Ad Alessandro Michele della divisione binaria non gliene frega mezza. Il direttore creativo di Gucci l’ha ribadito e chiarito ulteriormente in questi giorni, ospite alla mostra Fashion Masculinities: The Art of Menswear di Londra, in un’intervista con Alexander Fury autore e direttore di Another Magazine.
Durante l’incontro Michele ha specificato che la sua moda trascendere il genere, estendendosi oltre le barriere della divisione binaria: “Per me si tratta più di creare abiti per esseri umani” spiega Michele, dicendo di non amare molto il termine “unisex” perché per lui, alla base, non ha senso creare vestiti per uomini o per donne.
“Sono innamorato della vita ed è per questo che lavoro nella moda” aggiunge Michele “Siamo qui a parlare di fashion masculinities, proprio perché non esiste un solo modo di essere uomo (o donna), anzi. E in questo è singolare che il completo giacca e pantaloni, simbolo per eccellenza della mascolinità – e poi della donna potente, mascolina – sia diventato oggi il mezzo per parlare di identità differenti”.
Nell’arco della sua carriera, Michele ha spiegato di aver preso sempre più in considerazione il punto di vista e l’esigenze dei più giovani, rendendo il brand una piattaforma per definire “il personale senso di bellezza di ognunə”: “Il termine gender-fluid non era nemmeno nella mia testa, quando ho iniziato questo percorso da Gucci.” spiega Michele “Non ho inventato un capo o un accessorio, però è successo qualcosa. Ecco, forse mi trovavo al posto giusto nel momento giusto”. Il designer parla di una moda che fino a sette anni fa era ancora chiusa e circoscritta a rigidi modelli di genere, che ha cercato in tutti i modi di oltrepassare ed evolvere insieme alle esigenze della società e le nuove generazioni.
Per Michele gli anni Settanta e Ottanta erano essenziali per le culture visive e la moda underground, e per quanto ne sente la mancanza, riconosce che molti aspetti di quell’epoca hanno fatto il loro tempo: “Non mi manca il sentirmi giudicato perché vado al ristorante con una borsa, ecco.” conclude Michele “Oggi viviamo in un mondo molto più libero, siamo seduti nella sala di un museo a parlare di identità maschili. È fantastico poter vivere in un’epoca in questa opportunità coincide con la realtà“.
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