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GF Vip, Arcigay vs. Alfonso Signorini: “L’omosessualità non è una scelta, la scelta è di chi discrimina”

Non si attenuano le polemiche nei confronti di Alfonso Signorini, che ieri sera durante il GF Vip ha ripetuto per 5 volte in 5 minuti la parola ‘scelta’ nel parlare di omosessualità.

Alfonso Signorini, Grande Fratello
2 min. di lettura

Ne abbiamo parlato stanotte, al termine di una puntata del Gf Vip onestamente imbarazzante. Il ripetuto svarione di Alfonso Signorini, che ha più volte definito una ‘scelta’ l’omosessualità, ha suscitato clamore e indignazione sui social, con commenti che si sono ripetuti per tutto il giorno.

C’è anche chi ha provato a difenderlo, rileggendo quella ‘scelta’ come ‘scelta’ nel vivere apertamente il proprio io, se non fosse che rivedendo la scena incriminata il virgolettato del conduttore dinanzi al papà poco inclusivo di Giacomo Urtis appaia onestamente inequivocabile.

Come se lei non accettasse la reale vita di suo figlio, il suo orientamento sessuale, la sua scelta“. E ancora. “Quindi anche se suo figlio ha deciso diversamente, lei non si oppone a questa sua scelta“. E ancora. “Quando il mio papà che adesso non ci sta più ha saputo di questa mia scelta, che è la stessa scelta di suo figlio“. E ancora. “Ci sono delle famiglie, meravigliose, anche tra persone dello stesso sesso che hanno fatto questa scelta, e che va rispettata. Ognuno vive come ha deciso di vivere“.

Parole oggi così criticate anche da Gabriele Piazzoni, segretario generale Arcigay.

Omosessuali si nasce o si diventa? Ieri sera, durante la trasmissione del Grande Fratello Vip, Alfonso Signorini, nell’atto encomiabile di sostenere la relazione complicata tra una persona omosessuale e i suoi familiari, ha più volte ripetuto che l’omosessualità è una scelta. Da rispettare, da sostenere, ma pur sempre una scelta, cioè il frutto del libero arbitrio di una persona. Su questo la scienza ha in più occasioni ribadito il carattere biologico, cioè genetico, dell’omosessualità.  Molti scienziati ci dicono che gli omosessuali non scelgono di esserlo, ci nascono. E le scienze sociali dal canto loro hanno sottolineato innumerevoli volte l’importanza dei contesti nella consapevolezza e nell’espressione libera dell’orientamento sessuale di una persona. Cioè accanto al fattore biologico, nell’espressione dell’omosessualità contano fattori sociali e culturali. Dire che una persona ha scelto di essere omosessuale fa intendere che quella stessa persona avrebbe potuto scegliere, al contrario, di non essere omosessuale. Quella persona avrebbe avuto insomma un’opzione alternativa, magari più affine alle aspettative dei familiari e delle persone attorno, ma con atto di forza l’ha esclusa. Non è così: non esistono alternative o opzioni diverse, non si sceglie se essere omosessuali o eterosessuali. Ciò non toglie che nella vita di una persona omosessuale, nel suo percorso alla scoperta di se stessa, ci siano numerose scelte, alcune fondamentali. Se e quando fare coming out, cioè quando dire della propria omosessualità agli altri, ad esempio. Ma anche scelte che fanno altri al posto nostro: la scelta di esprimere – in famiglia, a scuola, al lavoro – il disprezzo per le persone gay e lesbiche, la scelta di due genitori di cacciare di casa un figlio o una figlia perché omosessuale, oppure la scelta di un’istituzione di garantire o meno un diritto a una persona, in quanto omosessuale. Le scelte insomma non sono estranee al percorso di una persona gay o lesbica ma non sono l’origine di quel percorso. E questo vogliamo ribadirlo non per vezzo ideologico, né per fare la lezione al direttore Signorini, evidentemente in buona fede, semmai a tutela di tutte quelle persone che subiscono l’oppressione di chi, rispetto al loro orientamento sessuale, tenta di “far cambiare idea”, di “correggere”, di “riparare”, mettendo in atto pratiche che sfociano nella violenza e che in nessun modo devono apparire legittime, giustificabili ma anche solo dotate di un senso.

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