Tutto esaurito per l’Aosta Pride Week 2023, ultimo evento dell’Onda Pride 2023. Con oltre 1000 partecipanti distribuiti tra gli 11 eventi tenutisi nella città alpina, il bilancio è stato notevolmente positivo, con numeri che testimoniano la presenza di una comunità LGBTQIA+ valdostana piccola ma fortemente coesa.
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Quest’anno, L’Aosta Pride Week, come ogni evento Pride, non è stato solo baluardo di celebrazione e visibilità, ma di vera e propria lotta e resistenza, a metà tra un governo che mostra ostilità verso le tematiche LGBTQIA+ e una parte della popolazione che si sente legittimata da tale postura a discriminare le minoranze.
In risposta, il fulcro della settimana qui è stato proprio dare voce e visibilità alla comunità queer nelle sue diverse sfumature.
Dallo stand up comedy di Daniele Gattano, alle presentazioni letterarie, fino alle proiezioni cinematografiche, passando per seminari filosofici e spettacoli teatrali, Aosta Pride Week ha svolto un ruolo cruciale nell’elargire spazio per testimonianze ed esperienze di vita della comunità.
L’obiettivo, quello di combattere la pratica culturale di silenziamento e invisibilità che troppo spesso miete le sue vittime tra le più vulnerabili, a cui viene privato il diritto stesso di esprimere la propria esistenza, identità e bisogni.
In questo contesto, un esempio particolarmente eloquente dell’ostilità istituzionale è stata la reazione della Lega valdostana a un laboratorio per bambini incentrato sul tema del bullismo, condotto dalla drag queen Cristina Prenestina e per questo etichettato come “inappropriato” per la fascia d’età a cui era indirizzato.
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La Pride Week ha avuto quindi un duplice obiettivo: non solo celebrare la diversità, ma anche mettere in discussione il concetto tradizionale di “normalità”, frequentemente utilizzato come strumento di marginalizzazione e discriminazione. Inoltre, l’evento ha posto un’enfasi particolare sull’importanza dell’intersezionalità.
Le interazioni con altri gruppi sociali, spesso categorizzati come “minoritari”, evidenziano ulteriormente che la lotta per i diritti queer non è un’azione isolata, ma piuttosto un elemento di una battaglia più ampia per l’uguaglianza e la giustizia sociale.
In un anno in cui la consueta parata, tradizionalmente un simbolo di memoria e rivendicazione per la comunità queer, è stata assente, la narrazione costruita è riuscita comunque ad essere intensa e impattante, accentuando l’urgenza di concentrarsi su aspetti meno visibili ma non meno cruciali dell’esperienza queer.
“Qua nulla c’entra la propaganda, perché si parla di vite reali, di persone in carne e fiato, di famiglie non riconosciute e di soggettività a cui viene reso impossibile autodeterminarsi – si legge nel comunicato inviato dal comitato organizzatore – Perché nessuna persona è “normale” – e nessuna è “anormale” – dal momento che una norma non esiste, dal momento che nessuno può avere il diritto di definirla. L’Aosta Pride Week serve anche e soprattutto a questo: a contestare la presupposta “normalità” e a farci capire che, in fin dei conti, siamo solo tante diverse unicità che hanno bisogno di benessere, di felicità, di diritti per poter affermare i propri diritti e la propria esistenza”.
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