Oggi potrebbe essere un giorno importante per i gay e le lesbiche statunitensi che hanno scelto di far parte delle forze armate. Dopo l’annuncio fatto dal presidente Obama durante il discorso sullo Stato dell’Unione di qualche giorno fa, i vertici della Difesa americana, infatti, annunceranno al Senato l’avvio di una revisione sulla politica delle forze armate verso i gay. Come primo passo, si legge oggi sul Washington Post, vi sarà meno severità nell’avviare azioni disciplinari nei confronti dei militari la cui omosessualità verrà rivelata contro la loro volontà da terze persone. Nel 2009 sono state 428 le persone cacciate dalle forze armate dopo che è stata rivelata la loro omosessualità, mentre nel 2008 la cifra ammontava a 619.
Nella loro audizione davanti alla commissione Forze Armate del Senato, il segretario alla Difesa Robert Gates e il capo degli Stati maggiori riuniti, ammiraglio Mike Mullen, annunceranno la creazione di un gruppo di studio per capire come integrare i gay nelle forze armate mettendo fine alla vecchia politica del "Don’t ask Don’t tell". Certo le incognite restano molte come ad esempio fino a che punto sarà possibile non preoccuparsi di quanto sia visibile la propria omosessualità sul lavoro, o se il Pentagono offrirà ai partner dei soldati gay gli stessi benefici offerti agli etero, come ad esempio quelli pensionistici e l’assistenza medica.
Intanto si attende che il segretario alla Difesa, Robert Gates e il capo degli Stati maggiori riuniti, ammiraglio Michael Mullen, riferiscano alla Commissione forze armate del Senato i dettagli finora noti.
Il timore delle organizzazioni gay, però, è che anche stavolta il Pentagono punti a prendere tempo su una riforma osteggiata dai vertici militari che temono danneggi il morale e la disciplina delle truppe. Già l’estate scorsa Gates aveva annunciato di aver chiesto un parere legale sulla possibilità di ignorare le denunce di terzi sui militari gay, ma ancora non se ne è saputo nulla.
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