È l’8 giugno. Filippo (nome di fantasia) sta festeggiando la fine della scuola in parco nel quartiere Infernetto, nella capitale. Si diverte, assieme a quattro amiche. Improvvisamente, arrivano uova e insulti omofobi da parte di un gruppetto di coetanei, che accerchiano i 5 amici. La causa: lo smalto sulle unghie di Filippo e la sua borsa arcobaleno. Ecco l’ultima aggressione omofoba a Roma.
A raccontare l’episodio è la madre di Filippo, Claudia, che ha deciso di rendere noto quanto successo al figlio a TPI. Dopo gli insulti e le uova, il ragazzo è scappato, chiamando il padre che lo ha riportato a casa.
Si è avvicinato un grosso gruppo di coetanei di un’altra scuola che ha iniziato a provocarli. Loro non hanno risposto allora è partito il lancio delle uova, che ha colpito mio figlio lasciandogli anche un livido, lui era da solo con 4 ragazze. Ma la cosa brutta sono stati gli insulti a lui rivolti: Filippo ha i capelli lunghi, ama mettersi lo smalto colorato, usare l’eyeliner, è affascinato dal mondo Lgbt, ha una borsetta arcobaleno, ha il suo modo di esprimersi, gli piace scrivere, disegnare etc. Fino a ora non abbiamo avuto problemi, ma questa volta sono arrivati insulti pesantissimi. ‘Fr*cio di m*rda, gay schifoso, sei maschio o femmina?’. A quel punto – poiché i ragazzi erano tanti – mio figlio forse si è sentito sopraffatto, si è allontanato e ha chiamato il padre per farsi venire a prendere.
La scoperta del fatto e la denuncia
La madre ha spiegato che sono stati i genitori delle amiche di Filippo a contattarla, riassumendo quanto successo. Andata al parco, ha ritrovato sia le ragazze, in lacrime dopo essere state aggredite sia verbalmente – dicevano “p*ttane, tr*ie, quanto vuoi per un bocch**o?” – che fisicamente – una è stata spinta a terra e presa a calci. Claudia al parco ha ritrovato anche il branco responsabile dell’aggressione omofoba e sessista, ma il rimprovero non ha sortito alcun effetto.
I genitori di Filippo e delle ragazze sono quindi andati dai Carabinieri per denunciare il fatto, oltre che dalla preside dell’istituto frequentato dai 12enni: “volevamo un’azione di tipo educativo, sono 12enni, non vogliamo che vengano punti ma che si parli nelle scuole di temi come l’inclusione. È una brutta storia”.
Un flash mob in risposta all’aggressione omofoba
Nel frattempo, Filippo ha passato alcuni giorni di totale chiusura. Non voleva uscire, non voleva tornare al parco, e solo con l’aiuto di mamma, papà e amici è riuscito a lasciarsi la storia alle spalle.
Per sabato, è stato organizzato un flash mob proprio nel luogo dell’aggressione: “Mio figlio nei giorni successivi non è voluto uscire, l’idea di andare al parco lo angoscia. Mi aspettavo di trovarmi di fronte dei ragazzi più grandi, invece sono tutti ragazzini dell’età di Filippo, e questo mi ha sconvolto. Ho scritto un post sulla pagina del quartiere e ho avuta una risposta importante. Abbiamo organizzato un flash mob per sabato per dare una risposta a questa situazione e anche per fare in modo che Filippo faccia pace con questo luogo. Finora nessuno dei genitori di questi ragazzi è venuto a parlare con noi. Eppure la storia è nota e le scuole sono state coinvolte. Sono ragazzini piccoli, è stata un’azione di branco, però ogni giorno se ne sente una. Devo dire che la risposta della nostra scuola è stata molto forte e presente. Il primo giorno Filippo era sconvolto, poi gli amici gli sono stati vicini, è contento di partecipare a questa iniziativa e spero che piano piano possiamo metterci questa situazione alle spalle“.
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