Varese Pride 2017, polemiche per i tanti ostacoli: “Il patrocinio del Comune solo operazione di facciata?”

Arcigay Varese contro la giunta Pd guidata da Davide Galimberti, da meno di un anno sindaco dopo 23 anni di Lega Nord.

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A tre mesi dalla seconda edizione del Varese Pride, annunciato per il prossimo 17 giugno, è esplosa la polemica politica tra Arcigay e l’amministrazione comunale a guida Pd, subentrata dopo 23 anni di Lega Nord. Tante, e forse inaspettate, le difficoltà riscontrate per l’organizzazione dell’evento, come denunciato tramite comunicato stampa dagli organizzatori del Pride cittadino.

L’amministrazione comunale, ad esempio, si è rifiutata di appendere una bandiera arcobaleno, fornita gratuitamente dall’associazione senza alcun logo o scritta, in occasione della giornata contro l’omofobia, durante la Pride Week e la parata finale del Varese Pride, motivando il rifiuto con la precisazione che su Palazzo Estense non possono esserci altri simboli oltre alle bandiere “classiche” (bandiera italiana, dell’Unione Europea e quella comunale). Peccato che Arcigay avesse chiesto di mettere la bandiera in un qualsiasi punto visibile e centrale della città, non necessariamente su Palazzo Estense. Ebbene anche la possibilità di mettere la bandiera in altri punti è stata al momento esclusa e non sono state fornite motivazione in merito al rifiuto. Uno smacco, è inutile girarci attorno, visto e considerato che la bandiera arcobaleno è un simbolo inequivocabile della comunità LGBT e in molti Paesi viene ancora osteggiata con forza.

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Ma i problemi non finiscono qui. Il percorso proposto da Arcigay Varese è infatti in attesa di approvazione da ormai cinque mesi ed è in via di modifica da parte della polizia locale e dell’assessore ai trasporti Andrea Civati.

In un recente tavolo alla quale ha partecipato il presidente di Arcigay Varese Giovanni Boschini, l’assessore ai trasporti, l’agenzia di trasporto pubblico e Autolinee Varesine, è stato avvisato il Comitato Organizzatore della modifica del percorso inizialmente proposto, che avrebbe dovuto in origine partire da Via Sacco per poi attraversare Corso Moro, Via Vittorio Veneto, Via Morosini, Via Milano, Via delle Medaglie D’oro, Piazza Repubblica, Via Manzoni per poi arrivare in Piazza Monte Grappa, sede della manifestazione finale. Modifica resasi necessaria per non interrompere il trasporto pubblico locale (da ottobre l’interruzione è stata attuata per il Carnevale Bosino, per la Tre Valli Varesine e prima per tantissimi altri eventi).

Perché esistano eventi di serie A e eventi di serie B non è chiaro, così non si capisce con quali criteri oggettivi siano state scelte solo queste due manifestazioni al posto di altre. Il corteo, sottolineano da Arcigay, avrebbe occupato al massimo per un’ora la via interessata dal trasporto pubblico locale, così come avvenne lo scorso anno, quando il Pride ha attraversato la zona percorsa dalle linee urbane e extraurbane su decisione della Questura. Il nuovo percorso porterebbe la manifestazione ad attraversare vie non interessate dal passaggio dei cittadini, offuscando la visibilità del movimento e del Pride stesso.

Giovanni Boschini, presidente provinciale di Arcigay Varese, è così passato all’attacco: “L’anno scorso volevano farci finire in Piazza Ragazzi del ’99, un parcheggio chiuso, quest’anno si tenta di farci attraversare zone della città certamente centrali ma che non vengono attraversate da nessuna manifestazione e decisamente poco di passaggio: ci chiediamo se il Comune di Varese abbia patrocinato il Varese Pride perché crede nella visibilità delle persone LGBTI* rimaste nascoste e oppresse per decenni o per una mera operazione di facciata. Siamo passati sopra al contributo negato per motivi di bilancio o ai volantini che non sono stampati che, va ricordato, vengono concessi ad altre associazioni, ma gli inconvenienti iniziano a diventare troppi. Ad esempio ci chiediamo cosa costi appendere una bandiera arcobaleno nella giornata contro l’omotransfobia o durante la Pride Week così come sono state fatte iniziative lodevoli, ad esempio contro la violenza sulle donne, né ci spieghiamo perché il sindaco presenzi alla quasi totalità degli eventi a cui viene invitato ma al nostro no”. “Auspichiamo che questi inconvenienti vengano risolti una volta per tutte onde evitare di farci subire un vero e proprio calvario tutti gli anni per l’organizzazione di un evento che oltre a portare visibilità alle nostre istanze e alla comunità porta anche visibilità alla città e ritorni all’economia locale, così come accade in tutte le città europee e non solo”.

A Davide Galimberti, da meno di un anno sindaco di Varese, il compito di rassicurare Arcigay per un corretto, gioioso, partecipato e realmente condiviso Pride cittadino. Nell’attesa  Andrea Civati, assessore al trasporto pubblico, ha così motivato al quotidiano La Provincia di Varese la tanto discussa e criticata modifica del percorso: “Per me parla il mio passato politico, mi delude sapere che Arcigay mi considera contrario. Non esistono eventi di serie A e eventi di serie B. Tutto quello che abbiamo fatto è stato ragionare in termini di miglior fruizione per la città. La chiusura totale del centro è qualcosa di totalmente illogico rispetto al senso del servizio pubblico, che anzi dovrebbe consentire di recarsi sul posto, per questo abbiamo previsto solo due eccezioni: il Carnevale Bosino, evento storico, e la Tre Valli Varesine, che oltre alla storia porta visibilità e turismo. Non mi sembra un percorso periferico (quello del Pride, ndr). Lo scopo è evitare il tratto tra via Marcobi e Corso Moro, attraversato da molte linee del servizio urbano ed extraurbano. Abbiamo conferito il patrocinio per una precisa scelta politica. C’è l’assoluta volontà del Comune di essere al fianco di chi vuol manifestare per i diritti LGBTI* ma, bisogna farlo nel rispetto di tutti“.

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