Musica: Genova ricorda Umberto Bindi

A cinque anni dalla scomparsa il 24 maggio a Genova una serata speciale ricorda il grande cantautore, la cui carriera fu enormemente danneggiata dal pregiudizio verso l’omosessualità.

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GENOVA – Serata speciale per celebrare l’arte di Umberto Bindi (nella foto) al Teatro della Tosse, a cinque anni dalla scomparsa, avvenuta il 24 maggio 2002. La serata è stata ideata da Pietro Fabbri e avrà come ospite d’onore Gino Paoli, una delle persone che gli è stata vicino anche negli ultimi, difficili anni. Parteciperanno anche Giorgio Calabrese, che ha scritto la maggior parte dei testi delle sue canzoni, il giornalista Arnaldo Bagnasco, il musicista e compositore Gianfranco Reverberi e il direttore d’orchestra Giampiero Boneschi, che racconterà Bindi in un salotto d’apertura condotto da Margherita Rubino, presidente del circolo culturale i Buonavoglia. Attingendo dalla sua produzione musicisti e interpreti ne reinterpreteranno i brani, apprezzati per la grande ricchezza compositiva. Si esibiranno Gian Piero Alloisio, la giovane cantautrice Maria Giua Pierantoni, la cantante e sassofonista Cristiana Polegri (che ha di recente pubblicato l’album “Bindinjazz”), il quartetto vocale Ring Around Quartet, il cantautore Federico Sirianni, vincitore di svariati premi di qualità, tra cui il “Premio Bindi” nell’anno 2006 e il quartetto da camera GnuQuartet, giovane gruppo musicale in bilico tra classico e pop, jazz e rock, che vanta al suo attivo collaborazioni con numerosi artisti, da Morgan a Dolcenera, da Carlo Fava a Simone Cristicchi e tanti altri. Nel corso della serata verranno presentati anche tre brani inediti di Bindi, conservati e recuperati da Massimo Artesi, presidente dell’Associazione a lui intitolata.

Umberto Bindi, nato a Genova il 12 maggio del 1932, negli anni ‘50 diventa uno degli esponenti della ‘scuola genovese’. Approdato alla mitica casa discografica Ricordi raggiunge il grande successo di pubblico nel 1958 con “Arrivederci”, a cui fanno seguito altri splendidi brani come “Il nostro concerto” e “La musica è finita”. Su tutte spicca quel capolavoro assoluto che è “Il mio mondo”, il cui testo è stato scritto da Gino Paoli. Una canzone portata al successo internazionale grazie alle versioni estere interpretate nel corso degli anni da Cilla Black, Richard Antony, Dionne Warwick (con arrangiamento di Burt Bacharach), Helen Reddy e Tom Jones.

Nonostante il grandissimo talento Bindi in Italia è stato a lungo accantonato ed emarginato. In occasione della sua scomparsa Gino Paoli commentò: «Umberto è stato massacrato dalla stampa e dal pubblico perché era omosessuale in un’epoca in cui evidentemente era considerata una colpa. Io gli sono sempre stato vicino perché ho sempre pensato che ognuno ha diritto di vivere come vuole.» Per Franco Grillini «Ci vorrebbe un po’ di autocritica da parte di chi lo ha maltrattato. Bindi fu uno dei primi omosessuali ad uscire alla luce del sole, e ha pagato duramente, sulla sua pelle, il fatto che la sua omosessualità fosse nota. Lo ricordo, nella prima diretta tv sull’omosessualità, su Raitre. Era il 28 giugno 1991, il programma era condotto da Gad Lerner dal Teatro Testoni di Bologna. Io ero tra gli ospiti. C’era anche Carlo Giovanardi, che disse che l’omosessualità è un “binario morto”… Il programma, che durò un paio d’ore, si aprì con Bindi che cantava una delle sue memorabili canzoni. Ora è morto in miseria e questo non fa certo onore all’Italia. Bindi è un po’ l’immagine dell’omosessualità nella passata generazione, di chi ha pagato la cultura omofobica e di chi ha paura del diverso.» (RT)

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