò il turno con l’80% delle preferenze. E si sa, quando Napoli viene chiamata alle armi, non ce n’è per nessuno. In compenso ci resta questo brano delicato come pochi che farebbe piangere anche Maleficent. Ma che fine ha fatto Veronica, che nel 2013 partecipò a The Voice of Italy scegliendo come coach la sempiterna Raffaella al grido di: “La Carrà tutta la vita”? Eh, a saperlo. Le ultime tracce risalgono al 2021, quando compare tra i crediti degli arrangiamenti di un brano di un suo amico per il quale cura anche la regia del videoclip.

Rita Pavone, Niente (Resilienza 74)Se è vero che il tempismo nella vita è tutto, allora Rita Pavone non può che chiudere questo esaltante excursus tra le chicche sanremesi. Tralasciando il fatto che il brano mi piacesse (e mi piace) davvero, il suo ritorno al Festival 2020 va ricordato per la gufata più grande della storia. “Niente, qui non succede proprio niente” cantava la vulcanica Rita a inizio canzone, ed eccola, poche settimane dopo, la sciagura immaginata fino a quel momento solo da fantasiosi registi cinematografici: una pandemia che ha chiuso in casa il mondo intero. Menzione speciale anche per quella resilienza del titolo che, sempre a causa del disastro sanitario, non solo ha rappresentato una scoperta come vocabolo per molti, ma è finita pure incisa sulla pelle di tanti, presumibilmente gli stessi che non sapevano neanche dove cercarla sul dizionario.



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