La nascita della bimba di Thomas Beatie, primo trans FtoM al mondo a procreare, rappresenta una sorta di demarcazione per quanto riguarda la percezione dell’omogenitorialità. Tanto più che il trentaquattrenne dell’Oregon è sposato regolarmente con Nancy, quindi ‘istituzionalmente’ una famiglia che più tradizionale – almeno per la legge – non si può. Insomma, il tabù dell’omosessuale infecondo si sta finalmente incrinando. Un’occasione tutta italica per riflettere sull’argomento è la presentazione, domani sera, del mediometraggio Artù di Raffaele Piscitelli al terzo Maigay che si sta svolgendo al cinema Modernissimo di Napoli, interessante rassegna "sull’amore e le sue differenze" in programma fino al 10 luglio (lgbt ma non solo: anche la malattia mentale del norvegese Elling e l’ossessione per la magrezza estrema nel seducente Primo amore di Garrone).
Gli organizzatori hanno lanciato uno slogan quanto mai "avanti": Natimodernissimi. «La community del Modernissimo esprime da anni la sua tradizionale e naturale disposizione fuori dagli schemi», spiegano a chiare lettere. «Questa rassegna interpreta lo spirito di apertura della comunità all’indagine sulle differenze: Maigay si propone di indagare sulla sessualità invitando a considerare la differenza non come quella tra una categoria e un’altra: piuttosto come parte di un universo composto di singole e originali umanità interdipendenti […] Se proprio si vuole cercare un filo rosso, l’indagine consiglia l’amore che nelle sue forme e nel suo impatto con i vissuti sociali, culturali, famigliari, religiosi, geografici e politici diversi, assume forme e connotazioni differenti e ci permette di cogliere le diversità con gentilezza anche quando le storie non ci appartengono».
Girato in digitale con un budget irrisorio grazie all’indipendente Vulcano Produzioni, Artù descrive la quotidianità ordinaria di una famiglia composta da una coppia lesbica e il loro figlioletto dal punto di vista di quest’ultimo, a evidenziare un mondo fatto di giochi e innocenza, finché il pregiudizio e l’omofobia non danneggiano una serenità faticosamente conquistata. Come spiega l’autrice del soggetto Barbara Risi, «l’idea del film nasce da un caso e un’esigenza. Il caso è la libreria Babele di Milano (dove è possibile acquistarlo a 9,9 €, ndr) che, dopo aver cambiato gestione, lanciò l’idea di un concorso per soggetti e sceneggiature inediti su tematiche originali lgbt.
Ricevetti questa notizia da mia sorella che vive a Milano e pensai subito che questo argomento mi stava molto a cuore. Mi buttai subito in questo progetto. E c’è poi un’esigenza forte, personale, di raccontare certe storie. Artù affronta storie di bambini che sono compresi in un nucleo famigliare che non è composto da una mamma e da un papà, ma da due mamme o da due papà, o a volte in maniera anche casuale. Sono bambini felici che non vengono tutelati dalla legge e non si sa per quale motivo. Dovendo scrivere un film a tematica omosessuale ho pensato anche agli aspetti legati all’attualità. E a quanto il nostro Paese sa essere così poco civile».
Il regista Raffaele Piscitelli – autore nel 2005 de Il colore del silenzio su omosessualità e nazismo – incontrerà il pubblico in sala, insieme a parte del cast, ossia le attrici Tiziana Tirritto, Marina Toppetti e Cristina Casale, sabato 5 luglio alle 22.30.
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