Addio a Giorgio Napolitano, il presidente che per primo si spese contro l’omobitransfobia

"La denuncia e il contrasto all’omofobia devono costituire un impegno fermo e costante non solo per le istituzioni ma per la società tutta", diceva nel 2013.

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Si è spento all’età di 98 anni Giorgio Napolitano, presidente emerito della Repubblica Italiana. Napolitano è stato l’11º Presidente della Repubblica Italiana dal 15 maggio 2006 al 14 gennaio 2015 e il primo della storia italiana a essere stato eletto per un secondo mandato. Primo Capo dello Stato ad essere stato membro del Partito Comunista, da presidente Napolitano conferì l’incarico a cinque premier: Romano Prodi (2006-2008), Silvio Berlusconi (2008-2011), Mario Monti (2011-2013), Enrico Letta (2013-2014) e Matteo Renzi (2014-2016).

Da Presidente della Repubblica Napolitano spese parole in difesa dei diritti LGBTQIA+ e contro l’omobitransfobia, diventando il primo Capo dello Stato a celebrare la Giornata mondiale contro l’omobitransfobia.

Omofobia, xenofobia e violenza nei confronti delle donne scaturiscono spesso dall’ignoranza e “da un allontanamento spesso inconsapevole dalla Costituzione”, disse nel 2009. “La lotta contro ogni sopruso ai danni delle donne, contro la xenofobia, contro l’omofobia, fa tutt’uno con la causa indivisibile del rifiuto dell’intolleranza e della violenza, in larga misura oggi alimentate dall’ignoranza, dalla perdita di valori ideali e morali, da un allontanamento spesso inconsapevole dai principi su cui la nostra Costituzione ha fondato la convivenza nazionale democratica”. Secondo Napolitano, si doveva dunque tornare all’articolo 2 della Costituzione, “ai valori della non discriminazione e dell’uguaglianza di tutti i cittadini senza distinzione di sesso”.

Nel 2010 Napolitano incontrò le associazioni LGBTQIA+ nazionali, mentre nel 2011 conferì la medaglia di bronzo ad Arcigay Trieste per un progetto contro l’omofobia condotto nelle scuole. Nello stesso anno, in occasione di una cerimonia alla Camera per la Giornata Internazionale contro omofobia e transfobia, l’ex presidente scrisse una lettera contro l’omofobia, per poi fare il bis nel 2013 con queste parole.

“Esprimo la mia vicinanza a quanti sono stati vittime di intollerabili aggressioni e a quanti subiscono episodi di discriminazione che hanno per oggetto il loro orientamento sessuale. Un pensiero particolare va a quei giovani che per questo hanno subìto odiosi atti di bullismo che, oltre ad aggravare le manifestazioni di discriminazione, alimentano pregiudizi e dannosi stereotipi. Come ho più volte ribadito, la denuncia e il contrasto all’omofobia devono costituire un impegno fermo e costante non solo per le istituzioni ma per la società tutta: in questo senso la cultura del rispetto dei diritti e della dignità della persona ha già trovato significative espressioni sul piano legislativo e deve trovare piena affermazione in primo luogo nella famiglia, nella scuola, nelle varie realtà sociali e in ogni forma di comunicazione”.

L’attuale Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, suo successore, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

«Nella vita di Giorgio Napolitano si specchia larga parte della storia della seconda metà del Novecento, con i suoi drammi, la sua complessità, i suoi traguardi, le sue speranze.

Dalla frequentazione, negli anni giovanili, dello stimolante ambiente culturale napoletano, all’adesione alla causa antifascista e del movimento comunista, all’impegno per lo sviluppo del Mezzogiorno e delle classi sociali subalterne, sino poi alla convinta opera europeistica e di rafforzamento dei valori delle democrazie, il presidente Napolitano ha interpretato significative battaglie per lo sviluppo sociale, la pace e il progresso dell’Italia e dell’Europa.

Membro del Parlamento Europeo, e Presidente della sua Commissione Affari costituzionali, promosse il rafforzamento delle istituzioni comunitarie per un’Europa sempre più autorevole e unita.

Eletto alle più alte magistrature dello Stato, Presidente della Camera dei Deputati, Senatore a vita, Presidente della Repubblica per due mandati, ha interpretato con fedeltà alla Costituzione e acuta intelligenza il ruolo di garante dei valori della nostra comunità, con sentita attenzione alle istanze di rinnovamento presenti nella società. Votato alla causa dei lavoratori, inesauribile fu la sua azione per combattere la spirale delle morti sul lavoro.

La sua morte mi addolora profondamente e, mentre esprimo alla sua memoria i sentimenti più intensi di gratitudine della Repubblica, rivolgo ai familiari il cordoglio dell’intera nazione».

 

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