Come se non bastassero già le divisioni tra cattolici e laici e tra gay e non-gay, nel Pd ora i colpi bassi iniziano a tirarseli anche i rappresentanti della comunità lgbt. In modo velato, naturalmente, ma neanche tanto.
La polemica nasce dall’ultimo numero della rubrica che la giornalista Maria Teresa Meli tiene sul settimanale del Corriere "Io Donna" e che si intitola "Voci dal Palazzo". Secondo la giornalista il Pd, oltre ad essere tra i primi partiti ad usare le donne in politica, avrebbe iniziato a farlo anche con i gay. A farlo, nello specifico, sarebbe stata Rosy Bindi che avrebbe chiesto a Ivan Scalfarotto, gay vice presidente del Pd, di scrivere la lettera che la promotrice dei DiCo avrebbe poi usato in commissione diritti per far passare il documento che è stato approvato e che dice no ai matrimoni gay.
In cambio, Scalfarotto, avrebbe ottenuto la promessa di un posto in parlamento alle prossime elezioni, sempre secondo Meli.
Scalfarotto, ovviamente, non ci sta e rigira l’accusa di essersi fatta strumentalizzare direttamente al mittente.
"Non ha nemmeno letto la mia lettera Meli, la cui fatica letteraria firmata con Paola Concia è proprio in questi giorni in tutte le librerie italiane – risponde dalle pagine de il Post il vicepresidente del Pd che continua con un riferimento evidente -, e deve essersi quindi basata sulle informazioni ottenute da qualche sua conoscenza all’interno del partito".
E tanto per rendere ancora più chiaro il riferimento, Scalfarotto continua sottolineando che se la giornalista avesse letto la sua lettera avrebbe visto che "del documento ho approvato le parti contro la tortura e sulla libertà di stampa, per esempio, ma precisamente non la parte sulle unioni gay.
E l’ho fatto perché la mia posizione non è favorevole né ai DiCo della Bindi né alle Unioni civili sostenute da Bersani e da Paola Concia, che ha avviato in questi giorni una raccolta di firme per sostenere una legge di iniziativa popolare non sul matrimonio ma sulle unioni civili".
Ma è in chiusura di risposta che Scalfarotto lancia a frecciata alla sua collega di partito, tramite la giornalista. "Se fossi in Maria Teresa Meli – conclude – comincerei dunque a chiedermi chi dei due tra me e lei, e da chi, è stato usato in questa vicenda".
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