Almost Blue – E’ stata tradotta in italiano “Chet Baker: la lunga notte del mito” di James Gavin (Baldini & Castoldi). Gavin, giornalista del New York Times, ha ripercorso tutta la vita del trombettista e cantante maledetto, schiavo del jazz e dell’eroina, dalla nascita fino alla morte avvenuta ad Amsterdam, in circostanze oscure, nel 1988. Baker è sempre stato, fin dagli esordi una icona gay primordiale, tanto che Bruce Weber ha girato su di lui e con lui, già cinquantenne, uno splendido film documentario, “Almost Blue”. Nelle immagini in bianco e nero viene cantato uno straordinario inno alla bellezza guasta, allo splendore decaduto. Baker ha fatto innamorare schiere di giovani gay beatnik e ne ha anche ricambiato qualcuno, nella sua folle ricerca di droga e di passione. Per chi subisce ancora il fascino degli angeli caduti libro e film sono imperdibili.
Comicità bisex – Anche se forse non se ne sentiva la mancanza, è arrivato in Italia lo show del comico americano Andy Dick. Precisamente su Mtv il venerdì sera. Questo trentasettenne biondo (una specie di Woody Allen azzimatino e con le mechès) è molto famoso oltreoceano per aver preso parte ad alcune serie televisive con le risate registrate sotto. La notorietà è cresciuta quando ha distrutto una macchina sul Sunset Boulevard in preda ad una forte eccitazione da cocaina. Ancora di più quando ha dichiarato in un’ intervista di essere felicemente bisessuale, anzi “Un frocio buddista. No, scherzo. Non sono buddista!”. Il programma è roba da Mtv americana. Si presenta come cinico e corrosivo, quando in realtà è un piccolo guazzabuglio di volgarità trite e politicamente molto corrette (non bastano i rutti per fare satira). Ciononostante alcune parodie di Dick (che in inglese vuol dire anche quella roba lì) su personaggi famosi come Bjork, Christina Aguilera e Marilyn Manson, sono un vero spasso.
Per i gay di destra – E’ inglese, ma è più filoamericano dei Newyorchesi; è gay, ma non sopporta le femministe; è sieropositivo, ma considera gli islamici esseri inferiori. Andrew Sullivan è più realista del re. Tanto da battersi per i matrimoni gay ed approvare l’esercito che sbatte fuori i militari gay. Assolutamente favorevole alla guerra in Iraq, ha commentato il bagno di sangue in Nigeria in occasione del concorso di Miss Mondo equiparando il femminismo “puritano e anticapitalista” ai fondamentalismi islamici perchè “entrambi odiano le società libere”. Ex direttore del New Republic, allontanato perchè troppo ortodosso e contraddittorio, adesso si sfoga concionando dal suo sito internet, nel quale esiste un cappello virtuale per chi vuole donare qualche dollaro. E’ difficile mantenersi a certi livelli con solo i proventi di un sito e chi fa opinione su internet “è come chi suona musica in metropolitana”.
Pensiero Stupendo – Chris Cornell, ex cantante dei disciolti Soundgarden e voce degli Audioslave. Da quando ha tagliato i capelli è sempre più bello, ogni disco che passa. Grande icona rock dai tempi del grunge, è stato inserito fra le voci più belle del secolo passato. Il nuovo disco, in collaborazione con Tom Morello dei Rage Aginst The Machine è duro, pesante e sporco, lontano anni luce dalle fighette Nu Metal, ma con echi di Robert Plant nei vocalizzi di Cornell. Occhi chiari, liquidi e infantili, fisico sempre asciutto e nervoso, nonostante vada per i quaranta, Cornell rimane uno degli idoli più affascinanti del rock malinconico e arrabbiato.
Pensiero Orrendo – Sandro Mayer. Ci propina in continuazione, tutte le sante domeniche, le foto delle dive con o senza trucco: “Guardate che differenza!” A parte che nelle foto glamour non esistono solo ciprie, correttori e ombretti, ma anche luci, obiettivi e photoshop (usatissimo per alzare il sedere nei calendari), ma qui si perpetua un crimine bello e buono. L’omicidio del sogno. I divi sono lì per farci sognare! E non siamo mica così scemi da credere che non abbiano la cellulite, la panza a soffietto e le varici! Semplicemente preferiremmo non saperlo. O almeno saperlo una volta ogni tanto, non tutte le settimane. Perchè va bene fantasticare sul cassiere del supermercato e divinizzare la parrucchiera, ma un po’ di sana illusione va pure coltivata.
di Paola Faggioli
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