Polonia, giornalista della Tv di Stato si scusa in diretta per la propaganda anti-LGBTQ+ degli ultimi 8 anni (VIDEO)

Il nuovo governo che ha frenato l'ultradestra ha riportato la Polonia al centro dell'Europa.

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Polonia, giornalista della Tv di Stato si scusa in diretta per la propaganda anti-LGBTQ+ degli ultimi 8 anni (VIDEO) - Wojciech Szelag - Gay.it
Wojciech Szelag
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Le ultime elezioni che hanno visto Donald Tusk diventare nuovo primo ministro polacco, frenando l’ultradestra di PiS, hanno portato anche al cambiamento di un certo tipo di narrazione politica, per quanto Andrzej Duda sia ancora Capo dello Stato. Dopo anni di omobitransfobia istituzionale, tra zone “free LGBTQIA” ed esplicite minacce, la società polacca parrebbe essersi svegliata dal torpore, dall’odio cieco che l’aveva inghiottita. In tal senso un presentatore della tv di stato si è scusato per le “parole vergognose” rivolte alla comunità LGBTQ+ negli 8 devastanti anni precedenti, con governi legati all’ultradestra.

L’emittente in questione – TVP Info – è stata spesso criticata per la propria narrazione anti-queer, facendo da cassa di risonanza al partito di governo Diritto e Giustizia (PiS), al potere dal 2015 al 2023. L’attuale premier Donald Tusk ha subito cercato di depoliticizzare i media statali polacchi, con il ministro della cultura Bartlomiej Sienkiewicz che ha licenziato gli alti funzionari della TVP, della Radio polacca e dell’agenzia di stampa statale PAP.

Domenica scorsa il conduttore di TVP Wojciech Szelag ha invitato gli attivisti Bart Staszewski e Maja Heban ad apparire nel suo programma, scusandosi pubblicamente con la comunità LGBTQIA+ per il danno causato dalla copertura omobitransfobica del canale.

“In Polonia per molti anni sono state rivolte parole vergognose a numerose persone, perché hanno scelto di determinare da sole chi sono e chi amano”. “Le persone LGBT+ non sono un’ideologia ma persone; nomi specifici, volti, parenti e amici. Tutte queste persone dovrebbero sentire la parola “scusa” da. Qui è dove mi scuso.”

Bart Staszewski, nel sentrire queste scuse, si è commosso. “Per otto anni hanno mostrato gli attivisti LGBT – ma anche la comunità LGBT – come una minaccia per la nazione polacca… alimentando questo odio verso la gente”, ha detto al The Guardian. “Ora quelle parole, che sono di riconoscimento, parole di scuse”.

Staszewski ha sottolineato come se per alcuni quelle scuse possano essere “niente”, per lui “sono tanto”.

“Ho passato otto anni in cui non ero visibile, in cui ero una sorta di cittadino minore. Sia Maja che io ne siamo rimasti piuttosto stupiti. È stato un momento toccante”.

Negli ultimi 10 anni il clima politico in Polonia è stato sempre più ostile nei confronti della comunità queer, con persone intimidite ed etichettate come pedofili. Anni di terrore, con l’Europa a minacciare sanzioni e a condannare il Paese per “retorica anti-LGBTQ“.  Ora, finalmente, il vento del cambiamento, con il nuovo governo che ha già annunciato che a breve sarà presentato un disegno di legge sulle unioni civili.

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