Continua a fare rumore la legge regionale contro l’omotransfobia in Emilia Romagna. Dopo aver spaccato dall’interno il Partito Democratico, tra favorevoli e contrari, il testo è stato rinviato in commissione. Di nuovo. Il voto è così slittato al 24 luglio.
Oggi, 9 luglio, era l’annunciato giorno in cui la legge sarebbe dovuta arrivare all’interno dell’assemblea legislativa. Fuori, in viale Aldo Moro, Arcigay e il Cassero da una parte, che hanno chiesto a gran voce l’approvazione senza ulteriori giochi politici e strumentalizzazioni denigratorie e umilianti verso la nostra comunità, e gli estremisti di Pro Vita dall’altra. “Il Pd è pronto a lavorare tutta la notte se ci sarà ostruzionismo sulla legge”, ha assicurato il segretario Paolo Calvano ai manifestanti, come riportato da LaRepubblica.
Questa legge ha visto la comunità LGBTI+ regionale coinvolta sin dal primo momento nel reclamarne la necessità e nel difenderne l’importanza fondamentale, contro chi ha provato ad agire un inaccettabile ostruzionismo. Abbiamo raccolto più di 10.000 firme per dimostrare alle istituzioni che non si può giocare sulla nostra pelle e sui nostri diritti fondamentali e che non siamo disposte a sopportare discorsi di odio contro le persone LGBTI+ nella sede istituzionale della nostra regione, la regione di tutt*. Chi lavora per bloccare una legge contro l’omolesbobitransnegatività, lavora per bloccare il riconoscimento delle nostre identità, dei nostri affetti, dei nostri diritti, lavora per discriminare. Non siamo dispost* ad accettarlo e ci saremo per urlarlo insieme.
Questo hanno ribadito gli attivisti LGBT emiliani, con i consiglieri di Fratelli d’Italia Facci e Tagliaferri che hanno presentato ben 500 emendamenti contro la legge. Tutto ruota attorno all’emendamento anti-utero in affitto, pratica già vietata in Italia, che andrà a togliere il diritto ai finanziamenti regionali per quelle associazioni che lo dovessero sostenere.
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