37 anni, Megan Rapinoe è la più forte e famosa calciatrice al mondo, stella della nazionale americana, oro olimpico nel 2012, oro mondiale nel 2015 e nel 2019, Scarpa d’Oro, Pallone d’oro del campionato mondiale, The Best FIFA Women’s Player e Pallone d’oro femminile nel 2019, Medaglia presidenziale della Libertà nel 2022.
Lesbica dichiarata, Rapinoe è da anni attivista LGBTQIA in campo e fuori, con l’ultimo trofeo conquistato, ovvero il titolo di Donna dell’Anno per Time, dedicato alla comunità trans.
“Sono qui solo grazie a loro. Sappiamo tutti cosa sta succedendo nel nostro Paese con il tentativo di cancellare le persone trans“, ha detto Megan alla platea riunita. Rapinoe ha lodato la comunità trans per aver avuto il coraggio di voler vivere la propria vita appieno, senza paura. “Sono ispirata dall’invito a essere completamente me stessa. Ci offrono una visione completa di ciò che significa essere un essere umano nel mondo. L’opportunità di essere i pazzi esseri umani che siamo. È un grande regalo“.
Rapinoe ha poi chiesto una maggiore inclusione all’interno del movimento per i diritti delle donne. “Le donne bianche hanno lasciato le donne nere – e tutte le altre – indietro. Le donne etero si lasciano alle spalle le donne queer. Non siamo quel tipo di persone. “Being a woman: make it expansive”. Non lasciare mai nessuno indietro”.
Questa non è la prima volta che Rapinoe usa la propria celebrità per lottare al fianco delle persone trans. Nel 2021 prese posizione contro le transfobiche leggi che vorrebbero cancellare le donne trans dagli sport professionistici.
“Lo sport è diventato un’altra strada per attaccare i diritti delle persone trans. Tutto questo causa danni incredibili ai giovani trans, che, come tutti i bambini nel pieno di una pandemia globale, si sentono isolati e hanno bisogno di compassione e sostegno“, disse al Washington Post. “Come donna che ha praticato sport per tutta la vita, so che le vere minacce allo sport femminile sono la mancanza di fondi, risorse e copertura mediatica; molestie sessuali; e disparità salariale”.
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