Presidente della Repubblica da quasi 7 anni, Sergio Mattarella compie oggi 80 anni. Mai stato tanto popolare come in questo momento, Mattarella ha già declinato l’invito ad bis al Quirinale, nella storia repubblicana ‘accettato’ solo e soltanto da Giorgio Napolitano, suo predecessore.
In questi 7 anni da Presidente della Repubblica, Mattarella ha più volte tuonato contro l’omotransfobia, chiedendo al parlamento di legiferare. Invano. Nel 2017, in occasione della Giornata Mondiale contro l’Omotransfobia, il capo dello Stato sottolineò come “senza una cultura dei diritti di ciascuno non si diventa pienamente cittadini“, rimarcando come omofobia e transfobia violassero “la dignità umana, ledono il principio di eguaglianza e comprimono la libertà e gli affetti delle persone. A nessuno può sfuggire che qualunque forma di persecuzione in base all’orientamento sessuale costituisca, sempre e ovunque abbia luogo, una violazione inaccettabile dei diritti umani universali“.
Nel 2019 il bis, quando Mattarella definì “inammissibili e dolorosi episodi di aggressività e intolleranza“, quelli che “continuano a verificarsi causando sofferenze nelle vittime. Pertanto, la denuncia e la lotta all’omofobia deve costituire un impegno deciso e costante per le istituzioni e per ciascuno di noi“.
Nel 2020, probabilmente, il suo discorso più netto e duro, nel pieno del dibattito politico sul DDL Zan, avendo precisato come omofobia e transfobia siano “una violazione del principio di eguaglianza e ledono i diritti umani necessari a un pieno sviluppo della personalità umana che trovano, invece, specifica tutela nella nostra Costituzione e nell’ordinamento internazionale”. “È compito dello Stato garantire la promozione dell’individuo non solo come singolo, ma anche nelle relazioni interpersonali e affettive“, scrisse Mattarella. “Perché ciò sia possibile, tutti devono essere messi nella condizione di esprimere la propria personalità e di avere garantite le basi per costruire il rispetto di sé. La capacità di emancipazione e di autonomia delle persone è strettamente connessa all’attenzione, al rispetto e alla parità di trattamento che si riceve dagli altri. Operare per una societé libera e matura, basata sul rispetto dei diritti e sulla valorizzazione delle persone significa non permettere che la propria identità o l’orientamento sessuale siano motivo di aggressione, stigmatizzazione, trattamenti pregiudizievoli, derisioni nonché di discriminazioni nel lavoro e nella vita sociale“.
Pochi mesi fa, 17 maggio 2021, l’ennesimo messaggio ufficiale, a voler “ribadire il rifiuto assoluto di ogni forma di discriminazione e di intolleranza e, dunque, per riaffermare la centralità del principio di uguaglianza sancito dalla nostra Costituzione e dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea”. “Disprezzo, esclusione nei confronti di ciò che si ritiene diverso da sé, rappresentano una forma di violenza che genera regressione e può spingere verso fanatismi inaccettabili. La ferita inferta alla singola persona offende la libertà di tutti. E purtroppo non sono pochi gli episodi di violenza, morale e fisica che, colpendo le vittime, oltraggiano l’intera società“.
Mai un presidente della Repubblica aveva espresso con tanta forza messaggi di ferma condanna nei confronti dell’omotransfobia, chiedendo al Parlamento di legiferare dopo 30 anni di DDL puntualmente naufragati. Parole evidentemente dimenticate da un ampio numero di senatori della Repubblica, che ancora oggi giocano al politichese e alla becera propaganda sulla pelle di un’intera comunità.
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